Varese: sgomberati i rifiugiati di via Pola

I rifugiati di via Pola sono stati sgomberati questa mattina. Sono
stati trasferiti in altre strutture gestita dalla Caritas, l’ente che
ha con il comune un appalto per le gestione dell’accoglienza agli
asilanti, nell’ambito di un progetto del Ministero dell’interno.
La decisione è stata presa di concerto tra Caritas e l’assessore ai
servizi sociali, Gregorio Navarro. Il sindaco Attilio Fontana è stato
informato e ha condiviso la scelta dell’assessore. “Non è una chiusura
definitiva del centro rifugiati – spiega Gregorio Navarro – la
decisione sul finanziamento del progetto dovrà essere presa dalla
giunta entro un mese, il provvedimento di oggi deve essere interpretata
in un altro senso. Noi vogliamo salvare il centro, ma gli occupanti
attuali hanno infranto i regolamenti, abbiamo perciò deciso di voltare
pagina. La Caritas ha trovato loro una sistemazione in altre strutture
lombarde e utilizzeremo questo periodo di vuoto per fare dei controlli
strutturali nella casa».

I 16 immigrati hanno fatto le valigie e intorno alle 11 hanno lasciato
la casa di accoglienza, con automezzi forniti dalla stessa Caritas.
Nessuno sarà espulso o perderà vitto e alloggio. Ieri (mercoledì), i
richiedenti asilo di via Pola sono stati convocati per una riunione
fissata oggi in mattinata. Alcuni hanno intuito che cosa stava
accadendo. Questa mattina, la polizia locale è intervenuta con cinque
auto, la questura ha inviato una volante. Il dirigente dei servizi
sociali, Franco Spatola, ha comunicato la decisione. Gli stranieri
hanno chiesto spiegazioni ma non ci sono stati disordini. La settimana
scorsa, alcuni asilanti avevano denunciato ai carabinieri i disagi di
via Pola: riscaldamento rotto e cibo cattivo. Alcuni ragazzi, avevano
freddo e avevano installato delle stufe elettriche in camera che
avevano fatto saltare il sistema. Il guasto è stato riparato ma la
vicenda ha creato malumori. Da qui l’intervento del comune.

Lo sgombero è stato completato intorno alle 13. Un occupante della
casa, ha persino preparato il thè e lo ha servito ai vigili urbani che
infreddoliti controllavano lo sgombero. Jean Marie, un congolese di
Kingshasa, spiega che tra i problemi c’era anche quello di alcuni
ospiti con problemi psicologici, una problematica da mettere in conto,
visto che i rifugiati vengono spesso da guerre e tragedie. “Io sono
scappato passando dall’Uganda, dove un associazione per i diritti umani
mi ha fatto fuggire in Italia – racconta – Lavoravo nella marina
militare. Nel nord del Congo, in Kivu, sono stato catturato e torturato
dai ribelli, adesso mi portano in un centro a Milano”. Rimane, invece,
il caso politico: lo sgombero di oggi è davvero temporaneo? Tocca alla
giunta decidere. La Lega è contraria, ma il sindaco da due anni viene
messo in minoranza e l’assessore Navarro l’ha sempre avuta vinta con i
voti degli assessori di Forza Italia: “Sa com’è – precisa .- anche Don
Sturzo è stato un rifugiato, e noi non lo dimentichiamo”.  Sulla
gestione dei rifugiati da parte delle cooperative cattoliche, poi, pesa
ancora una indagine, ancora in corso, della Digos e della procura di
Varese, per truffa.

fonte: Varesenews