Pubblichiamo la lettera di un abitante della casa occupata di Saronno, in risposta al comunicato “non-sense” di SEL.
dopo aver letto le vostre dichiarazioni sulla stampa locale in merito al possibile prossimo sgombero dello stabile occupato di via Don Monza 18, in cui felicemente convivo da un anno con una decina tra ragazzi e ragazze, mi trovo perplesso ed amareggiato.
Provo dunque, qui di seguito, ad esporre, il più concisamente possibile questi miei dubbi, fosse anche solo nel vano tentativo di ridare dignità a termini e concetti nella sostanza largamente sviliti dal sovra citato comunicato.
Innanzitutto non capisco come sia possibile confondere il pessimo concetto di privatizzazione con la ben più nobile sostanza dell’autogestione: è cosa nota, difatti, che privatizzare significa vendere (meglio sarebbe dire svendere) proprietà pubbliche ad enti privati, solitamente per far quadrare conti e bilanci. Privatizzare dunque, tanto per fare un esempio pratico che coinvolga nel vivo questa pessima amministrazione comunale, significa tentare la svendita dei due appartamenti che ospitavano l’associazione Bruchi (in via Roma ,18) per avere i fondi necessari a ristrutturare uno stabile occupato (lasciato, in precedenza, al degrado ed all’abbandono per ben 7 anni) in modo che ci sia il necessario pretesto per lo sgombero ed il conseguente “ripristino della legalità”; ritornello, questo sì, tanto caro al “centrodestra” quanto al cosiddetto “centrosinistra”, che è se non altro utile a rimarcare la sostanziale mancanza di differenze tra le due fazioni. Privatizzare significa, ad esempio, impedire il pubblico utilizzo del parco comunale della biblioteca per 9 mesi all’anno, al fine d’affittarlo per i restanti 3 ad una attività privata, che qui vi effettua un guadagno economico, questo sì, privato. Ma nessuna parola è stata spesa da SEL a riguardo di queste ed altre similari situazioni. Differentemente non si possono pensare come privatizzate le case pubbliche abitate da numerosi cittadini, anche in Saronno: il discrimine sarà semmai l’arbitrario riconoscimento di legittimità, o meno, messo in atto dalle cosiddette istituzioni,e non già lo scarto esistente tra privatizzazione ed autogestione, come invece SEL pretenderebbe. Noi non abbiamo mai in questo anno effettuato un uso privatistico della casa di via Don Monza; lo dimostrano ad esempio gli incontri pubblici e gratuiti organizzati nel corso dei mesi. Lo dimostra inoltre l’ospitalità data a più persone respinte dai servizi sociali comunali. Le decisioni all’interno della casa si sono sempre prese in maniera libera ed orizzontale, e la possibilità di abitare nella casa è stata data liberamente a chi la richiedesse, certo nei limiti della possibilità e della compatibilità quotidiana. Questo è diventato insomma uno spazio AUTOGESTITO, e non già privato.
Forse i “compagni” di SEL confondono i piani della questione. Probabilmente ciò che a lor signori da realmente fastidio è che vi sia, certo loro malgrado, una gestione orizzontale e dal basso, e non ci si voglia invece appellare al potere calato dalle alte sfere. Ciò che da ulteriormente fastidio è che in questo modo si è riusciti, insieme ed autorganizzati, a risolvere un problema per cui i sedicenti compagni non hanno palesemente risposte, rimarcando così la loro sostanziale inutilità politica.
Da una parte, difatti, esiste una multiforme realtà di persone, checche’ se ne dica difficilmente categorizzabile, che prova ad autorganizzarsi per dare soddisfacimento alle proprie reali esigenze,tra cui quella primaria d’avere un tetto sopra la testa , senza deleghe nè intermediari di sorta; dall’altra i burocrati di professione, alla spasmodica ricerca di consensi elettorali, al fine di accaparrarsi indebitamente il controllo delle risorse comuni, così come prescrive questa triste democrazia rappresentativa e lobbistica, in cui SEL ,fin dalla sua nascita, sguazza allegramente.
Ed è in quest’ultimo senso, quello della mera spartizione del potere, che va riletto il rinnovato attestato di fedeltà da parte di SEL alla sinistra giunta Porro.
Non in ultimo e’ ugualmente privo di senso il ragionamento di SEL riguardo all’utilizzo gratuito dell’acqua. I “compagni” si sono dimenticati di sottolineare il fatto che, pagata oppure no, la fornitura di acqua non viene praticamente mai negata a nessuno. Un atto di umanità e civiltà lo vieta, ed e’ fatto storico della citta’ che perfino le passate giunte democristiane (con minori velleita’ filantropiche) non si erano mai spinte alla bassezza del gesto nemmeno con ben piu’ consistenti situazioni di illegalita’, che pure mal tolleravano.
Ma evidentemente all’attuale giunta e ai loro sostenitori fa comodo fingere, almeno pubblicamente, di non sapere che all’interno della casa di via Don Monza 18 abitano una decina di ragazzi e ragazze, cosi’ da potersi permettere di utilizzare lo squallido attacco, in pieno stile da assedio medioevale, di costringere me e i miei Compagni ad abbandonare la possibilità che ci siamo voluti finora donare di vivere al di fuori dei soliti squallidi schemi del potere.