Varese: presidio contro il razzismo e la vivisezione

lleggi, stampa, diffondi il volantino

MARONI ALL’UNIVERSITÀ: PRESIDIO NAZIONALE A VARESE
LUNEDI’ 14 LUGLIO ORE 15, VIA RAVASI 2

10 ANNI DI UNINSUBRIA 10 ANNI DI TORTURE
MARONI A LEZIONE DA MENGELE

"Prima di tutti vennero a prendere gli animali e fui contento perché sporcavano.
Poi vennero a prendere gli zingari e fui contento perchè rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perchè mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perchè non ero comunista.
Un giorno vennero a prendermi e non c’era rimasto nessuno a protestare"

PER UN MONDO SENZA CAPRI ESPIATORI

Il 14 luglio, a Varese, l’Università degli Studi dell’Insubria si
appresta a "festeggiare" i suoi dieci anni di vita invitando
personalità di spicco come il Ministro Roberto Maroni, il Presidente
della Regione Roberto Formigoni, il Ministro dell’Istruzione Maria
Stella Gelmini.

L’Offensiva all’Uninsubria della Coalizione contro la Vivisezione nelle
Università sarà presente a ricordare, ancora una volta, che il
decennale di questo ateneo nasconde le pratiche di tortura più
aberranti ai danni di migliaia di animali, attuate da anni e in numero
crescente negli scantinati delle varie sedi dislocate sul territorio.
Varese, Saronno, Busto Arsizio ospitano laboratori in cui si pratica
quotidianamente la vivisezione, per lo più all’insaputa degli studenti
e dei cittadini, e naturalmente con soldi pubblici.

Le rivendicazioni della Coalizione contro la Vivisezione nelle
Università, volte a fermare queste sadiche pratiche, hanno trovato la
totale chiusura dei vertici dell’ateneo, a partire dal Rettore Renzo
Dionigi, che fugge intenzionalmente dal dibattito aperto su un tema
così importante e così sentito dalla popolazione, una popolazione che
chiede di sapere che cosa veramente accada nei laboratori chiusi al
pubblico. Le risposte evasive, le connivenze delle amministrazioni
locali (il comune di Busto Arsizio finanzia con milioni di euro dei
contribuenti le sedi della sperimentazione animale sul suo territorio e
intende ampliarle), il rifiuto di fornire i protocolli di ricerca e di
aprire i laboratori alla popolazione, si sono di recente mostrati come
una precisa strategia difensiva, grazie ad un video, pubblicato su
internet, che mostra almeno una piccola parte di quello che accade in
queste camere di tortura (http://it.youtube.com/watch?v=KfG3ivknjJw).

Siamo curiosi di sapere che cosa Renzo Dionigi dirà di fronte
all’opinione pubblica, di fronte agli studenti, a tutte le persone
interessate a conoscere le realtà nascoste e ad interrompere la lunga e
atroce serie di sevizie inferte nei dieci anni di esistenza dell’ateneo.

E per celebrare dieci anni di torture non poteva esistere scelta
migliore se non quella di chiamare un individuo che propone la
schedatura dei rom con i loro bambini, che intende prendere le impronte
digitali ad intere etnìe e domani – chissà – a precisi gruppi sociali,
ai dissidenti, ai "diversi", ai non omologati. Roberto Maroni, con il
suo razzismo, inevitabilmente violento ed esplicito, si troverà
certamente a proprio agio fra le mura in cui esponenti di specie
"inferiori" (gli animali non umani) vengono continuamente schedati,
imprigionati, torturati e uccisi a migliaia.

Razzisti e specisti celebrano, proprio il 14 luglio, il loro disprezzo
della libertà, sanciscono senza pudore il diritto del più forte, quel
diritto di disporre a piacimento dei corpi di chi non può far sentire
la propria voce, perché è "solo un topo", "solo uno zingaro", "solo un
clandestino". Celebrano, nel giorno della presa della Bastiglia, un
regime carcerario diffuso, che si snoda fra gli stabulari accademici e
i Centri di Permanenza Temporanea, moderni Lager di Stato.

Celebreranno, insieme a queste carceri, le carceri in cui si
rinchiudono, con i più svariati pretesti, i dissidenti delle nazioni
“democratiche”: dalla “civile” Austria, in cui dieci militanti
animalisti sono in carcere da quasi due mesi senza accuse precise e nel
disprezzo di tutte le garanzie costituzionali, alla “solita” Italia,
dove la semplice determinazione nelle lotte ecologiste, animaliste e
sociali costa a Paola Gori – cui dedichiamo la giornata del 14 luglio –
il regime di isolamento carcerario, nel quadro di un’inchiesta di tipo
politico, come sempre più spesso accade, appare sfrontatamente come un
processo a qualsiasi idea di rivolta.

Coloro che si autocelebrano come eminenti esponenti della cultura, si
dimostrano coloro che ne negano i principi elementari: il confronto e
la trasparenza.

Il Ministro Maroni e il Rettore Dionigi saranno in buona compagnia. Si
troveranno a proprio agio, fra le mura dell’Uninsubria, anche coloro
che, come Giovanni Berlinguer e Maria Stella Gelmini, hanno chiarito
ancora una volta che l’Università non deve essere un luogo di cultura e
di critica, ma uno strumento di profitto, meglio se privatizzato: lo
hanno chiarito come Ministri dell’Università e dell’Istruzione, con
un’opera di demolizione dei residui di libertà nella scuola e nelle
accademie, con la precarizzazione di insegnanti, ricercatori, personale
tecnico-amministrativo, fino alla recente proposta di trasformazione
delle università in fondazioni private.

E si troverà a proprio agio, in questa sede di tortura
istituzionalizzata, il Presidente della Regione Lombardia Roberto
Formigoni, coinvolto nello scandalo "Oil for Food" e nelle relative
operazioni di arricchimento alle spalle della popolazione irachena. Non
ci siamo dimenticati delle imprese accusate di intascarsi parte dei
proventi dell’acquisto del petrolio iracheno, proventi destinati ad
alleviare – seppur ipocritamente – le sofferenze derivanti dall’embargo
con cibo e medicinali… Né delle tangenti che avrebbero versato alla
dittatura di Saddam Hussein per poter continuare a fare la cresta
indisturbate…

Noi non ci stiamo.
Noi vogliamo che le porte della Bastiglia si aprano per sempre.

Per fortuna, esistono persone che non accettano questa logica di
esclusione. Donne e uomini che non rinunciano ad immedesimarsi
nell’"altro", che non esitano a guardare negli occhi i deportati di
tutte le razze e di tutte le specie, a confrontarsi con quello sguardo
animale che svela un intero mondo di sentimenti, relazioni, progetti.
Persone che vedono con rabbia e preoccupazione come la persecuzione dei
diversi faccia leva sull’annientamento di questa capacità di "mettersi
nei panni altrui", sulla degradazione di animali e non umani a puri
oggetti, nella direzione di una mercificazione di tutto e di tutti.
Persone che intendono spezzare quel tirocinio alla crudeltà che si
compie nell’addestramento dei laureandi e dei giovani ricercatori alla
violazione di vite uniche e irripetibili, nella manipolazione mediatica
dei sentimenti dei cittadini, nella svalutazione dell’empatia e della
solidarietà verso i più deboli.

Noi riteniamo che le pratiche di condizionamento mediatico per la
creazione di un clima di emergenza e di insicurezza, di violenza verso
i più deboli, le deportazioni e la reclusione nei Centri di Permanenza
Temporanea (eufemismo per Lager di Stato), la progressiva erosione
delle più elementari capacità empatiche nei confronti di esseri
senzienti in generale, facciano parte della medesima logica che
struttura i laboratori di vivisezione degli atenei italiani, che
perpetua una società di cavie umane e non umane: simili le strutture,
simili i gesti, simili gli obiettivi.

E’ dunque ora di smascherare la falsità degli appelli alla sicurezza
che poggiano su paure ingigantite o create ad arte per sfruttare le
fasce della popolazione meno tutelate, distogliendo l’attenzione dalle
disuguaglianze, dai conflitti e da tutte le vere cause del senso di
insicurezza che pervade le democrazie “avanzate”.
Ed è ora di smascherare l’ipocrisia degli appelli alla salute che
poggiano su malattie ingigantite o create ad arte per disporre senza
limiti di animali "da esperimento", distogliendo l’attenzione
dall’inquinamento ambientale ed esistenziale che ci rende cronicamente
malati e schiavi di una pratica medica che non abbiamo scelto.

Noi saremo lì, a ricordare a questi individui che non hanno il diritto di sentirsi a proprio agio fino in fondo.

La nostra visione antispecista ci fa dire in modo inequivocabile che le
lotte degli immigrati, quelle delle lesbiche e degli omosessuali,
quelle delle donne, quelle degli animali uccisi nei macelli e negli
scantinati della scienza, non possono che essere la stessa lotta.

Saremo dunque a Varese il 14 luglio anche per avviare un percorso di
dialogo e riflessione con tutti coloro che sentono ancora l’urgenza
della liberazione, dell’empatia, della solidarietà verso i più
indifesi. Saremo lì per portare la nostra sensibilità di antispecisti e
di antirazzisti, per approfondire questa sensibilità ed ampliarla, per
cercare forme per esprimerla e forme d’azione. Saremo lì per
confrontarci con altre sensibilità, con altre tensioni alla libertà,
con altre realtà; per parlare di questione animale e di
discriminazioni, di vivisezione e di clandestini, di scienza e
università, di cultura della morte e di volontà di vivere, senza
isolare i problemi, ma al contrario cominciando ad esplorare i nessi
che li collegano e li rinforzano a danno di tutti gli esseri senzienti.

PRESIDIO NAZIONALE A VARESE
LUNEDI’ 14 LUGLIO ORE 15, VIA RAVASI 2

CONTRO OGNI FORMA DI DISCRIMINAZIONE

Coalizione contro la vivisezione all’università

Antirazzisti Varese e provincia

Per adesioni: info@bastavivisezione.net