TORINO: OCCUPATO ATRIO DEL MUSEO EGIZIO
Oggi pomeriggio (29 giugno 2008), un gruppo di antirazzisti facenti
riferimento all’Assemblea Antirazzista ha occupato l’atrio del museo
egizio di Torino.
All’esterno è stato appeso uno striscione con la scritta “Gli egiziani li volete solo schiavi o morti”.
La
guardia giurata che sorveglia il museo ha dato in escandescenze
spintonando qualche manifestante, i responsabili del centro hanno
cercato
senza successo di rimuovere lo striscione. Dopo alcune fasi concitate
hanno capito la natura simbolica del gesto e si sono tranquillizzati.
Dopo
un’ora di volantinaggi e speakeraggio, gli antirazzisti hanno posto fine all’occupazione dell’atrio.
Due settimane fa a Settimo Milanese tre operai egiziani sono caduti
dall’impalcatura del cantiere dove lavoravano: due di loro sono morti.
In
provincia di Varese un altro egiziano, Said, è stato ucciso dal padrone
per il quale lavorava suo fratello, per aver chiesto tre mesi di
stipendio
non pagato.
Come loro campano e muoiono tanti “senza carte”. Le loro vite e le loro
morti pesano come macigni sulla coscienza di ciascuno di noi, che
viviamo
in un paese dove leggi razziste relegano nel limbo dell’irregolarità migliaia di esseri umani.
Sta a noi metterci in mezzo, fermare questa barbarie quotidiana.
Ai visitatori che entravano al Museo è stato distribuito un volantino che riportiamo sotto.
GLI EGIZIANI O LI VOLETE SCHIAVI O LI VOLETE MORTI
Gentili visitatrici, gentili visitatori che state per entrare nel Museo
Egizio di Torino, ci permettiamo di interrompere il normale flusso
della fila per dirvi due parole. Data la necessità e l’urgenza di
quanto vogliamo comunicarvi, siamo certi che comprenderete
l’eccezionalità del metodo impiegato per attirare la vostra attenzione.
Molti anni sono passati ormai da quando le mummie che state per vedere
arrivarono qui dal lontano Egitto, e non è dato sapere se siano entrate
in territorio italiano in modo regolare, o clandestinamente.
Abbiamo il fondato sospetto che siano state trafugate in modo
truffaldino, assieme ai tesori di inestimabile valore che sempre qui
troverete. Ma in fondo poco importa, perché queste mummie sono arrivate
a Torino letteralmente già morte e sepolte da un pezzo.
Capita ovviamente anche al giorno d’oggi che degli stranieri approdino
sulle coste italiane, in genere più morti che vivi. E non certo morti
per una lunga e ricca vecchiaia, ma affogati durante il naufragio della
nave che doveva portarli via dalla loro miseria, come accade di
continuo ogni
estate, come è accaduto solo qualche giorno fa, con una nave che
trasportava decine di disperati provenienti, tra l’altro, proprio
dall’Egitto.
Quelli che hanno la fortuna di sopravvivere al viaggio, rischiano poi
incrociare sulla loro strada un poliziotto, e rimanere uccisi durante
un "normale controllo di polizia" o di rimanere intrappolati nella
tremenda macchina delle espulsioni, per finire in un Cpt in attesa di
deportazione.
E anche lì rischiano di morire, come è successo un mese fa a Fathi
"Hassan" Nejl, morto di polmonite nel lager di corso Brunelleschi,
lasciato senza cure dai volontari della Croce Rossa che gestiscono il
centro.
Quelli che sulla loro strada hanno la fortuna di trovare un padrone
disposto ad assumerli, preferibilmente in nero, rischiano (più degli
italiani, le statistiche parlano chiaro) di morire per un incidente sul
lavoro. Per rimanere in tema, qualche settimana fa in provincia di
Milano due clandestini egiziani morirono cadendo dall’impalcatura di un
cantiere.
E quelli che hanno la fortuna di non morire di lavoro, rischiano
comunque di morire per mano del padrone in persona, o di suo figlio,
come è successo a Said, che era andato ad accompagnare suo fratello a
riscuotere due mesi di stipendio arretrato dal padrone di una ditta in
quel di Gerenzano, nel produttivo hinterland milanese.
Certo, osserverete ora voi, anche se un morto è un morto e tutti i
morti sono uguali, a differenza dei moderni clandestini, i faraoni che
state per ammirare avevano dalla loro parte il potere religioso ed
economico, e a ben guardare le loro salme ricordano più il cadavere del
penultimo papa o
quello del penultimo padrone della Fiat. Siamo d’accordo. Infatti anche
questi ultimi, come i faraoni di ogni epoca, hanno avuto il privilegio
di un addio da parte di lunghe e ordinate file di visitatori.
Ma tutti gli stranieri morti in questi anni rischiano di non avere la
stessa fortuna. L’ultimo pericolo che essi ancora corrono è quello di
essere presto dimenticati, e forse mai vendicati. Questo, di sicuro,
dipende anche da noi.
Alcuni antirazzisti torinesi