Una interessante riflessione circa l’utilizzo non occasionale né casuale dell’esercito per compiti di polizia…
Esercito a pattugliare le strade delle grandi città… ma solo per pochi mesi?
Manovra
propagandistica del governo Berlusconi o naturale conseguenza di piani
decisi da oltre dieci anni da alcuni paesi della NATO?
Questa affermazione non è l’ennesimo tentativo maldestro di voler
accollare a carico dell’Alleanza militare occidentale oscuri disegni di
militarizzazione della nostra società, bensì il frutto di nostre
ricerche su alcuni progetti, condotti sotto la guida del
Pentagono e riguardanti l’uso degli eserciti nelle
megalopoli del futuro.
Si tratta del lavoro di esperti NATO UO 2020 nel gruppo di studio
SAS 30 Urban Operation in the year 2020, al quale partecipano dal 1998
esperti di sette Nazioni della NATO (Italia, Canada, Francia, Germania,
Gran Bretagna, Olanda e Stati Uniti d’America) e che ha gettato le basi
per l’evoluzione dell’impiego dello strumento militare nello scenario
più probabile del prossimo futuro.
Lo studio NATO UO (Urban Operations) 2020
Questo
studio, ultimato negli ultimi mesi del 2002 e reso pubblico nei primi
mesi del 2003,prima della guerra in Iraq, rende esplicito come in
maniera omogenea il nocciolo duro del militarismo mondiale ritiene più
che probabile le città del futuro come campo della Battaglia Finale,
quella per la sopravvivenza del sistema capitalista e che il ruolo
dello strumento militare avrà un carattere dominante anche in quelle
che sembrerebbero essere normali operazioni di polizia urbana.
E’ l’ambiente urbanizzato che si qualifica come il contesto nel quale
l’Umanità del ventunesimo secolo condurrà una difficile vita: le
sterminate megalopoli abitate da decine, se non centinaia,di milioni di
esseri umani concentreranno nel loro interno tutte le contraddizioni
della società capitalista allo stadio supremo.
Differenze di classe e azzeramento dei servizi sociali capaci di
attutire il senso diffuso di ingiustizia, degradamento delle complesse
regole di interazione tra diversi strati della popolazione, scarsità di
cibo e di lavoro genereranno forti conflitti tra diversi strati
sociali,coinvolgendo il sistema statale locale e/o organismi e attività
multinazionali
In questo contesto che le normali forze di polizia non saranno in grado
di condurre operazioni tra folle “ostili” o semplicemente “complici”
dei nemici da colpire e neutralizzare senza il rischio di forti perdite
o addirittura ritirate catastrofiche da banlieus in fiamme. Rischi di
effetto domino su scala mondiale con scene di folle tumultuanti,
affamate e disperate che assaltano centri commerciali, quartieri
dell’alta borghesia e centri di potere provocherebbe il panico
nell’intero sistema capitalistico. L’invio dell’esercito condotto
con armi tradizionali e all’ultimo momento potrebbe essere addirittura
controproducente scatenando ancor più le folle e i partiti di
opposizione.
Per questo motivo nello studio UO2020 si consiglia così di iniziare
gradatamente in base alle necessità ad utilizzare l’esercito in
funzione di ordine pubblico man mano che la crisi mondiale quella che è
ipotizzata per il 2020, si avvicina.
Piccoli interventi crescono
Nel
frattempo ogni paese aderente a questo gruppo compresa l’Italia deve
finalizzare reparti appositi che si specializzino per condurre le
operazioni di contenimento delle folle e di controllo del territorio
compresi i rastrellamenti a caccia di sovversivi ed agitatori nei
quartieri.
Il ruolo italiano nella costituzione dell’esercito internazionale antisommossa
L’Italia
in questo campo ha proposto la possibilità di sviluppare nuove
specializzazioni e di preparare personale addestrato a muoversi e
combattere negli ambienti urbani ove occorre isolare quartieri,
edifici, abitazioni, ma anche padroneggiare gli impianti di
comunicazioni e distribuzione dell’energia e dell’acqua.
In effetti l’Italia è considerata da USA e Gran Bretagna come uno di
migliori fornitori di personale addestrato ad operazioni antisommossa a
partire dai reparti dei Carabinieri che sono inquadrati, principalmente
nell’area balcanica nelle MSU.
Da quando l’Italia si è impegnata a fornire personale nelle guerre
umanitarie, aree militari sono state attrezzate per ricostruire
ambienti urbani e rurali dove si addestrano carabinieri, parà,
assaltatori e bersaglieri che vanno ad operare all’estero, mentre gli
stessi reparti di polizia militare sono addestrati realmente,
nell’ambiente metropolitano, con l’impiego di ordine pubblico
quotidiano sul territorio nazionale e sono gli stessi che presto
grazie al nuovo decreto sulla sicurezza del governo berlusconi vedremo
operare nelle grandi città e a guardia di siti di rilevevanza
nazionale: discariche centrali nucleari in costruzione,
termovalorizzatori ecc.
Addestramenti sul territorio nazionale sono stati condotti da tempo
come per esempio quello del 28 febbraio 2003 che si concludeva
presso il Centro di Addestramento alle CRO (Crises Response Operation/
Operazioni di risposta alle crisi) di Cesano con la certificazione del
2° Corso per Istruttori della Forza Armata di “Controllo della folla”.
Corso svolto alle porte della capitale dal 17 al 28 febbraio condotto
da istruttori della 2a Brigata mobile dei Carabinieri a cui hanno preso
parte 7 Ufficiali, 19 Sottufficiali e 3 Vfb. E in cui a far da comparse
nel ruolo dei sovversivi tumultuanti c’erano 50 Volontari in Ferma
annuale del 7° Reggimento Bersaglieri.
La ricerca ossessiva di sistemi di controllo della popolazione ha nello
studio NATO UO2020 alcune parziali risposte di natura tecnologica.
Il Reparto Logistico Progetto tecnologie avanzate
Nello
Stato Maggiore dell’Esercito Italiano è il Reparto Logistico- Progetto
tecnologie avanzate che sta curando l’applicazione di quanto appreso
nel Gruppo di lavoro NATO Urban operations 2020.
Lo Scenario URBAN WARFARE coniugato alla lotta al terrorismo globale,
ovvero a tutto ciò che potrebbe essere pericoloso all’Impero Globale è
affrontato su tutti i suoi aspetti, fuorchè le motivazioni che
potrebbero essere le radici di forme di contestazione “estreme”, quale
anche quella del passaggio dalla opposizione politica a quella armata.
I ROBOCOP imperiali
Il futuro soldato che l’Esercito Italiano impiegherà per le
operazioni urbane sarà dotato oltre che da armi convenzionali
ultratecnologiche, come già spiegato nel paragrafo “il sistema
soldato”, anche di sistemi d’arma bivalenti letali /non letali. E’ un
esigenza che nasce dalle numerose operazioni di “guerra umanitaria”
nelle quali il nostro esercito da oltre un decennio è pienamente
coinvolto con le operazioni all’estero, ma anche dall’esperienza di
operazioni di polizia ed ordine pubblico interno nelle quali esso si è
trovato a collaborare con altre forze di polizia (es. Vespri siciliani)
o operare autonomamente (operazioni antimmigrazioni controllo coste del
Salento)od infine in occasione di summit internazionali (es. Genova
2001 o Pratica di Mare 2003)
Il programma armi non letali
Nel
programma “non lethal weapons” redatto dallo Stato Maggiore Esercito
sono previste le forniture ai reparti di una nuova famiglia di
bombolette spray al peperoncino di diverse dimensioni e portata, tali
da essere utilizzate efficacemente contro gruppi composti da numerose
persone o contro singoli. Queste bombolette diventeranno così una
dotazione base montata sui mezzi dell’esercito, blindati, carri armati,
jeep ma anche come “arma da fianco” per ogni singolo soldato.impiegato
in “operazioni umanitarie”.
Con queste specifiche l’esercito italiano sta finanziando piani di
ricerca e sviluppo in collaborazione con le industrie interessate sia
italiane che estere.
Per le operazioni antisommossa e di controllo urbano lo stato maggiore
dell’esercito italiano sta definendo un programma di sviluppo di armi
letali/non letali, in particolare fucili automatici dotati di
puntamento ottico, che farebbero uso di “proiettili ad alta
deformabilità e ad energia cinetica costante”.
A causa di problemi di bilancio solo poche risorse finanziarie
sono state potute esser destinate a questi avveniristici progetti, ma
ora che con il plauso del parlamento e dell’opinione pubblica
spaventata da clandestini e microcriminalità, vedremo i blindati
dell’esercito aggirarsi per i nostri quartieri, le richieste di
migliori e più consone dotazioni si faranno pressanti
Grandi affari quindi per le industrie che con molta discrezione da 10
anni (con l’assenso di governi di centro sinistra e centrodestra
succedutisi alternativamente) a questa parte stanno tessendo una
lunga rete trasversale di simpatie e di interessi e che non vedono
l’ora di mostrare l’efficacia dei nuovi prodotti sui corpi di
clandestini, accattoni, prostitute, drogati e scippatori, prima.
Poi su sovversivi contestatori di una società che produrrà
miliardi di diseredati e un pugno di nababbi. Infine sull’umanità
sofferente del terzo millennio.
Antonio Camuso
[http://www.pugliantagonista.it/osservatorio.htm]
militarizzazione nelle megalopoli del futuro, ad opera dello stesso
autore)