I GIOCHI DI PRESTIGIO DELL’AMMINISTRAZIONE DI SARONNO
Nelle ultime 2 settimane gli eventi riguardanti la casa occupata di Via Don Monza 18 a Saronno, hanno subito una rapida evoluzione. Dopo un tentativo fallito di togliere l’acqua all’ex macello avvenuto all’inizio della scorsa settimana, gli operai si sono fatti rivedere venerdì 15 all’alba, con carabinieri e agenti della locale al seguito, per completare l’opera. Nella mente del sindaco e della giunta l’idea di privare gli occupanti dell’acqua va probabilmente nella direzione di combattere una guerra di logoramento, nella speranza che siano gli occupanti stessi ad andarsene e riuscendo così ad evitare uno sgombero “violento”, che sicuramente porterebbe loro più grane che altro, sia a livello mediatico che a livello di gestione dell’ordine pubblico.
La considerazione da fare per quanto riguarda il piano mediatico e del consenso (che, si sa, ogni giunta o governo vorrebbe dalla sua) è sicuramente che (ahi loro) la giunta Porro non è stata in grado fino alla fine di non rispondere alle basse, banali e anche decisamente ipocrite provocazioni mosse da discutibili personaggi della destra saronnese come Silighini e la Comi. Rispondere sul piano della legalità a questi miseri figuri vuol dire, non solo mettersi al loro basso livello di dibattito politico, ma anche far propria la concezione legalitaria e securitaria cara alle destre e buona solo a distogliere l’attenzione del popolino dai reali problemi di sopravvivenza. D’altro canto non è che la giunta in questi mesi di silenzio non si sia mossa per cercare di porre fine all’occupazione dello stabile pubblico che abitiamo da più di un anno. La giunta Porro, fin dall’inizio dell’occupazione, ha dichiarato che l’ex macello (inutilizzato e in degrado da 7 anni) avrebbe avuto uno utilizzo pubblico, sarebbe cioè dovuto tornare in possesso dell’amministrazione per diventare sede del progetto Bruchi; dal primo giorno di occupazione l’obiettivo è stato dunque quello di trovare i fondi per far partire il progetto e legittimare così lo sgombero.
L’idea è stata così orchestrata: due associazioni comunali (i Bruchi e le Farfalle) sono state sfrattate dalle proprie sedi di via Roma, che sono state messe all’asta dal Comune; dalla vendita di questi appartamenti si dovrebbero recuperare così i fondi per la ristrutturazione dell’ex macello e si potrebbe così dare il via allo sgombero. Purtroppo per loro, una prima asta pubblica è andata deserta. Ma non poteva di certo finire così: è di pochi giorni fa, appunto, la notizia che si sia fatto avanti un nuovo acquirente. La sorpresa vuole che questo acquirente sarebbe la Saronno Servizi, una SPA gestita in maggior quota dal Comune di Saronno. Messi già a bilancio i fondi, verrà quindi indetta una seconda asta pubblica per giustificare legalmente il passaggio di proprietà degli immobili dal comune di Saronno alla Saronno Servizi, in una situazione da gioco delle 3 carte. E’ evidente come la giunta, messa in difficoltà dalla mancata partecipazione all’asta, si sia mossa in prima persona per cercare un possibile acquirente per gli appartamenti e, non essendoci riuscita, ha deciso di andare a colpo sicuro proponendo l’acquisto a una controllata del Comune, la Saronno Servizi appunto, imbastendo un’ulteriore asta pubblica costituita ad hoc e dall’esito indebitamente già deciso, indebitando in pratica la SPA (che controlla per piu’ del 90 %) per centinaia di migliaia di euro.
Ci pare evidente che la necessità di districarsi nel ginepraio in cui si trova a causa dell’occupazione ha condotto a una folle corsa alla compra-vendita di stabili pubblici e a una ridicola manovra di raccimolo fondi. Tutto ciò per legittimare lo sgombero a scopi elettorali e d’immagine. Non ci resta che far notare ancora una volta come edifici, anche pubblici, lasciati a marcire per anni diventino oro (a dir dei proprietari, privati o pubblici che siano) non appena un singolo o un gruppo decida di occuparlo per soddisfare la propria esigenza abitativa. Come dire che il problema delle case vuote e sfitte, il problema degli affitti troppo alti, dei mutui che salassano, della speculazione edilizia siano riconosciuti all’ordine del giorno solo nel momento in cui le persone smettono di elemosinare alle istituzioni e decidono che il problema se lo risolvono da sé. Perchè per lor signori ben più grave problema sarebbe se le persone si autorganizzassero per soddisfare i propri bisogni, ignorando, e quindi destinando all’oblio, il ruolo di Comuni, Regioni e Stato.
ABITANTI DELLA CASA OCCUPATA DI VIA DON MONZA 18