Di seguito un testo diffuso durante un volantinaggio a Varese il 4 novembre.
“Predatori del mondo intero, adesso che mancano terre alla vostra sete di totale devastazione andate a frugare anche il mare. Avidi se il nemico e ricco e arroganti
se è povero. Gente che né l’oriente né l’occidente possono saziare. Solo voi bramate possedere con pari smania ricchezza e miseria. Rubano, massacrano,
rapinano, e con falso nome lo chiamano impero. Rubano, massacrano, rapinano, e con falso nome lo chiamano nuovo ordine Infine, dove fanno il deserto, dicono
che è la pace Infine, dove fanno il deserto, dicono che è la pace.”
Tacito
Sembra che nella costituzione ci sia scritto “l’Italia ripudia la guerra”, ma tra il 2007 e il
2011 ha venduto armi per un valore di 3,2 miliardi di dollari.
Oggi 4 novembre 2012 si festeggia la giornata dell’Unità nazionale e delle Forze Armate.
A noi non interessano ne l’una ne l’altra, non ci rappresentano.
Ci raccontano che è un giorno importante, ma importante per chi? Sicuramente
importantissima per gli affari bellici di Finmeccanica, Alenia Aermachi (aeronautica),
Augusta Westland (elicotteri), Wass MBDA (carriarmati, cannoni, missili, ecc), per quelle
cinque aziende della provincia di Varese che si arricchiscono con la guerra.
Per fare qualche esempio, Alenia Aermacchi si accinge a consegnare entro il 2014 allo
stato israeliano 30 aerei M-346, acquistati in passato dall’Italia, dagli Emirati Arabi Uniti e Singapore. A questi aerei venduti come ”addestratori” saranno aggiunti ordigni bellici che verranno usati per bombardare la popolazione palestinese: ricordiamoci dell’operazione ”Piombo Fuso”, dicembre 2008 gennaio 2009, che trucidò per larga scala i civili della palestina.
Sfacciatamente ci dicono che i nostri ”bravi ragazzi” sono in ”missione di pace” (vere
missioni di guerra) e che la guerra è necessaria; sicuramente é necessaria per Dario Galli,
senatore della Lega Nord, presidente della Provincia di Varese e tra gli undici nel consiglio di amministrazione di Finmeccanica.
Lo stato italiano ha le mani sporche di sangue negli affari bellici, sia esteri che quelli
riguardanti la difesa nazionale: compartimento al quale quest’anno ha destinato oltre 23
miliardi di euro (alla faccia della loro crisi).
Non neghiamo la realtà, le aziende e lo stato italiano lucrano con le guerre, si cercano
nemici per farla e facendola si muovono l’industria bellica e i soldi. Secondo noi è
impossibile la riconversione di questa aziende in quanto il business delle armi reca un
profitto di 1700 miliardi di dollari annui a livello mondiale.
Ai politici e governi non interessa fermare la produzione bellica, non interessa la nostra
vita. Tutte le guerre comportano un guadagno ed è l’unico scopo: qualcuno produce e
qualcuno guadagna. Per comprendere ancora di più le intenzioni dei politici guerrafondai,
ricordiamo le parole di Ignazio la Russa, ministro della Difesa, agosto 2011: ”Possiamo
discutere sugli investimenti, qualche aereo in meno, qualche fregata in meno, ma
trovando un equilibrio tra riduzioni possibili e la necessità di non recare danni all’industria militare italiana”.
Per questo e non solo che io, tu e tutti quanti non dovremmo celebrare l’unità nazionale e
quella delle forze armate, non facciamo distinzioni tutte e due provocano dolore e
sofferenza ad altri popoli che subiscono l’orrore della guerra perpetrata ai fini dei loro
scopi economici. Disertiamo la guerra e distruggiamo l’industria bellica con ogni mezzo
possibile.
Ai ”bravi ragazzi in missione di pace in Afghanistan”, ops scusate, missione di guerra,
chiediamo: “com’è il sapore della sabbia sotto terra?”
Collettivo Autonomo Varesino