Corteo a Verona

SABATO 17 MAGGIO – CORTEO ANTIFASCISTA

Stazione Verona Porta Nuova ore 15.00


treno antifascista da Milano:

appuntamento in Centrale, ore 11.00, biglietto scontato 10€ A/R – info 


 

ULTIMO AGGIORNAMENTO:

SPEZZONE AUTORGANIZZATO AL CORTEO DI VERONA

Un centinaio di compagni di diverse realtà si sono trovati a Verona,
domenica 11 maggio, per un presidio contro la normalizzazione delle
città, contro il fascismo e in solidarietà con i compagni arrestati.
Il presidio è stato anche un’occasione per discutere della
manifestazione del 17 maggio a Verona. Si è condivisa e confermata la
volontà di creare uno spezzone autorganizzato, fuori da ogni
compatibilità istituzionale, durante il corteo di sabato (ritrovo ore
15,00 davanti alla stazione di Porta Nuova).
La misura della violenza fascista è colma. Non staremo a guardare.
i compagni riuniti a Verona l’11 maggio


SEGUONO ALTRI DOCUMENTI 


 

Nicola è ognuno di noi

Per sconfiggere insieme la paura  scendiamo in piazza per
svegliare la città che troppe volte ha girato la testa, non deve farlo
anche questa volta e mai più.

Mobilitiamoci e riprendiamo la parola prima che l’ipocrisia riscriva anche questa storia.

per una Verona libera dalla paura,
per una Verona libera dall’odio,
per un Verona libera da vecchi e nuovi fascismi,
libera dall’intolleranza, dal razzismo, dall’ignoranza
perchè esiste una Verona coraggiosa, aperta, indignata
perchè guardarsi all’interno, riconoscere il male profondo del nostro
tempo e della nostra città.
Costruiamo
assieme un corteo che attraversi e viva la città in una giornata aperta
alle iniziative e ai contributi di tutte e tutti.

Nel 2008 a Verona si muore ancora di fascismo.
Al posto di Nicola poteva esserci ognuno di noi.

Assemblea cittadina promotrice della manifestazione
per adesioni: adesioni17maggio@gmail.com

 


 

Il tempo delle parole è finito.

E’ ora di fermare il fascismo, sconfiggerlo si può e si deve!
Lanciamo un appello a tutte le realtà antifasciste, per la costruzione
di un corteo autorganizzato e autodifeso, alla manifestazione nazionale
antifascista del 17 Maggio a Verona.
Dopo la morte dell’ennesimo ragazzo assassinato dai fascisti, è il
momento di dare una risposta fuori dal coro, degli “educatori pacifici
pacificati” e dei “circhi” mediatici sciacalli di professione.
In una città dove s’invoca una sicurezza razzista e poliziesca nei
confronti d’immigrati, diversi, e non allineati a questo sistema di
sfruttamento e repressione, si continua a morire di fascismo.
In queste città si continua a morire nei posti di lavoro per ingrassare
la ricca casta imprenditoriale genitrice degli stessi nazifascisti che
poi di notte uccidono, accoltellano, e aggrediscono.
Dove c’è profitto c’è sfruttamento, dove c’è sfruttamento ci sono schiavi da reprimere!
Crediamo nella necessità di riportare nelle strade di Verona
L’ANTIFASCISMO, che da decenni le istituzioni di destra e sinistra
tentano di cancellare con revisionismi d’ogni tipo.
In loro è troppo forte la paura che rinasca una coscienza libera e
antiautoritaria, nella società veronese, ormai omologata e supina alle
mentalità del profitto e del razzismo.

Questo corteo non accetterà alcuna provocazione interna o esterna.

Non accetteremo nessuna strumentalizzazione dalla stampa asservita,
la quale da quando è stato assassinato Nicola, continua nel suo servile
lavoro di disinformazione e costruzione di un alibi, per i “poveri”
giovani fascisti, in fondo “vittime” anche loro di questa “dissennata”
società.
Questa è la tesi che stanno definendo assieme a questura, prefettura, politici, e chiesa.
Non ci interessano i piagnistei ipocriti della cittadinanza silenziosa,
che con la sua mentalità gretta e da “borghese di provincia”, ha creato
le basi e la tolleranza per questi assassini, come pensiamo siano
squallide e complici le figure dei politicanti sinistri veronesi e non.
I vari Valpiana, professionisti della solidarietà parolaia a destra e a
sinistra, per non scontentare nessuno, sono sempre pronti a dare
solidarietà ai nazisti come Castorina e Mancini o ai carabinieri e alla
polizia nelle loro “favolose” operazioni contro compagni/e e
antifascisti/e, che quotidianamente lottano per una società libera .
Non credano neppure di avere agibilità e parola gli sciacalli politici
alla Welponer e loro sconfitti partiti politici, che per anni nei
salotti della politica bene, hanno “filosofeggiato”, mentre il fascismo
si organizzava apertamente aggredendo, accoltellando e assassinando per
le strade compagni/e e chiunque non fosse allineato alla loro infame
mentalità. Se pensano di cavalcare l’onda per accaparrarsi qualche voto
utile alla loro misera esistenza, hanno sbagliato di grosso!

Forza Nuova nelle ore seguenti all’omicidio, in un ignobile tentativo di camufare la realtà ha diffidato chiunque ad associare al partito i cinque assassini.
Il camerata bastardo Federico Perini si è presentato alle ultime
amministrative come candidato del partito neofascista di Forza Nuova!!
Chi parla di antifascismo solo in termini di cultura contro la violenza
è in malafede come chi considera questi infami atti solo fenomeni
sociologici di disadattamento giovanile. L’antifascismo è culturale ma
anche pratica quotidiana nelle scuole, nei posti di lavoro e nelle
strade.

Il tempo delle parole è finito.

Antifascisti/e veronesi.


 Al posto di Nicola poteva esserci ognuno di noi

Mercoledì alla notizia abbiamo tremato. Un dolore alla pancia, un
presentimento. Mai come ora avremmo voluto essere smentiti. Non è così.
La cronaca riassume drammaticamente la storia di questa città. Degli
ultimi anni ma anche di trent´anni fa. Abel e Furlan. Figli annoiati
della Verona bene che riempivano il loro tempo dando la caccia a
presenze non conformi della nostra città. Avevamo purtroppo ragione.
Cinque ragazzi. Giovanissimi. Chi più chi meno, figli della Verona
bene, legati agli ambiti della tifoseria neo fascista, militanti o
anche semplicemente simpatizzanti alla lontana dei movimenti o dei
partitucoli dell´estrema destra cittadina. Vestiti bene, all´ultima
moda. Alcuni con precedenti recenti, per atti di razzismo o per
problemi allo stadio.
Un certo clima culturale e sociale, alcuni imprenditori politici, un
generale vento che spira ha suggerito un processo di
riterritorializzazione: lasciare, o meglio, non limitarsi alle
periferie, accantonare l´anima stradaiola e la "storica" attitudine
"antiborghese" per rimpossessarsi del centro città.
Nicola è stato ucciso non perché avversario politico, non perché
rappresentava il nemico, nemmeno perché diverso : migrante, comunista,
gay, zingaro, barbone.. Solo e "semplicemente" perché estraneo, non
familiare, non compatibile.
A che serve oggi raccontare per l´ennesima volta lo stillicidio di
aggressioni?…Uno stillicidio di aggressioni motivate da "futili
ragioni", spesso nel pieno del centro città. Come gli accoltellamenti
dell´ estate 2005, come le sistematiche azioni contro i “diversi”
(capelloni, alternativi, mangiatori di kebab, tifosi del Lecce…)
compiute da una ventina di ragazzi figli della Verona bene, emerse da
un inchiesta della DIGOS nella primavera scorsa. Come la "cacciata" da
piazza erbe, l´autunno scorso, l´episodio non più violento ma più
emblematico, quando alcuni antagonisti veronesi in quella piazza per
bere lo spritz vennero aggrediti ed espulsi dalla stessa tra l´applauso
generalizzato e pre-politico di decine e decine di astanti. O come
l´ultimo fatto "marginale" in Valpolicella (il paese di Nicola) la
lettera di una madre sul settimanale locale, del mese scorso, in cui si
cercano testimoni di un´aggressione avvenuta in un bar , dove un
ragazzo di colore giovanissimo è stato massacrato e ridotto in
stampelle (fortunatamente provvisorie) tra cori da stadio e inni del
ventennio, nell´imbarazzante omertà dei clienti,..
Per evitare che si ripeta.
Guardando al futuro. Partendo dalle radici, quelle storiche certo.
Innanzitutto quelle attuali. Il delirio securitario. Da tempo e in
maniera esponenziale con le ultime amministrative un linguaggio si è
imposto. Ci siamo svegliati una mattina ed abbiamo scoperto di essere
in guerra, sotto assedio. Il nemico viene sempre da fuori e fuori deve
tornare. Questo è il linguaggio criminale che succhiano col latte i
figli di questa città.
Caro sindaco, alcune provocazioni….
Dovremmo immaginare che quest´ ultima aggressione sia solo un effetto collaterale di una ronda autogestita?
Dobbiamo spalleggiare il sindaco nella richiesta di 72 agenti di polizia per presidiare la notte il Bronx di Piazza Erbe?
Dovremmo concordare con la lega la liberalizzazione della armi di
difesa personale e suggerire a tutti i diversi di questa città di
girare armati?
Noi chiediamo le sue dimissioni perché simbolicamente lei è uno dei
mandanti morali di questa tragedia. Perché riempiendosi la bocca della
parola d´ordine sicurezza ha alimentato una forma di "insicurezza" che
non produce voti, legittimando la libera e spontanea pretesa di
ristabilire il decoro, di ripulire il centro città e i quartieri dai
nemici della presunta veronesità. Perché il suo successo poggia
sull´odio, non vive senza un nemico, alimenta una guerra irresponsabile
le cui conseguenze pagheremo a lungo. Si deve vergognare per ciò che ha
detto e per i silenzi, perché l´acqua che oggi getta sul fuoco se fosse
stato coinvolto un non veronese sarebbe diventata benzina. Perché non
avere detto una parola di condanna sui maledettamente e sempre uguali
pestaggi in centro, ha provocato quello che è successo a Nicola.
Quante vite rovinate servono per aprire gli occhi?
A cosa è servita la tragedia di Nicola?
Quanto è successo a Nicola non può "capitare"
Quanto è successo a Nicola non può non insegnare
Quanto è successo a Nicola non può ripetersi.

 


Comunicato uscito dall’assemblea antifa di mercoledì sera a Monza (FOA Boccaccio)

CALCI E PUGNI???

La morte di Nicola a Verona è ormai un fatto noto che ha avuto grande
risalto su tutti i media. Mezzi di informazione che inizialmente hanno
avuto un approccio tiepido, riflesso della gestione tenuta dalle forze
dell’ordine, carabinieri e digos, i quali hanno impiegato quattro
giorni per individuare gli assassini, già segnalati per pestaggi simili
nella tele sorvegliata Verona, e che non sono poi "riusciti" ad
arrestarli: infatti ben 3 su 5 si sono costituiti beneficiando così in
prospettiva di sconti di pena. Immediata invece tra noi la sensazione
di avere chiaro cosa era successo:

IL 1 MAGGIO 2008 A VERONA 5 NEOFASCISTI HANNO AMMAZZATO UN RAGAZZO

È chiaro che si tratta di un OMICIDIO POLITICO. Non è una morte
procurata da un violento pestaggio del cosiddetto branco di 5 ragazzi
ventenni della "Verona bene" scaturito da "futili " motivi, come si
cerca di fare credere, ma è il risultato di un clima alimentato da veri
e propri imprenditori politici dell’intolleranza e della violenza. Le
campagne orchestrate sulla sicurezza che ‘spacciano’ insicurezza per
limitare le libertà personali e collettive hanno come pilastro la lotta
contro chi è diverso, qualunque sia la differenza. Allora aggredire un
ragazzo per strada per il suo abbigliamento o assaltare sedi politiche
e centri sociali o fare raid ai concerti o ai campi nomadi è la pratica
tollerata e legittimata per frange sempre più estese.

Il problema di Verona non è se i componenti siano organici ad
organizzazioni neo fasciste o naziste ma che con esse condividano lo
stesso terreno politico, gli stessi luoghi e le stesse pratiche. Anche
se emerge che proprio uno degli assassini si è presentato alle elezioni
comunali per Forza Nuova dove il candidato sindaco è quello stesso
Roberto Bussinello che, come avvocato, è oggi vergognosamente attivo
nel difendere i neofascisti insistendo sui risultati dell’autopsia che
renderebbe, secondo lui, meno gravi le loro responsabilità.

Per l’omicidio hanno arrestato cinque infami che alle spalle hanno
aggredito tre ragazzi. Sono giovani neo fascisti veronesi riconosciuti.
Probabilmente per questo assassinio "pagheranno" con qualche anno di
carcere, al di là dei proclami del sindaco Tosi, messo alle strette per
le sue vicinanze politiche con ambienti della destra veronese e
costretto a fuga in avanti, invocando condanne esemplari, mentre tace
su anni di connivenza con gli ambienti xenofobi e fascisti. I magnaccia
e protettori politici che hanno legittimato e difeso negli anni la
destra veronese, in tutte le sue componenti, non saliranno sul banco
degli imputati. Accusare loro, inchiodarli alle loro responsabilità è
un nostro dovere. Esistono infatti zone grigie dove si confondono e si
incontrano soggetti apparentemente diversi tra loro: pezzi delle
istituzioni, personalità politiche, gruppi neofascisti, che condividono
un orizzonte comune di discriminazione ed intolleranza. Zone grigie che
si rispecchiano in alleanze politiche e in cartelli elettorali dove
forze fasciste trovano posto, nel più totale silenzio e
nell’indifferenza.

Indifferenza anche delle forze della sinistra (?) istituzionale. Per
questo ci fanno schifo le dichiarazioni di Veltroni che nella Roma, di
cui è stato a lungo sindaco, teatro di ripetute aggressioni squadriste,
coltivando una politica di equidistanza e quindi di connivenza,
vorrebbe oggi condannare i neofascisti. Ipocrita il suo atteggiamento
che specula sulla morte di un ragazzo. Schifo anche per le parole del
neo Presidente della Camera Fini che definisce più grave il fatto di
bruciare una bandiera in nome di un dissenso politico che l’assassinio
di un ragazzo. Tra tutte le infamie che vengono alimentate la peggiore
è il tentativo di spoliticizzare e minimizzare i fatti. E’ un OMICIDIO
POLITICO per natura e per matrice, non è stata una rissa o un episodio
casuale. E’ stata un’aggressione.

È una storia che si ripete tristemente. Come per Dax, a Milano, la
versione rimbalzata dai media è quella della rissa tra balordi e noi, i
suoi compagni, eravamo dei barbari che volevano sottrarre la salma
all’ospedale. Così a Focene, Roma, per Renato … e oggi a Verona per
Nicola. Ma anche nel resto dell’Europa, a Madrid per l’omicidio di
Carlos, giovane antifascista accoltellato a morte l’11 novembre 2007,
la motivazione propagandata dai media era il "bullismo", poi smentita
dall’esplicita vicinanza delle formazioni neofascista spagnole con
l’assassino. Un riferimento internazionale che mostra lo stesso clima,
le stesse dinamiche, le stesse coperture.

I ragazzi uccisi sono ragazzi come noi. Colpiti in nome di
un’ideologia e di una cultura volta all’eliminazione del diverso. Una
mentalità fondata sulla xenofobia e sull’insicurezza diffusa. Una
mentalità frutto di una crisi sociale che, invece di ri-saldare i
legami di solidarietà e di unità, vuole dividere, individuando
responsabilità in fantomatici nemici da eliminare. Una mentalità in cui
l’ideologia fascista trova un terreno fertile per crescere e
riprodursi.

Questo è un OMICIDIO POLITICO

Perché è da fascisti picchiare con " CALCI E PUGNI" o pensare "NEL
DUBBIO MENA" o " DIFENDI IL TUO SIMILE DISTRUGGI TUTTO IL RESTO", come
recitano le magliette diffuse anche a Milano dagli esponenti del
circolo Cuore Nero. Colpire il diverso con la certezza che tanto si
gode della sostanziale impunità e anche dell’appoggio/silenzio
vigliacco e ipocrita di chi assiste alle violenze.

L’omicidio di Verona non è un fatto isolato ma è la punta più
tragica di un iceberg fatto di migliaia di aggressioni, attentati e
intimidazioni diffuse in tutto il territorio nazionale. Il problema è
nostro e nostra deve essere la soluzione del problema.

Di fronte alle aggressioni, da tutte le aggressioni, rivendichiamo
il dovere di difenderci, di non farci impaurire e di passare al
contrattacco: aumentando la presenza in città e nell’intervento
politico; continuando a coltivare la memoria necessaria per contrastare
il riemergere di spinte discriminatorie e razziste; costruendo percorsi
di partecipazione e reti di solidarietà.

Per questo siamo vicini alla famiglia e agli amici di Nicola, noi
che a Milano abbiamo vissuto come loro un omicidio da parte dei
fascisti. Per questo saremo al corteo a Verona il 17 maggio partendo da
Milano in treno con appuntamento alla Stazione Centrale alle 10 30.

Per combattere il fascismo di strada e il fascismo di regime.

Con Nicola nel cuore


A proposito dei fatti di Verona

Una città di fantasmi che uccidono.
Questa è Verona. Una città che rischia di far da battistrada a tante
altre. Una città in cui un gruppo di neofascisti massacra di botte e
ammazza un ragazzo. Una città in cui la polizia pesta e arresta chi s’incaponisce a commettere e a difendere quel grave crimine che è diventato bere una birra all’aperto.

Perché accomunare due fatti così apparentemente distanti?

Perché la squadraccia che ha assassinato Nicola Tomassoli è un
prodotto del clima, ormai imperante ovunque, di normalizzazione e di
guerra ad ogni forma di diversità. Un clima imposto da coloro –
governanti di destra e di sinistra, conformisti feroci, commercianti
con i cuori a forma di salvadanai – che vogliono sterilizzare le città
dal virus della vita.

Le strade, in questa utopia totalitaria, dovrebbero servire soltanto
per andare e tornare dal lavoro. Le periferie per dormire. I centri
storici per essere visitati dai turisti. Basta. Sedersi sui gradini
di un monumento, bere e mangiare all’aperto, suonare nelle piazze,
ritrovarsi in gruppo senza una meta… tutto ciò è intollerabile. Solo le
merci possono parlare e passeggiare. Le merci e le divise. Tutto il
resto ha un nome ("bivacco") e un destino (la repressione) ben segnati.

Un tale non-mondo – cos’altro è una città in cui non si può
nemmeno mangiare e bere per strada? – trasforma le menti, il modo di
guardare i propri simili e persino la maniera di vestire o di
pettinarsi. Tutti i poveri sono allora un nemico da isolare,
criminalizzare, deportare. Non solo. Anche un codino diventa un segno
di diversità. Da punire. Con la morte.

Politici, giornalisti e magistrati vorrebbero farci credere che
l’assassinio di Nicola è un gesto di violenza cieca, senza colori
politici. Altri fanno finta di scoprire solo ora – perché al governo
c’è la destra – che da alcuni anni a questa parte le aggressioni
neofasciste in Italia non si contano più. E c’è anche chi, nel merdaio
generale, arriva a dichiarare che bruciare la bandiera dello Stato di
Israele in solidarietà con i palestinesi è più grave che ammazzare un
ragazzo.

Non ci accoderemo a nessuno di questi cori. I neofascisti sono i
fantasmi armati del non-mondo in cui ci vorrebbero rinchiudere.
Sappiamo che contro di loro non servono a nulla l’indignazione dei
partiti e la protesta democratica. Contro le loro aggressioni protette
dalla polizia esiste una sola arma: la violenza autorganizzata.

Ma sappiamo anche che nelle città morte – senza conflitto e senza
dissenso – questi fantasmi hanno il loro terreno più favorevole.
Tornare nelle strade e nelle piazze, dunque, a mangiare, a bere, a
discutere, a lottare.

Per rompere una normalità che uccide. In solidarietà con i compagni arrestati. A dispetto di divieti e divise.

Ciò che urge è ormai niente meno che questo: un’offensiva per riprenderci la vita.

Domenica 11 maggio, ore 16.00: presidio in piazza Isolo a Verona

Su queste basi vorremmo organizzare uno spezzone durante il corteo contro il fascismo del 17 maggio a Verona.

anarchici di Verona, Rovereto e Trento