Giovedì 24 maggio dopo cinque giorni di occupazione è stato sgomberato il nuovo Telos in via San Francesco. La carta stampata ha come al solito dato ampio risalto alla vicenda, ma in ogni caso era sufficiente vivere o passare da Saronno per accorgersi di quanto stava avvenendo: un quartiere completamente bloccato e diversi episodi significativi che proveremo a raccontarvi.
Prima però vorremmo partire dalle roboanti parole dello sceriffo di Saronno Alessandro Fagioli, che con la compostezza che lo contraddistingue ha addirittura proposto – se non invocato – una ipotesi di reato alla magistratura, cioè la stessa associazione a delinquere che diversi anni fa la Digos di Varese a firma Fabio Mondora cercò di appioppare a chi venne considerato parte attiva dell’occupazione di via Don Monza e delle relative mobilitazioni contro il taglio dell’acqua da parte dell’amministrazione Porro. Pare una vita fa, eppure quel processo è ancora in itinere, senza che il reato associativo sia stato poi impugnato dalla procura di Busto.
Lo sceriffo Fagioli parla di un gruppo di scalmanati che da anni imperversa in città, un gruppo di alieni lontani dalla realtà e ostili a tutta Saronno.
Noi abbiamo visto ben altro, e vorremmo provare a raccontarlo, e al di là della forma del racconto confidiamo che voi che leggete vi soffermiate sulla sostanza.
Ore 8.30, via San Francesco, Saronno. Il solito traffico di automobili mattutino sta per sgonfiarsi dopo l’ingresso dei ragazzi nelle scuole, il solito via vai nel quartiere tra un’edicola e un bar. Alcuni passanti si accorgono però di movimenti strani nella vicina piazzetta della chiesa. Diverse volanti, alcune camionette di Polizia di Stato, movimenti senza dubbio insoliti e che con un semplice 1+1 chiunque collegherebbe alla recente occupazione della palazzina sfitta da 15 anni. Gli stessi passanti allora si prendono le briga di avvertire di quei movimenti chi era in quel momento all’interno dello spazio occupato, poi di ricontrollare se si fosse visto giusto o meno, e quindi di confermare tutto quanto a chi era dentro al Telos.
C’è chi ha bisogno di telecamere e Polizia per controllare, gestire, governare e reprimere.
C’è chi con la solidarietà intreccia relazioni, vissuti e bisogni.
Ore 10, via San Francesco, Saronno. Un quartiere paralizzato. Le camionette di celere bloccano la strada ad entrambi i sensi di marcia, un materassone e un mezzo dei Vigili del Fuoco occupano una carreggiata, poi l’insolito (per il quartiere) dispiegamento di Digos, Polizia Locale e Carabinieri.
Si formano diversi capannelli di persone, chi inneggia alla legalità, chi alla sproporzione di forze, chi contro la militarizzazione del quartiere. Qualcuno osserva e basta. Ma un qualcuno con più barba degli altri viene individuato come sospetto, e allora braccato da quattro agenti in borghese, messo al muro e identificato. Quel qualcuno era semplicemente sceso sotto casa per vedere cosa stesse accadendo.
C’è chi dai propri appartamenti e dai propri schermi inneggia alla legalità e alle maniere forti contro ogni forma di dissenso.
C’è chi scende per strada (e badate, non è vanesia formula retorica ma racconto letterale dei fatti) e si accorge da sé cosa significa Polizia, cosa significa Stato.
Ore 18, via Sabotino, Saronno (perpendicolare a via San Francesco). Un corteino cerca di passeggiare per le vie del quartiere per informare su quanto avvenuto la mattina. Le forze dell’ordine bloccano diverse volte il corteo, che puntualmente si volta e prosegue in altra direzione. Dopo diversi andirivieni i lungimiranti gestori della piazza decidono di bloccare il corteino in mezzo al traffico. Dai palazzi circostanti si affacciano diversi curiosi. Mentre la manovalanza al soldo del Comune di Saronno ricopriva di grigio i disegni che avevano abbellito il Telos nei giorni di occupazione, un po’ di vernice colorata capitava addosso ai grigi tutori dell’ordine, che presi come da reazione allergica – qualcuno pare abbia gridato “del colore, cazzo! Del colore! Toglietemelo di dosso!” – reagiscono scomposti e ordinano cariche, pestaggi e due arresti, nonché di bloccare per più di un’ora tutti contro una recinzione.
A Saronno c’è senza alcun dubbio chi vorrebbe una città grigia, in cui inculcare la morale comune a suon di ordinanze e provvedimenti securitari, classisti e razzisti, in cui non voli una mosca, a meno che non sia la mosca del profitto, del privato, della speculazione, dello sfruttamento; ma checchè ne dicano lo sceriffo, il questore, e il giornalista c’è anche una fetta di Saronno che si esalta per il colore, che non fa della Legge un dogma, che lotta e si organizza contro la svendita di porzioni di città e con esse delle vite di chi le abita.
Checchè ne dicano c’è chi ha ancora gli occhi per vedere, le orecchie per sentire e il coraggio di prendere una posizione, perché chi desidera ma non agisce, alleva pestilenza.
TeLOS
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