Domenica 7 marzo, un gruppo di solidali ha deciso di esprimere la propria solidarietà con un “saluto” sotto il carcere di Busto. La loro presenza è stata certamente avvertita dai detenuti che hanno risposto facendo sentire le loro grida.
Nel carcere di Busto sono rinchiusi i sei detenuti, trasferiti da Varese che hanno raccontato in una lettera le vere motivazioni della potente rivolta di gennaio ai Miogni.
Dodici anni sono già passati dall’occupazione del Telos in via Milano. Sembra volare il tempo.
Oggi ci troviamo ancora qui, in un momento storico che ha sconvolto le vite di tutti. Per non prendere decisioni con leggerezza, abbiamo dovuto guardarci negli occhi, discutere e scegliere cosa fare per organizzare una giornata che negli anni abbiamo sempre cercato di condividere con più persone possibili. Continue reading “Dodici anni fa l’occupazione del TeLOS di Saronno”
Questo è un appello a tutti coloro che vorranno sostenere i 6 detenuti nel carcere di Busto Arsizio, dove sono stati trasferiti da quello di Varese dopo la grande rivolta di gennaio.
Con una scelta coraggiosa hanno deciso di scrivere per spiegare le vere ragioni della protesta, ben diverse da quelle descritte da Fns-cisl e dai grotteschi articoli apparsi sui giornali locali.
SCRIVIAMO TELEGRAMMI E LETTERE DI SOSTEGNO! FACCIAMO SENTIRE CHE SIAMO A LORO FIANCO E CHE DIFFONDIAMO IL LORO MESSAGGIO!
Buongiorno a tutti voi. Come prima cosa vorremmo ringraziarvi per la vostra lettera, ci ha tirato molto su di morale sapere che là fuori c’è qualcuno che ha molto a cuore le nostre condizioni e la nostra causa.
Vorrei come prima cosa scusarmi in anticipo per il mio italiano non perfetto, e spiegarvi i motivi per i quali si è arrivati alla protesta nel carcere di Varese. Continue reading “Ecco la lettera di 6 detenuti che erano nel carcere di Varese durante la rivolta di gennaio.”
22 gennaio. Il carcere di Varese è scosso da una potente rivolta. I media e i sindacati di polizia liquideranno l’accaduto come l’iniziativa di un manipolo di facinorosi scatenata da un banale pretesto. A distanza di un mese sappiamo cosa è accaduto veramente, grazie alle testimonianze dei detenuti che si sono rivoltati. Continue reading “Ecco le vere motivazioni della rivolta nel carcere di Varese”
“Siamo arrivati ad un punto in cui ciò che a noi sembra da irresponsabili è proprio accettare speranzosi oppure seguire la logica “lasciamo passar la nottata” e poi riprendiamo il conflitto. Questa nottata non passa da sola. La pace sociale è ogni giorno di più uno scrigno di sciagure.”
Sabato 19 dicembre le vie di Saronno sono piene di gente. Grazie ad un momentaneo allentamento delle norme anti-Covid, nei giorni che precedono il Natale, i negozi possono aprir bottega e cercare di incassare qualcosa approfittando della consueta calca prefestiva.
Ma quel sabato pomeriggio succede qualcos’altro: durante quella che doveva essere una tranquilla giornata di shopping, un rumoroso corteo attraversa le vie del centro. Attraversando il centro cittadino il corteo ingrossa le proprie fila e diventa sempre più rumoroso, diffondendo volantini, interrompendo la noia del consumo con interventi riguardo la condizione dei detenuti (in particolare nelle vicine galere di Busto e Varese), le forme di lotta messe in atto dai lavoratori della logistica e di Amazon, inoltre alcune riflessioni da parte dei lavoratori della sanità riguardo la situazione negli ospedali e le prospettive a medio termine con gli ingenti tagli al personale degli ultimi due decenni, e la necessità di organizzare la solidarietà in maniera autogestita per far fronte a città e politiche sempre più escludenti. Continue reading “SARONNO: POSSIAMO LAVORARE E CONSUMARE, MA NON POSSIAMO MANIFESTARE”
“Questa sera siamo tornati al carcere di Busto Arsizio per portare un saluto a chi ci è rinchiuso. Qualche fuoco d’artificio è esploso e da dentro hanno risposto con entusiasmo, abbiamo guardato tutti in sù e per un attimo i muri e le sbarre non ci dividevano. Oltre la spietatezza del carcere e chi lo rende possibile. Libertà!”
Il marzo scorso, durante le rivolte nelle carceri italiane, 14 persone hanno perso la vita. Cinque detenuti, in un esposto alla procura di Ancona, denunciano pestaggi, vessazioni, torture e minacce da parte delle guardie. La lettera di un detenuto parla di reparti speciali che hanno sparato sui detenuti. Non crederemo mai alle versioni di istituzioni e giornali.
A gennaio di ques’anno, nel carcere di Varese un detenuto è morto in assenza di assistenza medica (dalle 18 alle 8 non è in servizio personale sanitario). Le proteste dei suoi compagni non sono mancate e dopo un paio di settimane, una rivolta ha danneggiato lo stesso carcere ed è stata sedata dall’intervento di 20 mezzi della polizia penitenziaria accorsi dai dintorni. Più di un giornale locale ha diffuso la grottesca e offensiva versione dei fatti secondo cui la rivolta sarebbe da ricondurre soltanto ad un televisore rotto.
Soltanto due mesi prima, i reclusi di Busto Arsizio avevano organizzato uno sciopero della fame per avere informazioni sul focolaio di Corona Virus, accelerazione nella valutazione delle misure alternative e colloqui telefonici giornalieri con i familiari.
La pandemia ci mostra il carcere per quello che è: un luogo dove le persone muoiono, ammassate in minuscole celle, senza cure mediche sufficienti, private dell’affetto dei propri cari, umiliate, picchiate e uccise dalle guardie.
Pubblichiamo il comunicato del Kinesis su quanto accaduto ieri. Intanto varesenews.it, coprendosi di ridicolo e mancando di rispetto a tutti i reclusi e ai loro amici e familiari, riporta una inaccettabile versione dei fatti secondo cui all’origine della rivolta ci sarebbe semplicemente un televisore rotto.
RIVOLTA NEL CARCERE DI VARESE!
Apprendiamo dai giornali che ieri i detenuti del Miogni avrebbero scatenato una rivolta, rifiutandosi di rientrare nelle celle, lanciando oggetti, distruggendo mobili, estintori, quadri elettrici. Nella serata la struttura risultava ancora compromessa e senza energia elettrica.
Il numero di mezzi (circa una ventina) della polizia penitenziaria giunti in serata, ci fa supporre che non deve essere stato troppo facile domare la rivolta. Continue reading “RIVOLTA NEL CARCERE DI VARESE!”
A quasi un anno dalle rivolte che hanno incendiato le carceri italiane…
FUMO. STORIE DI RIVOLTE AI TEMPI DEL CORONA VIRUS.
A quasi un anno dalle rivolte che hanno incendiato le carceri italiane, dai pestaggi inflitti come ritorsione e dalla morte di 14 detenuti, occorre non dimenticare e rinnovare la voglia di lottare. Questo è un piccolo contributo da far girare come meglio si crede, tra amici, compagne e compagni, solidali e parenti dei detenuti e delle detenute.
Un contributo anche per sostenere i cinque detenuti che hanno deciso di esporsi per fare luce sulla morte di Sasà Piscitelli, avvenuta dopo ripetuti pestaggi e dopo il trasferimento dal carcere di Modena a quello di Ascoli.
Venerdì 8 gennaio 2021 si è concluso il primo grado del processo che ci vede imputati/e per il taglio dell’acqua alla casa occupata di via Don Monza 18 a Saronno.
Un processo durato parecchi anni, per fatti risalenti all’autunno del 2013.
La sentenza prevede condanne per una decina di persone che vanno dai sei mesi all’anno e due mesi e un risarcimento di circa 1.500 euro nei confronti del Comune, ampiamente ridimensionato rispetto alle richieste del Comune stesso (che erano di 27000 euro per il danneggiamento di una porta scorrevole). Ci teniamo a rinfrescare la memoria sui fatti. Continue reading “Sul processo per “il taglio dell’acqua” alla casa occupata di Saronno (2013)”
A fine novembre 5 persone detenute nel carcere di Ascoli hanno scritto un esposto alla Procura di Ancona.
In questo atto, con grande coraggio, hanno riportato quanto realmente accaduto a marzo nel carcere di Modena e di Ascoli in seguito alle rivolte, in relazione ai pestaggi, agli spari e a alla morte di Salvatore Piscitelli. Il 10 dicembre sono stati trasferiti nel carcere di Modena. La scelta stessa di questo trasferimento è subito apparsa una forte intimidazione agli occhi di chi, sin da marzo, non aveva creduto alla narrazione delle “morti per overdose”, fossero essi/e parenti o solidali, seppur tra loro sconosciuti/e. Le condizioni di detenzione in cui hanno tenuto i 5 ragazzi a Modena sono state altrettanto intimidatorie: in isolamento (sanitario), con divieto di incontro tra loro, in celle lisce con vetri rotti, senza possibilità di fare spesa e di ottenere accredito dei versamenti in tempi utili per poter fare la spesa, senza i loro vestiti e con coperte consegnate bagnate qualora richieste.
Ecco alcune foto di quanto avvenuto oggi a Saronno e il volantino diffuso da Collettivo Adespota.
CI SIAMO SVEGLIATI UN BEL MATTINO E CI SIAMO RESI CONTO DI ESSERE COMPLETAMENTE INDIFESI
Indifesi per quanto riguarda la sanità.
La Lombardia, dopo decenni di sempre maggiori tagli alla sanità pubblica in favore di quella privata, ha sbattuto il muso come più forte non poteva. L’intero sistema sanitario nazionale, e su tutti quello lombardo, considerato il fiore all’occhiello, è collassato per mancanza di personale e di strumenti. Accentrare la sanità e smantellare la medicina del territorio è stata una mossa deleteria. Anche a Saronno ne sappiamo qualcosa: l’ospedale cittadino è da anni sotto attenzione dell’azienda ospedaliera di Busto di cui è parte, e il suo futuro rimane incerto. Continue reading “OGGI… UN CORTEO… SI PUÒ FARE!!”
Cinque detenuti firmano un esposto: “Così hanno lasciato morire Sasà.
“Pestaggi. Torture. Accanimento contro un ragazzo in fin di vita. Soccorsi negati. Una morte che poteva e doveva essere evitata”, se non addirittura “un omicidio doloso”, richiamato dalla citazione dell’articolo del codice penale che punisce il più grave dei reati.
L’esposto firmato a fine novembre da cinque detenuti conferma e appesantisce le denunce contenute nelle lettere raccolte e rilanciate nei mesi scorsi da giustiziami.it, agenzia di stampa AGI, Comitato per la verità e la giustizia sulle morti in carcere, bollettino anarchico Olga, associazioni di base, antagonisti, volontari.
“Lì dentro è davvero un’emergenza nell’emergenza. Stipati tutti in poche celle per i tanti contagi. Non esiste un minimo di distanziamento sociale. Non ci sono lavoranti, nè scuola nè soialità, volontari, educatori non ci sono più. Niente di niente. Le telefonate si sono ridotte, il carcere è nel caos più totale. Come se non bastasse arriva poca posta. Gli scrivo puntualmente ogni giorno e le lettere gli arrivano una volta la settimana e neanche tutte!
Per non parlare poi del fuori: i magistrati di sorveglianza non vanno avanti e non danno risposte ad eventuali istanze depositate. Non si riesce a sapere niente.
Tanti detenuti hanno la possibilità di uscire con affidamenti lavorativi/sociali o per pene al di sotto dei 3 anni. Potrebbero avere quei benefici che sono leggi e gli spettano di diritto, invece niente.
Quando devono sbatterti dentro sono veloci, quando devono farti usciere se la prendono con comodo…”
Apprendiamo dai giornali locali che alcuni detenuti del carcere di Busto Arsizio hanno iniziato lo sciopero della fame.
Pare che le richieste siano misure alternative alla detenzione nella struttura, scarcerazioni anticipate e più tempo per le telefonate vista la sospensione dei colloqui.
Il carcere di Busto Arsizio è a tutti gli effetti diventato un focolaio.
Decine di detenuti si ammalano ogni giorno, ad ora i contagiati sono saliti a 174 di cui 11 ricoverati.
Ancora una volta lo Stato causa morte e sofferenza.
venerdì 1 febbraio a Saronno ore 21 presso l’Auditorium Aldo Moro
IMMIGRAZIONE. PER UNA VOLTA RAGIONIAMO SULLE CAUSE E SU COME RIMUOVERLE
Ci vogliono far credere che l’Italia sia invasa dagli immigrati e in particolare dagli africani.
In realtà è in atto una grande invasione dell’Africa sia da parte delle multinazionali e del sistema bancario europeo che degli eserciti di Stato e privati. Questa invasione è all’origine dei movimenti migratori che sono in corso in Africa, soprattutto all’interno dello stesso continente. Continue reading “Pietro Basso a Saronno per un incontro pubblico sull’immigrazione”