Per fermare la vivisezione c’è bisogni di noi

Comunicato in occasione della manifestazione nazionale contro la vivisezione a
Busto Arsizio

PER FERMARE LA VIVISEZIONE C’E’ BISOGNO DI NOI 

La liberazione animale passa dalla nostra liberazione
E’ passato un anno da quando, come attivisti della Coalizione Contro la
Vivisezione nelle Università, ci siamo proposti di contrastare la vivisezione a
Busto A. intraprendendo la campagna Offensiva all’Uninsubria. Riteniamo che
quanto accaduto in questi mesi possa fornire molte indicazioni utili al
proseguimento di tale lotta, per tutte le realtà – associazioni ed individui –
che si battono contro la tortura istituzionalizzata ai danni di animali, umani o
non umani che siano.
Le semplici richieste di dialogo o di intervento normativo rivolte alle
istituzioni si sono scontrate con un muro di omertà, di ipocrisia, di
connivenza con gli interessi accademici. La stessa proposta di una conferenza
sulla vivisezione patrocinata dal Comune con la partecipazione dei
rappresentanti dell’ateneo ha suscitato aperture incoraggianti solo grazie ad
una pressione decisa e costante sul sindaco Farioli, nel corso della quale si è
arrivati persino ad uno sciopero della fame.
In questo senso, ci sembra evidente che le istituzioni non siano disposte a
mettere in discussione un’attività che è chiaramente legata da diversi fili ai
grandi interessi economici e politici che si esprimono anche nelle aule
universitarie.
Pensiamo quindi che questa richiesta di intervento rivolta alle istituzioni
sarebbe ingenua quanto l’accettazione dell’arrogante pretesa degli scienziati di
determinare senza interferenze le scelte che spettano all’intera società
facendo leva sulla soggezione fornita dal loro ruolo di "specialisti".
Questo autoritarismo esercitato dagli esperti è uno degli aspetti del sistema
della sperimentazione animale che abbiamo sempre denunciato, chiedendo, con le
nostre iniziative, agli amministratori locali ed ai ricercatori stessi di
rendere conto dell’impatto delle proprie scelte sulla vita di migliaia di esseri
senzienti.
Contro le torture nessuna delega
La lotta contro la vivisezione necessita ora di un impulso decisivo? affinché
la situazione, a Busto Arsizio come altrove, trovi uno sbocco finalmente
promettente.
I politici di ‘mestiere’ a braccetto con la ricerca pubblica e privata
attraverso una serie di artifici specisti e altrettanti ricatti emotivi riescono
a disattendere, pur nell’indignazione generale, ogni considerazione etica che
dovrebbe indirizzare le diverse esistenze verso un’allargata convivenza.
E’ dunque alle persone che vogliamo parlare: è a loro che vogliamo mostrare lo
sguardo profondo degli animali torturati, è a loro che chiediamo di riflettere
sulla condizione delle cavie e sulla legittimità di questa attività che si
pretende eticamente neutra.
E’ per questo che abbiamo chiesto di aprire i laboratori al pubblico: per
mostrare come la tortura sia una precisa scelta di sopraffazione di soggetti
indifesi, volutamente nascosta ai "profani", ai comuni "cittadini", alle
persone.
Ed è per questo che abbiamo invitato i cosiddetti cittadini ad ambire a molto
di più che votare, delegare e avere fede in chi si pone, per mezzo
dell’esercizio dell’autorità, come loro ingannevole e fuorviante
rappresentante.
Le cavie sono ovunque
Il muro contro cui ci scontriamo è tuttavia molto più ampio di quanto si
pensi, poiché è chiaro come la vivisezione sia qualcosa di più di una pratica
antiscientifica e obsoleta, di un cancro asportabile dal tessuto sociale con il
bisturi, o addirittura intenzionato a regredire spontaneamente, travolto dal
luminoso cammino del progresso.
La sperimentazione animale è innanzitutto un’appropriazione violenta di corpi,
corpi deliberatamente resi oggetti portando come giustificazione questa o quella
differenza rispetto alla specie dominante. La nostra società è una società
che imprigiona corpi, che li discrimina di volta in volta sulla base della
"razza", del permesso di soggiorno, del sesso o delle preferenze sessuali,
dell’età, della ricchezza e della povertà, tutelando chi manifesta la sua
acritica adesione al paradigma dominante e parallelamente sopprimendo
(…"sacrificando" – direbbero gli astuti vivisettori) le voci del dissenso,
della non omologazione, della rivolta.
L’urlo insonorizzato della cavia, intrappolato all’interno dello stabile
bustocco dei Molini Marzoli, assume quindi diverse connotazioni, giungendo a
comprendere potenzialmente tutti i "diversi", semplicemente se gli prestiamo
orecchio.
E la nostra società è una società che ha bisogno di capri espiatori, di
annullare la spontanea solidarietà verso l’altro, per celare le proprie colpe
verso se stessa.
E’ così che si può continuare a dichiararsi antirazzisti, civili e
progressisti mentre si uccide Abdoul solo per un pacco di biscotti, mentre si
spara a Sahid solo perché ha chiesto il suo stipendio, mentre si squarta Mickey
mouse H1819, perché tanto. è solo un topo.
(http://it.youtube.com/watch?v=KfG3ivknjJw)
Noi chiediamo a delle persone di spezzare il silenzio sui soprusi subiti da
altre persone, perché spezzare il silenzio su una forma di violenza significa
spezzarlo su tutte.
E’ per questo che siamo idealmente vicini a tutte quelle persone che oggi a
Roma stanno spezzando il silenzio generale con un grande corteo antirazzista che
pone al centro l’accettazione del diverso.
E’ su questo che vogliamo prendere la parola, senza delegare quella capacità
di indignarsi che oggi sembra così rara, nascosta dalle necessità quotidiane
del lavoro, della casa, di relazioni ingabbiate in ruoli prestabiliti, eppure
presente in potenza in ognuno di noi.
Per la liberazione animale e umana: se non ora, quando?
L’indignazione stessa non può però accontentarci se non si tramuta in una
volontà di agire in prima persona, senza aspettare che qualcun altro ci lavi il
piatto sporco, in una volontà di chiedere ai responsabili della tortura ed ai
loro portavoce di rendere conto del proprio operato, in una volontà di
costruire un sistema di relazioni che questa violenza la rifiuti.
Una società che della sperimentazione animale non sappia che farsene.
Una società che non abbia bisogno di "sicurezza", di colpevoli, di vittime.
Una società che rifiuti di sezionare se stessa attraverso i corpi dei suoi
membri più deboli.
La nostra presenza oggi per le strade rischia di rimanere una ulteriore
rappresentazione di impotenza se permettiamo che si esaurisca in questa singola
occasione.
Come Coalizione contro la vivisezione nelle università, come
antivivisezionisti antispecisti, continueremo a smascherare in mille maniere
Comune e Università in modo da sfruttare l’evidenza crescente della sadica
farsa nella quale sono implicati, procedendo verso il giorno della prima, vera
resa dei conti!

CONTATTALI ANCHE TU, ESIGENDO CHE VENGA FISSATA DEFINITIVAMENTE LA DATA DELLA
CONFERENZA PUBBLICA SULLA VIVISEZIONE, PROMESSA BEN 10 MESI OR SONO:
GIORNATA CHE CI VEDRA’ OPPOSTI SENZA TIMORE AGLI AGUZZINI E AI LORO COMPLICI DI
FRONTE AI DIRETTI INTERESSATI, LE PERSONE

Uninsubria (Rettorato):
renzo.dionigi@uninsubria.it, giorgio.conetti@uninsubria.it
Uninsubria sede di Busto Arsizio: 0331-339411
Comune di Busto Arsizio: info@comune.bustoarsizio.va.it
tel 0331 390111 – fax 0331 390291

Mantieniti aggiornato sull’incidere della campagna visitando il sito
www.bastavivisezione.net

Prendi parte attiva all’opposizione allo sfruttamento animale e umano!