La lunga estate di via Corelli

Cronologia della dura rivolta dei rinchiusi nel lager di via Corelli. Dal Comitato antirazzista milanese.

Mercoledì 20

Dovrebbe
essere la giornata dell’ennesimo incontro promesso e mai avvenuto, fra
i prigionieri e la direzione del CIE, ridotto ormai a lager, per
risolvere l’aumento della porzione dell’acqua … Nel pomeriggio, mentre
continuano le azioni di protesta, è permesso l’ingresso ad una
delegazione di giornalisti.

Lunedi 18

La protesta
non conosce interruzione. Una delle due sezioni dove vengono rinchiusi
gli uomini è stata quasi completamente distrutta dagli incendi, i
gabinetti sono intasati, le docce sembrano colabrodi. Molte persone
sono costrette a passare la notte nel quadrato dell’aria o ad abitare
nelle celle ridotte a porcili.
Nella notte un ragazzo, Ibrahim, per disperazione ingerisce pezzi di
plastica, delle pile. Portato all’ospedale riuscirà a saltare una
finestra e a conquistare la libertà. Finalmente una nota umana nella
voluta animalità che governa via Corelli.

Domenica 17

La
protesta contro la scarsità dell’acqua potabile, il pasto fisso a base
di riso … sfocia in rivolta. I prigionieri incendiano i materassi,
gettano il cibo nei corridoi, salgono sui tetti delle baracche. I
militari di guardia entrano per spegnere l’incendio e si ritirano. A
serata avanzata la polizia entra in forze e manganella.Giovedì 14
mattina numerosi poliziotti e militari, con scudi, manganelli,
lacrimogeni … sono entrati nelle sezioni, hanno immobilizzate,
ammanettate e trascinate via 6 persone; non si sa dove le abbiano
trasferite.

Mercoledì 13

La protesta per avere un
aumento della razione d’acqua potabile non conosce pace. Mercoledì i
prigionieri hanno gettato le razioni di cibo nei corridoi, in alcune
sezioni sono volati in aria i vetri (o la plastica che sia), in altre
sono andati in fumo altre suppellettili. Questa è la risposta al
disprezzo, all’arroganza ai continui rimandi di chi dirige direttamente
il CIE, cioè, prefettura, questura e croce rossa, che rifiutano di
ascoltare ed esaudire le richieste dei prigionieri.

Inizio-metà agosto 2008

Nei
giorni dei volantinaggi (vie Padova e Imbonati) contro il potenziamento
del controllo militare dei quartieri, del Centro di Identificazione e
Espulsione ( CIE di via Corelli) e chissà che altro, nel CIE è partito
uno sciopero della fame per l’immediata liberazione di tutti, contro
soprusi, prepotenze, vigliaccherie di ogni genere, riservate là dentro
ai prigionieri, da polizia, croce rossa e soci. A dar man forte a
questo andazzo nazi ora sono giunti anche i militari, le Forze Armate.

Ciononostante,
in barba al continuo ricambio, alla separazione del CIE in 4 sezioni
(donne, trans, uomini e richiedenti asilo) venerdì 8 i prigionieri sono
riusciti a mettere in piedi una nuova protesta collettiva. Vogliono
l’acqua da bere, poiché il mezzo litro fornito loro con il pasto di
mezzogiorno e l’altro mezzo litro con la cena non sono assolutamente
sufficienti. L’acqua dai rubinetti è imbevibile. Chi non ha soldi per
acquistarne crepa di sete o deve andare ad elemosinare. I distributori
automatici, dove le bottigliette costano 30 cts, a volte rimangono
vuoti per ore.

I prigionieri si sono dati una delegazione
chiamata più volte da chi dirige il CIE, ma sempre rinviando ogni
decisione e dilatando l’incontro decisivo fino a martedì (12) mattina.
La sera di lunedì dentro hanno dato vita ad una battitura collettiva a
sostegno delle richieste e comunque contro lo schifo quotidiano e
duraturo.

Martedì 12 giorno fissato per l’incontro i prigionieri
hanno avanzata un’altra richiesta: sia aumentata e rispettata la durata
dei colloqui con i familiari. Il tempo dei colloqui dovrebbe essere
mezz’ora; sistematicamente il poliziotto di turno la riduce,
volontariamente a piacere, a 15 min. anche 10, impedendo un qualsiasi
gesto affettuoso, con la sua parola e con la sua presenza invadente.I
prigionieri chiedono che il tempo sia eguagliato a quello minimo del
carcere, cioè, 1 ora.

Sempre in questa giornata i prigionieri
sono riusciti a far sentire la loro voce fuori attraverso interviste a
Radio Popolare, Radio Onda d’Urto di Brescia e Radio Black Out (nei cui
siti sarà rintracciabile il tutto) in cui ci dicono apertamente che
Guantanamo è qui, in via Corelli.

L’incontro non ha portato nulla di nulla. I prigionieri stanno
discutendo sul da farsi. Oggi si è verificato l’ennesimo tentato
suicidio, sventato dall’intervento dei compagni di cella. L’atto è
stato compiuto da un ragazzo che chiedeva di essere espulso subito,
piuttosto che continuare a subire il razzismo italico, ben espresso
dalla gabbia merdona di via Corelli. Chiedono anche una maggiore
variazione nell’alimentazione: a Corelli ogni giorno li viene
distribuito un piatto di riso, sempre riso, modificato nel condimento
ma sempre e solo riso.