10 Febbraio. Giornata del ricordo, o della falsificazione storica? La "Giornata del Ricordo" del 10 febbraio, istituita con una
legge del 2004, costituisce ogni anno l’occasione per una campagna
mediatica, politica ed ideologica basata sulla superficialità, sulla
manipolazione, sulla falsificazione e sulla decontestualizzazione dei
fatti storici e della realtà di quanto accaduto sul confine orientale
italiano. Questa scadenza costituisce spesso l’occasione per
riabilitare il regime fascista, nascondendo le sue responsabilità nella
guerra di aggressione alla Jugoslavia nel 1941 e il suo ruolo di
repressione e snazionalizzazione antislava svolto dal 1919 al 1941 nei
territori annessi dopola prima guerra mondiale sul confine orientale
italiano.
In questi anni il revisionismo (da destra a "sinistra")
ha fatto carte false pur di deformare, falsificare e cancellare la
storia. Nel nome della "pacificazione" e della costruzione di
un’artificiosa "memoria condivisa" viene condotta una campagna di
stravolgimento della verità storica, tesa alla sistematica assoluzione
del fascismo e alla denigrazione di chi lo ha realmente combattuto,
arrivando alla vergogna di mettere sullo stesso piano nazi-fascisti ed
antifascisti, repubblichini e partigiani, combattenti per la libertà ed
oppressori o, peggio ancora, presentando i carnefici come vittime e
martiri e i perseguitati come aggressori.
Con l’istituzione della "Giornata del Ricordo" del 10 febbraio, questa
campagna ha avuto anche il suo appuntamento ufficiale in cui i
cosiddetti "infoibati" vengono presentati come martiri "solo perché
italiani".
Si ignora sistematicamente quanto la Documentazione Storica ci
consegna: le vittime del fascismo in Istria durante il ventennio,
l’aggressione dell’Italia fascista alla Jugoslavia nel 1941, le vittime
della repressione durante l’occupazione fascista della Slovenia,
Dalmazia e Montenegro nel corso della seconda guerra mondiale, fra cui
circa 17.000 istriani italiani, croati, sloveni massacrati dopo l’8
settembre 1943 dalle milizie repubblichine al servizio dei nazisti.
Non
si ricordano le migliaia e migliaia di civili jugoslavi trucidati dalle
nostre truppe nell’ex-Jugoslavia, occupata dal 6 aprile 1941 fino all’8
settembre del 1943 (vedere per tutti questi dati gli scritti dello
storico Giacomo Scotti), si ignorano le migliaia di civili (donne,
vecchi e bambini) morti nei campi di concentramento fascisti ad Arbe, a
Gonars e in altri campi del centro-nord Italia.
Si cancellano dai libri di storia e dalle commemorazioni le violenze
sistematiche subite in Istria dalla popolazione locale indigena nel
corso dell’occupazione fascista (distruzione di Centri culturali e di
case del popolo, italianizzazione forzata dei cognomi slavi,
imposizione della lingua italiana ecc.ecc.).
Si arriva a moltiplicare il numero degli infoibati (fra cui moltissimi
gerarchi fascisti e collaborazionisti macchiatisi di gravissimi delitti
e violenze) e degli esuli, sparando cifre a casaccio e manipolando la
documentazione e la ricerca storica, come hanno dimostrato con i loro
studi alcuni storici e ricercatori quali Enzo Collotti, Alessandra
Kersevan e Claudia Cernigoi.
Ad esempio, i 500 infoibati istriani (numero documentato da recenti
ricerche) diventano 4 o 5 mila e per alcuni addirittura 30.000 e così a
seguire con altre foibe, come quella di Basovizza.
Si vuole
affermare e perpetuare il luogo comune di “italiani brava gente,
ignorando che “dall’unità del nostro paese fino alla fine della seconda
guerra mondiale, oltre all’aggressione della Jugoslavia, si sono
verificati molti episodi nei quali gli italiani si sono rivelati capaci
di indicibili crudeltà;” (dalla quarta di copertina del libro di Angelo
del Boca “Italiani brava gente?”. Angelo del Boca è considerato il
maggior storico del colonialismo italiano).
Fra gli episodi,
sempre citati dal professore dell’Università di Torino troviamo: 1000
ostaggi fucilati dall’esercito italiano nel territorio di Lubiana
(ex-Jugoslavia) tra il 1941 e il 1943; 35.000 persone deportate in
Italia nei campi di concentramento, di cui 4.500 morte nel campo
dell’isola di Arbe; le deportazioni in Italia di migliaia di libici; lo
schiavismo applicato in Somalia lungo i grandi fiumi; l’impiego in
Etiopia dell’iprite e di altre armi chimiche proibite che hanno
procurato migliaia di morti e devastazioni indicibili; lo sterminio di
duemila monaci nella città conventuale di Debrà Libanos; la consegna ai
nazisti, da parte dei repubblichini-fascisti, di migliaia di ebrei
votati a sicura morte.(“Italiani, brava gente?” di Angelo del Boca, Ed.
Neri Pozza, pag.318).
Si dimentica, prosegue lo storico, che “
…per troppi decenni, sulle foibe, si sono scritte le menzogne più
infami, dimenticando che nei Balcani il lavoro sporco lo hanno compiuto
interamente gli Italiani, seguendo le precise direttive dei più bei
nomi del gotha dell’esercito di Mussolini. Era inevitabile, anche se
oltremodo spiacevole, che alla fine del conflitto sulla frontiera
orientale si sarebbe arrivati ad una resa dei conti.
Si tenta cinicamente di sfruttare il sentimento d’appartenenza
nazionale per riproporre l’infame connubio tra fascismo e Italia e una
visione nazionalista e sciovinista della storia e della realtà.
Questa ri-scrittura della storia è funzionale allo sdoganamento
politico e ideologico delle attuali organizzazioni fasciste e della
destra radicale, che sono considerate ormai, da parte del centro-destra
e non solo, come partner politici ed elettorali del tutto legittimi.
Queste formazioni sono facili strumenti da utilizzare contro i
movimenti politici e sociali non omologati e non compatibili con
l’attuale sistema politico, come dimostra il crescendo di azioni
squadristiche sempre più gravi.
*Giorgio Riboldi – ex docente di cultura sociale
Note bibliografiche
Spazzali
Roberto, Foibe: un dibattito ancora aperto. Tesi politica e
storiografia giuliana tra scontro e confronto, Lega Nazionale, Trieste
1990
Giacomo Scotti, Foibe
e fobie. Istria 1943. Come e perché vennero giustiziati fascisti e
innocenti nel settembre dell’insurrezione popolare, numero speciale de
‘Il Ponte della Lombardia’, n. 2 febbraio/marzo 1997
Claudia
Cernigoi, Operazione Foibe. Tra storia e mito, Kappa Vu, Udine 2005
vecchia edizione: Claudia Cernigoi, Operazione foibe a Trieste, Kappa
Vu, Udine 1997, integralmente leggibile sul sito:
http://www.cnj.it/FOIBEATRIESTE/index.htm
AA.VV.,
Caduti, dispersi e vittime civili dei comuni della regione
Friuli-Venezia Giulia nella seconda guerra mondiale (vol. I – provincia
di Udine, vol. II – provincia di Pordenone, vol. III – provincia di
Gorizia, vol. IV – provincia di Trieste), Istituto Friulano per la
storia del movimento di liberazione, Udine, 1987-1992.
Pietro
Brignoli, Santa messa per i miei fucilati, Longanesi & Co., Milano
1973, riedizione nel volume: E. Vigna – P. Brignoli, Pagine di storia
“rimosse”, Le spietate rappresaglie italiane contro i partigiani in
Croazia – dal diario di un cappellano, Arterigere, Varese 2005
Angelo Del Boca, Italiani brava gente?, Neri Pozza 2005, collana I colibrì
Alessandra
Kersevan, Lager italiani. Pulizia etnica e campi di concentramento
fascisti per civili jugoslavi 1941-1943, Nutrimenti, Roma 2008, collana
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