RIBELLARSI AL TEMPO DELLA CRISI
C’è la crisi.
Sono anni che lo spettro della crisi viene fatto aleggiare sopra le nostre teste, sulle teste degli studenti e dei lavoratori, sulle teste della gente. Ci dicono che è tempo di tirare la cinghia per risollevare il paese, per far ripartire l’economia, che è tempo di sacrifici; non ci sono soldi e non possono piovere dal cielo.
… Eppure pare che non manchino i soldi per finanziare guerre (come in Libia, ma anche Iraq o Afghanistan) e aerei da guerra (come i nuovissimi F35, 150 mln di euro l’uno), lager (i CIE – centri di identificazione ed espulsione, creati per rinchiudere disperati in fuga dalla miseria, dalla povertà, dalla guerra ), ricerche sulle peggiori nocività, come il nucleare o le nanotecnologie, o la costruzione di grandi ed inutili opere.
Gli operai occupano le fabbriche, una Valle intera lotta contro un eco-mostro chiamato TAV, un quartiere di Napoli insorge contro un tentativo di sfratto e lancia molotov contro la Polizia. Il malcontento finalmente sembra crescere.
In vista c’è il 15 ottobre a Roma che si prospetta come una importante giornata di lotta, molto simile alla rivolta del 14 dicembre, in cui fu assediato il Parlamento. In questo scenario si inserisce la manifestazione studentesca di venerdì 7 ottobre, niente più e niente meno che un’occasione per far sentire anche la voce degli studenti, uno dei settori più “tagliati” dalla nuova finanziaria. Il ministro dell’istruzione, Maria Stella Gelmini, dichiara l’assurdo riguardo il fulmineo viaggio dei neutrini dal Cern al Gran Sasso e taglia, taglia, taglia.
C’è la crisi.
Uomini in giacca e cravatta decidono le sorti di interi paesi, mentre fuori dai loro sfarzosi palazzi cresce la rabbia. Fuori da Piazza Affari non è più solo una statua a mandare a fanculo il sistema, è la gente ad organizzarsi, a piantare le tende, a ribellarsi. La stessa cosa succede in Spagna, in Grecia e addirittura a Wall Street, fortino dell’economia mondiale. Di fronte a una crisi ingestibile perché strutturale di un sistema che non regge più e di
fronte a una situazione sociale potenzialmente esplosiva l’unica soluzione che arriva dai palazzi del potere è quella di sempre: reprimere ogni forma di dissenso. Repressione verso chi si oppone alla devastazione della Val di Susa, repressione per gli studenti che ogni autunno scendono in piazza, repressione per chi si ribella, censura per la satira, censura sul web col rischio di chiusura di un sito di libera consultazione come Wikipedia.
Le nostre soluzioni invece sono ben altre.
C’è la crisi, agitiamoci, organizziamoci.
C’è la crisi, occupiamo le facoltà, le scuole, le fabbriche, le strade, le piazze.
C’è la crisi, creiamo spazi liberi, inseriamoci nelle crepe di questo muro e allarghiamole, creiamo un’alternativa a questo vecchio mondo marcio e ammuffito.
C’è la crisi: approfittiamone!
Puntello per andare a Milano tutti insieme venerdì 7 ottobre alle 8 al Santuario di Saronno
Incazzati organizzati