Sul tema dell’attuale crisi dei rifiuti in Campania

Cumuli di contraddizioni in Campania…

E a far pulizia ci
pensa la rabbia sociale!

Tratto da "Senza Censura" n°25, marzo 2008

www.senzacensura.org

 

Pubblichiamo
alcuni interventi all’assemblea che si è tenuta alla libreria Calusca di Milano
il 27 gennaio 2008 sul tema dell’attuale crisi dei rifiuti in Campania e delle
risposte che ne sono seguite sul piano della mobilitazione popolare. Fra i vari
contributi emersi, abbiamo deciso di valorizzare quelli dei compagni interni
alle mobilitazioni di Pianura sia perché, come è emerso un po’ da tutti gli
interventi, quella lotta è riuscita, almeno per ora, ad inceppare il rilancio
dei progetti speculativi della lobbie camorristica-industriale-politica
sull’intera area e sia per gli spunti di riflessione che i compagni hanno saputo
fornire a proposito della composizione sociale e dei motivi di una tale
radicalizzazione della lotta. Il testo integrale dell’assemblea è scaricabile
dal sito di Senza Censura all’indirizzo web www.senzacensura.org in “materiali di
approfondimento”.

 

P. Allora, volevo
ringraziare per averci dato questa possibilità. Io faccio parte del Comitato
Flegreo, a difesa dell’ambiente e del territorio, che è a Quarto, vicinissimo
alla zona di Contrada Pisani dove si voleva riaprire questa discarica. E’ una
discarica che è stata aperta per 43 anni. Pensavo fosse interessante mettervi a
conoscenza della storia di questa popolazione che per anni è stata martorizzata.
La prima aperura della discarica è stata nel 1922 e raccoglieva i rifiuti
locali, i rifiuti solidi urbani ma che, come possiamo immaginare, erano rifiuti
di tutt’altra specie. E’ una discarica che è stata aperta fino agli anni ’80,
per cui ha raccolto rifiuti per ben sessant’anni. Sempre negli anni ’80 è stata
poi riaperta ed è restata aperta a singhiozzo fino al ‘93 per accordi presi da
Cutolo con il proprietario della discarica, Di Francia, che è ancora l’attuale
proprietario. Di Francia la marca. Sottolineo questo perché ci sono famiglie che
hanno grossissimi interessi sulla zona circostante Pianura, Pisani… sia in
quanto proprietari della discarica ma anche come mezzi di trasporto.
Nel ’93 c’è stata la prima chiusura della discarica che è risultata satura in
quanto era destinata ad ospitare tutti i rifiuti della regione e quindi non
soltanto, come era previsto, i rifiuti provenienti dalla zona flegrea. Insieme
ai rifiuti della regione aveva anche iniziato ad ospitare, come è stato detto
pure ai telegiornali, rifiuti tossici provenienti da alcune fabbriche del nord
Italia e del nord Europa. Gli scarichi illegali sono continuati, si suppone,
fino a poco prima che venisse localizzato come sito dal piano Panza.
Nel 2003 il sito della discarica dei Pisani viene individuato per smaltire gli
inerti della Colmata a mare dell’Italsider; pericolo scongiurato dalle
mobilitazioni.

Giusto qualche dato in merito anche se non avevo intenzione di dare un taglio
tecnico a questo contributo ma solo per rendersi conto.
16 tonnellate dalla zona di Novara
21 tonnellate di fanghi degli impianti di depurazione di Milano
22 tonnellate di vernici, fanghi di Padova
25 tonnellate di rifiuti speciali da Roma
25 tonnellate di vernici da Novara
103 tonnellate di polveri di amianto dal sito di stoccaggio di Torino
522 tonnellate di fanghi e vernici da Milano
1106 scorie e ceneri di alluminio da Milano
Questa é soltanto l’ultima mappatura che è arrivata dalla zona di Contrada
Pisani. So benissimo che questa è solo una piccolissima parte di quello che è
stato scaricato in quella zona e penso che le esperienze migliori sono quelle
che hanno riportato le persone che abitano in quella zona che per anni hanno
visto scaricare e hanno anche l’esperienza decennale dei propri genitori e dei
propri familiari… File di camion lunghissime che venivano a scaricare,
camionisti che, pure in maniera inconsapevole, da un certo punto di vista, in
autostrada si incontravano con camion provenienti da altre zone e prendevano
grossissime mazzette per venire a scaricare quei rifiuti che gli hanno tolto la
vita. Infatti, come è comparso anche sui telegiornali e nelle trasmissioni
televisive degli ultimi giorni, hanno testimoniato sia i familiari di camionisti
deceduti, camionisti che hanno avuto numerosi tumori e persone che al solo
contatto con le sostanze che dovevano scaricare si sono ritrovate col corpo
ricoperto di bolle. Si tratta di esperienze dirette, non c’è bisogno di tecnici,
i fatti parlano… E se non parlano questi fatti basta farsi un giro in Campania,
nei cimiteri e nei reparti di pediatria.
Purtroppo ormai l’indignazione non basta più, penso che in Campania ognuno
conosca almeno un paio di famiglie dove sono nati bambini malformati, famiglie
con persone con numerosi tumori e tutti riconducibili, che lo dicano o meno i
tecnici, a inceneritori, anche se ancora non ce ne sono molti ma nella zona di
Acerra, ad esempio, è prevista la costruzione di questo inceneritore destinato
alle ecoballe ma poiché la raccolta differenziata non viene effettuata,
diversamente da come avviene qui, nelle ecoballe c’è quindi ogni tipo di
rifiuto. Si è pronti quindi ad accogliere nell’inceneritore di Acerra queste
cosiddette ecoballe. C’è da dire che la zona di Acerra, prima ancora di mettere
in funzione questo impianto, è già considerata come territorio che rientra nella
cosiddetto triangolo della morte a causa dell’incidenza altissima di tumori.

Per quanto riguarda la mia esperienza ai Pisani, dove volevano riaprire la
discarica ma non ce l’hanno fatta, che è vicino a dove io abito, noi come
comitato abbiamo partecipato alla mobilitazione di Giuliano che ha ospitato per
oltre dieci anni le ecoballe provenienti da tutta la Campania e giusto per darvi
un esempio, per farvi immaginare quello che è il sito di Giuliano, è come vedere
160 campi di calcio, uno di fila all’altro; sono piramidi altissime di ecoballe
che evidentemente non sono state messe in sicurezza: non sono stati messi i
teloni al di sopra e al di sotto. Quindi per dieci anni sono state depositate
ecoballe che si stracciavano con le intemperie, con il passare del tempo, con
gli animali che ci andavano a mangiare… E quindi il nostro primo gesto di
solidarietà è stato lì nel territorio di Giuliano dove i tentativi di fermare i
camion che venivano appunto a scaricare le ecoballe in effetti erano molto vani;
infatti sia a Giuliano che come si è verificato pure a Contrada Pisani c’è stato
un dispiegamento e quant’altro veramente impressionante.
Lì a Giuliano, dopo ulteriori proroghe, si è avuta l’attuale chiusura, anche se
dall’attuale piano De Gennaro è previsto un altro sito di stoccaggio e di
deposito di ecoballe. Inizialmente a Giuliano, come comitato, abbiamo avuto
delle difficoltà ad interagire con la popolazione del territorio perché in
realtà noi ci proponevamo di riuscire materialmente a bloccare i camion e
all’inizio questa cosa è stata dura a farla capire perché la popolazione era,
devo dire, rassegnata perché per dieci anni avevavo avuto il deposito di
ecoballe, discariche abusive e quindi non si pensava assolutamente di riuscire a
fermare l’ingresso dei camion. Però col tempo siamo poi riusciti ad intenderci
con loro fino ad arrivare all’attuale chiusura del sito. In seguito poi, il 26
dicembre, abbiamo avuto notizia della volontà di riaprire la discarica dei
Pisani.
All’inizio era un presidio molto scarno, giusto la popolazione locale e come
comitato abbiamo subito cercato di rilanciare il concetto di solidarietà fra le
popolazioni che erano già in lotta contro questi abusi, contro queste violenze
che sta subendo la Campania ormai da decenni. Noi abbiamo definito la Contrada
Pisani una comunità montana metropolitana nel vero senso della parola, nel senso
che è l’ultimo pezzettino di periferia di Napoli occidentale e si offendono se
vengono chiamati periferia perché in realtà sono Napoli però in un territorio
che non ha illuminazione, non ha le fogne, fino a qualche anno fa non aveva
scuole e, anche se per noi può essere una cosa da festeggiare, non c’era neanche
una chiesa. Per cui una popolazione abituata a lottare per avere ogni tipo di
cosa ed è stata anche abituata ad avere a che fare con politici locali che di
volta in volta li hanno ingannati, li hanno venduti per ottenere queste briciole
che spettavano loro di diritto come avere le fogne. E’ una zona dove se piove
non ti puoi muovere ed è difficile viverci effettivamente. In più c’è questa
collina di rifiuti dove recentemente vi è stato anche costruito. Le persone che
sono venute attualmente a viverci, questa è una curiosità, abitano in questi
palazzi che sorgono su una montagna di spazzatura e le persone che non lo
sapevano pensavano di vivere in collina mentre in realtà, in principio, quella
era una piana da cui è derivato il nome appunto di Pianura. Riempendo e
riempiendo di rifiuti e coprendo il terreno ora vedi gli alberi, gli animali ma
sotto c’è la spazzatura.
Insomma, all’inizio abbiamo avuto delle difficoltà ad entrare in comunicazione
con loro, si tratta comunque di una comunità chiusa e per anni è stata anche in
contrapposizione con le altre popolazioni in lotta che rifiutavano l’apertura di
altri siti di discarica perché effettivamente si sentono proprio la pattumiera
d’Italia perché raccolgono non solo i rifiuti della regione Campania ma anche di
quelli provenienti da qualsiasi parte d’Europa… Si dice che vi siano state
sepolte anche due balene, tir interi carichi di rifiuti tossici, valigie
contenenti incartamenti speciali e segreti per cui è anche una situazione
avvolta dal mistero, da questo punto di vista.
Noi come comitato ci abbiamo tenuto molto a rilanciare il concetto di unità
delle lotte, a fargli capire che non erano soli nel senso che in altri posti che
distano 15 chilometri in linea d’aria c’era un’altra mobilitazione in atto e che
quindi era possibile riuscire a vincere.
Soprattutto è stato importante e fondamentale comunicare nei paesi vicini quello
che stava succedendo. In realtà loro da sempre provano ad ostacolare le varie
riaperture della discarica che ci sono state negli anni ma non hanno mai
informato nessuno. Vi dico questo proprio come mia esperienza personale visto
che sono distante pochissimi chilometri e loro hanno sempre bloccato ferrovie,
treni ma non c’è mai stato un volantino o qualsiasi altra cosa che informasse
anche noi che distavamo pochissimi metri da loro. Per cui abbiamo cominciato a
lavorare così con loro e perseverando, essendo li presenti a presidiare con loro
notte e giorno insieme, senza nessun altro fine che quello di ostacolare la
riapertura della discarica, siamo entrati in contatto con loro e sono gente
splendida. Uno degli ultimi risultati ottenuti è stato quello che un gruppo di
donne, le più agguerrite, sono state poi a Giuliano a portare la loro
solidarietà a quest’altra mobilitazione in atto, purtroppo taciuta dai
telegiornali e anche lì attualmente c’è un presidio per evitare che venga aperta
una discarica, un sito che dovrebbe ospitare le ecoballe.
A Contrada Pisani anche tre anni fa c’è stata una mobilitazione perché volevano
portare lì i rifiuti inerti, che poi inerti non sono, della Colmata a mare di
Bagnoli che era una zona che ospitava l’Italsider. C’è stata una mobilitazione
che grazie alla valutazione di impatto ambientale si è riuscito a provare che
questi rifiuti inerti non erano e che dovevano essere smaltiti al massimo in
zone di aree commerciali. Questi rifiuti poi sono stati mandati in provincia di
Formia dove poi grazie alla mobilitazione e alle esperienze maturate in Contrada
Pisani sono riusciti a respingerli. Io non so poi che fine abbiano fatto questi
rifiuti della Colmata a mare di Bagnoli ma una parte, in maniera illecita, è
stata scaricata a Contrada Pisani.
Lì il presidio si è potratto per una decina di giorni, facendo blocchi stradali,
bloccando effettivamente tutta la zona flegrea ed è proseguito fino a dieci
giorni fa, quindi c’è stato un blocco totale degli ingressi alle tangenziali,
degli ingressi cittadini e devo dire che rispetto alle nostre esperienze
precedenti che abbiamo avuto come comitato, c’è stata una sensibilità maggiore
della popolazione anche se non hanno partecipato tutti ma c’era comunque
nell’aria questo spirito si smetterla con la rassegnazione, che per molti
aspetti è propria del popolo napoletano, ma di passare ad una fase di azione.

Come ben sapete in Campania si paga la tassa più alta per lo smaltimento dei
rifiuti e da qui la proposta di non pagare più la tassa sui rifiuti anche perché
poi, e questo è un altro elemento di rabbia, la Gest Line che è la società di
riscossione dei debiti viene gestita dalla moglie di Bassolino, per cui insomma
questo ulteriore intreccio ci ha infastidito non poco. Non si è proseguito in
questo senso però, come dicevo prima, si è comunque passati all’azione, come si
è visto dalle mobilitazioni attuate in zone non interessate direttamente dalla
riapertura delle discariche. Sono state mobilitazioni di solidarietà, erano
manifestazioni di ribellione per lo stato in cui versa la Campania e
effettivamente le immagini che ha poi trasmesso la televisione sono reali, per
quanto ci siano stati dei montaggi su ciò che sono stati i presidi di protesta.
Realmente da due anni a questa parte viviamo tra montagne di rifiuti per cui le
epidemie sono dietro l’angolo.
Come compagni abbiamo notato come le proteste in atto degli ultimi giorni, per
farsi togliere i rifiuti dalle strade, non fossero state poste anche in termini
di solidarietà con le popolazioni che si stanno mobilitando contro la riapetura
delle discariche e in questo abbiamo colto un elemento di disaccordo forse
dovuto alla rabbia della popolazione campana letteralmente ricoperta dai
rifiuti.
Per quanto riguarda la manifestazione ai Pisani, come dicevo, si è mantenuto per
dieci giorni questo presidio che col passare dei giorni è divenuto sempre più
numeroso, c’è stata una grossa partecipazione anche dalle comunità là vicine, da
Quarto, da Pianura; ci sono state occasioni di mobilitazione generale con
manifestazioni e, come ben potete immaginare, con speculazioni politiche di
vario tipo che hanno coinvolto anche personaggi politici che non tantissimi anni
fa, già nel 2003, avevano votato per dare la possibilità al Comune di acquisire
gli stabili dei proprietari della discarica, sia i Di Francia e sia gli altri di
cui ho accennato prima, in maniera tale che il Comune avesse via libera ogni
qualvolta volesse utilizzare quella zona per sversare rifiuti.
A Contrada Pisani, al tempo, vi erano tre vulcani naturali, ora coperti dai
rifiuti; è quel fosso grandissimo di cui parlava De Gennaro all’inizio del suo
mandato ed è proprio quel fosso che rappresenta il problema dei rifiuti a
Napoli, che permette di raccogliere tutti i rifiuti e metterli sotto il tappeto,
lontano dagli occhi.
Come dicevo, nel 2003 questi personaggi politici hanno preso parte alla
mobilitazione per poterci in seguito speculare in termini di voti, ora come in
passato, promettendo posti di lavoro; così come poi è stato perché numerose
famiglie di queste zone, in seguito alle aperture delle discariche, hanno
trovato dei posti di lavoro. Molto si deve addebitare all’ignoranza perché non
si sapeva lo stretto rapporto che c’era fra l’alta incidenza di tumori in
Campania e la presenza di rifiuti tossici e delle diossine che si liberavano
nell’aria. Oggi però la situazione è cambiata, molti di quelli che allora erano
operai oggi hanno preso coscienza e stanno dalla nostra parte. Così non è invece
per i molti personaggi, a cui ho accennato prima, che hanno permesso al Comune
di comprare lo stabile, anche per brevi periodi, perché dopo la mobilitazione
che c’è stata per respingere i rifiuti di Bagnoli e dopo le violenti cariche che
ha subito la popolazione dei Pisani nel 2004, ormai anche gli abitanti di quella
zona hanno in parte capito che l’interessamento dei politici è strumentale e
basta.
Sull’intervento dei politici faccio una riflessione perché è una contraddizione
che stiamo cercando di far scoppiare fra le persone, almeno quelle più
agguerrite, che stanno lì con noi, che stanno ancora combattendo, anche in
questo momento che sembra di stasi perché l’attenzione della stampa si è
allontanata da Contrada Pisani e questo ha fatto si che purtroppo molte persone
si siano allontanate dal presidio… questo può essere anche un nostro limite, non
ve lo so dire, però insieme a queste persone stiamo riflettendo sul ruolo che
rivestono i politici.
Molto è dovuto al fatto che questa popolazione, come penso molte altre, non è
stata abituata ad assumersi la responsabilità di combattere e di contrastare
anche la camorra che in Campania è presente. Forse ora che è lo stato che
gestisce i rifiuti probabilmente si intravede uno spiraglio, una possibilità di
riuscita in più perché la minaccia non è così palese. Il tumore per quanto sia
una realtà presente non è una pistola puntata in faccia perché la realtà
comunque è questa, se ti opponi e ti opponi realmente, così come abbiamo fatto
noi, le minacce le subisci; e non è una lamentela quella che sto facendo qua,
però è per mettervi a conoscenza che la realtà in Campania è questa. Anche
perché gli interessi alla riapertura o meno della discarica, ai Pisani, così
come in tutta la Campania, sono molto intrecciati ma anche molto nascosti e in
realtà quelli che hanno sversato per anni rifiuti ora combattono contro la
riapertura, per cui all’inizio c’è stato quest’attimo di sbandamento da parte
nostra per cercare di capire se combattevano perché i trasporti e la gestione
non era ancora stata spartita o se invece erano persone oneste… e questa è una
cosa ancora da svelare.
Tornando a noi, vi dicevo che dopo questi primi dieci giorni di presidio, di
blocchi stradali, c’è stato questo primo blitz da parte delle forze dell’ordine,
dopo ore intense di costruzione di barricate; sono state veramente ore molto
intense. Hanno raggirato la zona della discarica ed hanno occupato la zona
adiacente ai capannoni con le ruspe e gli altri mezzi che servivano ad iniziare
i lavori, quindi hanno iniziato a portare i teloni e tutto quanto serviva. Dopo
questo primo momento c’è stato uno spostamento del presidio nella zona proprio
di fronte a dove dovevano entrare i camion per iniziare a scaricare, camion che
comunque sono dovuti passare per proprietà private, andando contro le loro
stesse regole. Sono seguite quelle giornate tanto raccontate dalle televisioni
in maniera anche strumentale, credo.
C’è stato un interessamento fortissimo e questo in parte è servito per fare
accrescere il numero dei partecipanti al presidio. Molto di quello che si è
visto è stato reale, sono stati giorni molto intensi.
Dopo quei tre giorni di presidio, di blocchi stradali, di tafferugli con la
polizia, insomma di quanto avete visto, la partecipazione è andata sciamando nel
senso che giorno dopo giorno, calando l’attenzione della stampa, devo dire che è
così, il numero di presidianti è diminuito anche perché nel piano di De Gennaro
inizialmente non si capiva se la discarica dei Pisani fosse prevista o se invece
fosse da utilizzare soltanto come deposito delle ecoballe. Per cui era difficile
spiegare ai partecipanti che la tensione restava comunque alta anche perché se
non fosse stato Pisani sarebbe stato un altro territorio, che era quello di
Giuliano, e questi sono concetti non facili da far passare in una mobilitazione
popolare che avviene nel proprio territorio e dunque è difficile far scattare
quel meccanismo di solidarietà e dargli dei risvolti pratici anche, se come vi
ho detto prima, questo risultato in parte lo abbiamo ottenuto nel senso che è
ancora in atto questo nostro tentativo.
Rispetto al piano De Gennaro ci sono appunto stati degli attimi di sbandamento
nel senso che non se n’è più parlato in televisione, non si riusciva più a
capire se la discarica riapriva o no, se la tensione era scesa realmente o se
stavano pianificando un ulteriore blitz e adesso ci troviamo in questa fase di
stasi momentanea in cui qualcuno, e i politici locali soprattutto, dicono di
aspettare le prime mosse di De Gennaro mentre invece un’altra parte parte delle
persone che stanno presidiando sono della teoria di alzare nuovamente il livello
di scontro e di far capire che Contrada Pisani c’è e non accetterà la finta
storia delle ecoballe anche perché pensiamo che il risultato di aver ottenuto di
ospitare 20.000 ecoballe invece delle 86.000 destinate nella zona di Giuliano
non sia per niente, come ce l’hanno voluto presentare, un buon risultato, anzi.

Noi stiamo cercando di portare una critica all’intero piano dei rifiuti attuato
da De Gennaro adesso e da Cimino precedentemente e anche se la popolazione sa
che De Gennaro è stato mandato appositamente per spazzare via ogni forma di
resistenza cerchiamo di mantenere quel filo fra le varie comunità che
attualmente stanno lottando. Anche se la stampa non da il peso che merita noi
sappiamo che questo è fatto in modo strumentale per presentare una finta
vittoria nel territorio di Pianura per poi appunto spazzare via tutte le forme
di resistenza che attualmente sono in atto così come nel territorio di Avellino,
di Benevento, di Villaricca, un po’ sparse in tutta la Campania. Anche questa
mossa di De Gennaro è stata tattica perché scegliendo siti molto distanti fra
loro ha creato problemi di comunicazione fra noi che ci troviamo in Campania, in
termini proprio di poterci spostare nel territorio.
Come dicevo prima il nostro tentativo è quello di cercare di far capire che
siamo sempre presenti; che Pisani è come qualsiasi altro territorio violentato e
cerchiamo anche di far capire la vicinanza delle altre realtà in lotta presenti
in Italia che non riguardano solamente la situazione dei rifiuti. Abbiamo
parlato dei movimenti del No Tav, di quello che sta succedendo a Vicenza perché
sono cose che per quanto se ne parli in televisione non sono conosciute dalla
gente o forse non sono collegate con le violenze che loro stessi stanno subendo,
come un unico filo conduttore. E’ questo che stiamo cercando di fare, di far
capire che le violenze che stiamo subendo come abitanti campani sono le stesse
di quelle subite con altri atti dittatoriali.
Nonostante la presenza di De Gennaro ci sia sembrata inizialmente
insormontabile, perché comunque è sotto gli occhi di tutti quello che ha fatto a
Genova e che ha fatto a Napoli, vi posso dire che la Campania attualmente
resiste.

 

D. Buonasera a tutti, sono di Quarto e anch’io
faccio parte del comitato della zona Flegrea in difesa dell’ambiente e del
territorio e sono membro dei CARC della sezione locale. Io volevo dare
innanzitutto un quadro generale perché secondo me non è stato capito bene il
ruolo che hanno avuto i compagni all’interno della mobilitazione di Pianura. C’è
stata una confusione che è stata creata ad arte in cui da una parte c’era una
mobilitazione che veniva attribuita alla camorra e a tutte le forze reazionarie
del nostro territorio e una parte della mobilitazione che veniva attribuita ai
fascisti.
Quando noi abbiamo cominciato ad intervenire all’interno di questa situazione
abbiamo trovato un quadro un po’ particolare. Il comitato che la gestiva era
essenzialmente dei politici locali fra i quali il massimo esponente era Marco
Nonno che penso avete visto diverse volte in televisione ed è quel losco
individuo che si aggira con la celtica d’oro appesa al collo. E oltre a lui
c’erano tutta una serie di soggetti poco chiari che appartengono alle varie
lobbies camorristiche locali che avevano degli interessi individuali su questa
discarica. La compagna prima ha spiegato bene come si è evoluta la situazione ma
quello che mi interessa sottolineare in questo momento è come noi siamo riusciti
in un certo momento a sottrarre spazi di agibilità politica sia alle destre e
sia alla camorra che abbiamo visto in più circostanze essere legata a doppio
filo con i fascisti locali. Questo lo dico perché in varie circostanze siamo
stati minacciati personalmente da costoro, siamo stati minacciati come minaccia
la camorra quindi di morte imminente, che non potevamo più presentarci alla
discarica e quantaltro.
Un altro tassello fondamentale della lotta è stata proprio la mobilitazione di
determinati settori della società napoletana, uno fra tutti gli ultras. Questa
cosa non è stata capita ed è molto importante che i compagni comincino a
riflettere su ciò, se non l’hanno già fatto, su questo aspetto particolare. Gli
ultras nella nostra zona sono presentissimi, noi viviamo nella periferia e a
Napoli l’unico centro reale di aggregazione che esiste è lo stadio. Quindi nelle
periferie più abbrutite gli ultras sono il gruppo che maggiormente riesce a
raccogliere una socialità attorno a sé. Ora secondo me c’è un problema culturale
della maggior parte dei compagni che considera lo stadio come un luogo di
abbrutimento punto e basta e quindi non ha alcun tipo di rapporti. Sul nostro
territorio invece abbiamo ottimi rapporti col mondo ultras e questo ci ha
garantito la possibilità di partecipare alla mobilitazione di Pianura perché
avevamo un forte gruppo di sostegno alle nostre spalle. Nelle fasi concitate,
nei due giorni di guerriglia urbana che tutti avete visto, del nostro paese
c’erano almeno 70, 80 persone delle 200 che erano presenti a fare le barricate e
queste facevano parte proprio di quel movimento ultras che non è apolitico come
molti dicono e cercano di dimostrare, anzi. Hanno una forte componente sociale
perché proprio nella nostra zona non sono il sottoproletariato urbano che
vogliono tutti dimostrare che siano ma la maggior parte sono lavoratori e classe
operaia. La cosa triste è che noi non riusciamo a coinvolgerli ma si coinvolgono
sullo stadio ma questo rapporto stretto, anche perché molti di noi frequentano
questo luogo di aggregazione, ci ha portato ad avere una forza e anche quindi a
non poter essere attaccati in maniera spudorata dalle forze della repressione
che, in questo caso, non è quella statale perché la repressione statale è stata
contrastata in maniera vittoriosa sul campo, bensì quella parastatale, quella
della camorra e dei fascisti. L’emblema di questa situazione è stato quando la
Mussolini, Fiore ed Alemanno dovevano fare la loro sfilata elettorale al
presidio.
Noi abbiamo matenuto fin dall’inizio la posizione che nessun politico si doveva
presentare all’interno della mobilitazione, di comune accordo con tutta la
popolazione, con tutto il presidio permanente. E anche se all’interno c’erano
dei politici, lo stesso la popolazione eliminava ogni simbolo politico che
veniva apposto ad un manifesto cioè i manifesti restavano integri ma venivano
strappati i simboli politici. E questo secondo me è stato un grande successo sia
della popolazione che nostro perché abbiamo rafforzato questo tipo di posizione.
Dunque, quando si era presentata la Mussolini e quest’altra cricca di soggetti,
nel momento in cui noi avevamo un’assemblea con tutte le aree del movimento e
quindi anche la Rete campana rifiuti zero, di cui noi non facciamo parte perché
abbiamo posizioni diverse che dopo spiegherò, i fascisti, che purtroppo hanno la
logica del leaderismo che comporta di trovare un capo con il quale relazionarsi,
hanno trovato me come loro referente e mi hanno minacciato con una pistola
dicendo che se non fosse scesa la Mussolini sul luogo è semplice capire la fine
che avrei fatto.
La mobilitazione delle persone che però erano li e ci hanno visti impegnati
quotidianamente nel presidio e nella lotta, senza risparmiarci, avendo fatto
quindici notti lì e la gente è questo che riconosce fondamentalmente cioè
l’impegno pratico, ci ha sostenuto e ha detto che i politici non ci dovevano
stare. In virtù di questo fatto, anche la Digos ha avuto difficoltà a far
scendere la Mussolini, visto che c’era un presidio di compagni numeroso e così
le minacce si sono estese anche al caso in cui la Mussolini non fosse scesa per
ordine della polizia, cioè anche in quel caso saremmo stati noi i primi a pagare
e io in particolar modo poiché, come dicevo, hanno questa logica leaderistica.
Noi siamo riusciti a giungere ad un “accordo” e cioè a impedire di portare
qualsiasi simbolo politico a costoro e a fare la nostra assemblea da soli cioè
loro hanno dovuto attendere che noi finissmo l’assemblea, dopodiché noi ce ne
siamo andati e con noi tutta la gente del presidio, dopodiché sono scesi questi
qui senza neanche una bandiera e la televisione non li ha nemmeno mostrati
perché era una scena ridicola vedere un ex ministro con quindici persone portate
da Roma su una discarica, figure come la Mussolini con i suoi quindici stronzi
che si portava appresso…
E’ stata una vittoria dal punto di vista politico, moralmente è stata dura
subire una cosa del genere perché comunque essere minacciati sul proprio
territorio e non avere gli strumenti di controffensiva ad una situazione del
genere purtroppo è una cosa che cuoce e non poco a noi compagni. Però nel
contempo la gente è riuscita, quando noi ce ne siamo andati, a strappare di mano
quelle due bandiere di Alleanza Nazionale che erano state portate da loro e loro
non hanno potuto intimidire la gente locale perché comunque a Napoli i rapporti
ce li hanno tutti con tutti e quindi nessuno può prevaricare una persona senza
conoscerla; fondamentalmente la camorra pesa i soggetti con cui ha a che fare e
quindi si riesce ad allargare o meno a seconda del peso che tu hai.
La lotta a Napoli e in Campania, in questa fase, è molto accesa perché, come ha
detto giustamente la compagna prima, le discariche e la gestione dei rifiuti in
parte è passata in mano allo stato e quindi la gente ha più possibilità di
ribellarsi, è più “tutelata” nella lotta contro lo stato che contro le
organizzazioni parastatali come la camorra.
Poi c’è un problema fondamentale che è di metodo ma anche di analisi. Il fare la
raccolta differenziata dal basso, nella fase attuale, secondo noi, come
comitato, è una cosa che è in controtendenza con quello che sta succedendo nella
nostra regione dove c’è in atto una mobilitazione fortissima, di focolai
spontanei e quantaltro, che però pretende; cioè la gente le paga le tasse e non
è che possiamo metterci a farla noi questa raccolta differenziata, noi la
pretendiamo, creando problemi di ordine pubblico cioè quelli che ci hanno fatto
vincere a Pianura. Perché noi a Pianura abbiamo vinto essenzialmente creando
problemi di ordine pubblico. I cittadini di Pianura fino ad allora avevano perso
perché non avevano creato dei disordini. A Giuliano e negli altri posti si è
perso perché non si erano creati dei problemi di ordine pubblico che mettessero
in condizione lo stato di doversi giocare una partita troppo grossa. Nei due
giorni che sono stati fatti i tafferugli sopra Pianura, e questo le televisioni
per fortuna non sono riuscite a farlo vedere perché le telecamere sono state
prontamente buttate altrove, c’era una capacità di risposta da parte nostra nei
confronti dello stato che questo non si poteva permettere di passare in quel
luogo. C’era tutto ciò che serviva a rispondere concretamente ad una forzatura
da parte delle forze dell’ordine. Per questo lo stato ha avuto paura ed è questo
che la gente deve capire. La mobilitazione delle masse popolari organizzata,
spontanea o meno che sia, in un posto come Pianura, che è una periferia ed ha
tutte le caratteristiche della periferia – c’è il sottoproletariato violento, ci
sono i compagni, ci sono gli ultras, c’è tutto – questo tipo di composizione di
classe, unita, in lotta reale, senza fare queste cose dell’autogestione dal
basso, ha fatto paura allo stato.
Noi abbiamo vinto la battaglia di Pianura, sia ben chiaro, perché lo stato per
avere la discarica di Pianura aveva solo un metodo: fare un blitz cioè aprirla
senza fare rilevamenti. Ma adesso questo fatto dei rifiuti tossici lo sanno
tutti anche le pietre. E uno stato non si può permettere di riaprire una
situazione del genere. Però all’inizio questa cosa non era stata fatta, non era
uscita, siamo stati incapaci di impedire il blitz allo stato e di creare quello
che è stato creato successivamente.
Il governo italiano è caduto perché è successo quello che è successo a Pianura.
Il regime che c’è in Campania politico-camorristico gestito dai Mastella, dai De
Mita, dai Bassolino e dalla camorra è crollato perché non ce l’hanno fatta. Se
loro fossero riusciti a riaprire Pianura avrebbero avuto una capacità di
sversamento di tre anni, nel tal quale potevano chiudere tutti i CDR,
trasformarli e convertirli a CDR a norma che avrebbe fatto almeno le ecoballe,
non quelle che abbiamo adesso che sono il tale e quale tritato e imballato,
avrebbero potuto riaprire gli inceneritori e costruirne degli altri, sarebbero
riusciti non solo a mettere una pezza ma avrebbero vinto la loro guerra sui
rifiuti contro ogni resistenza popolare, solo riaprendo il sito di Pianura.
Questa è stata la vittoria fondamentale e oggi secondo me l’unica proposta che
bisogna lanciare è quella di continuare a creare problemi di ordine pubblico con
delle rivendicazioni che chiaramente non si possono fermare a “levateci la
spazzatura da mezzo alla strada perché da qualche parte questa immondizia dovrà
pure essere messa” ma è quella di fare una raccolta differenziata seria, di
vietare gli imballaggi. Per esempio molti compagni ad una di queste assemblee
che è stata fatta di movimento, da fuori, chiedevano come possiamo dare la
solidarietà noi che non siamo della Campania a voi cittadini della Campania.
Giustamente un compagno che si vede arrivare la spazzatura dalla Campania e se
la deve smaltire sul proprio territorio, entra in contraddizione, perché la
spazzatura ce l’abbiamo noi sotto casa non ce l’ha sicuramente Bassolino,
Mastella, De Mita o coloro che ci stanno mangiando. Però, d’altra parte, non si
può assumere lui la responsabilità di smaltire i nostri rifiuti. Secondo me la
solidarietà può essere data sia andando a intaccare direttamente tutti coloro i
quali sui rifiuti della Campania ci stanno mangiando e quindi gli interessi di
Romiti e di quanti altri hanno mangiato in questa situazione, ma anche
sviluppando una mobilitazione nazionale per creare quello che è stato creato in
tanti altri paesi cioè di evitare gli imballaggi; quella è una delle cose
fondamentali, cioè impedire l’utilizzo della carta, della plastica, del monouso,
questa è un’altra cosa per cui secondo noi vale la pena di battersi, sempre con
manifestazioni non centrate sull’autogestione dal basso del tipo ce lo facciamo
noi o noi non compriamo più.
Occorre cioè che loro si prendano la responsabilità, li dobbiamo costringere. Ad
esempio, nel mio paese, a Quarto, non giravano più nemmeno cinque centesimi, il
panettiere non aveva il pane perché non c’era più nemmeno una via di accesso per
portare la farina nel mio paese, non uscivano le autoambulanze, non uscivano i
dializzati, non usciva né entrava nessuno per tre giorni consecutivi. Nessun
governo può assumersi una responsabilità del genere e nessuna forza dell’ordine
può impedire una cosa del genere perché erano non uno ma 10, 15, 20 blocchi
contemporanei che non sono facili da smontare così com’é.
Quindi, secondo me, è questo che ha insegnato Pianura: creando problemi di
ordini pubblici e lottando in maniera compatta e coerente si può vincere. E
inoltre ha insegnato, almeno a me personalmente, a relazionarmi in contesti che
non sono i cosiddetti contesti protetti del movimento dei compagni.
Lì siamo stati costretti a vivere tutte le contraddizioni reali della società
dove noi viviamo perché a Pianura non c’erano solo i compagni che incontriamo
alle manifestazioni nazionali contro la guerra, contro questo o contro quello ma
c’erano tutte le componenti di classe, c’era la borghesia che non vedeva l’ora
di potersi comprare a qualcuno e quindi di potersi levare dalle palle questi
quattro stronzi, perché all’inizio eravamo una trentina e ci hanno proposto
posti di lavoro nella discarica e abbiamo cacciato i politici che ci hanno fatto
questa proposta e questi qua a loro volta ci hanno fatto minacciare dalla
camorra che se fossero stati picchiati anche in quel caso ci avrebbero messo nel
cassone.
Ci sono stati tutti i tipi di contraddizioni in una sola mobilitazione perché
era una mobilitazione reale e noi ci dobbiamo porre da soggetti reali cioè
cittadini, proletari, lavoratori, studenti che vivono le contraddizioni,
dobbiamo cercare di portare, dopo questo esempio, lo scontro su questo tipo di
piano.

 

Sulla
partecipazione del mondo ultras alle mobilitazioni

D. Secondo me, per cominciare questo tipo di ragionamento, occorre tener
presente che poiché determinati soggetti sono predisposti alla pratica, la prima
cosa è di invitarli alla pratica perché le stesse esigenze che ho io le hanno
anche loro, lo stesso sentimento che ho io di odio nei confronti dello stato che
voleva imporci la discarica senza tenerci in considerazione come individui e
come membri della società che vivono li, lo hanno avuto anche loro, per cui
portarli nella pratica, nel conflitto è la cosa che viene più naturale e che
loro fanno naturalmente. Portarli all’interno di momenti organizzativi potrebbe
sembrare difficile ma io, nella mia poca esperienza, ho assistito anche ad
assemblee come questa dove hanno partecipato e sono usciti soddisfatti,
stranamente per quello che si può pensare. Anch’io avevo dei timori
fondamentalmente a portare questo tipo di soggetti in assemblee, pensavo mo’ che
esco mi prendono a cinghiate e mi dicono dove cazzo ci hai portato… E invece
sono stato sorpreso perché quella cosa in cui loro mancano è nell’analisi e
nella conoscenza oggettiva di determinati meccanismi che poi sono quelli che
vivono quotidianamente sulla propria pelle.
A Pianura sono stati mobilitati vari gruppi. Alcuni si sono mobilitati
spontaneamente, altri si sono mobilitati per affinità e per conoscenza diretta,
altri ancora sono stati mobilitati con i soldi perché in una lotta intestina
all’interno di Alleanza Nazionale, una parte era pro discarica, scendendo a
compromessi con sgravi fiscali per i cittadini, e un altra invece, di quella
corrente cosiddetta della Destra Sociale, era contro. Il problema è che i
rapporti fondamentali con il quartiere ce li aveva la parte poltronaia e quindi
la Destra Sociale ha chiesto mandato forte alla sua federazione e quindi alla
sua organizzazione per poter elargire soldi. Questi stessi personaggi che hanno
mobilitato la gente – e secondo me una parte si sarebbe mobilitata da sola anche
se i soldi non fanno schifo a nessuno e a Napoli ce ne sono pochi – dopo se li
sono venduti cioè sulla stampa hanno rilasciato dichiarazioni che bisogna
allontanare questi soggetti dal movimento. Ovviamente l’ultras non lo legge il
giornale, purtroppo. Però facendoglielo leggere nel momento che hai rapporti tu
riesci a creare delle contraddizioni che determineranno, la prossima volta che
colui si avvicina per pagarlo, a prenderlo a calci nel culo.

P.: Alle persone che si avvicinavano in un secondo momento, dopo gli scontri,
che dicevano che non ci sarebbero state più perché avevano paura, perché c’era
pure questa parte che voleva protestare in maniera pacifica, noi abbiamo
risposto dicendo che le persone più agguerrite non erano gli ultras ma erano le
persone, gli abitanti di Pisani che quattro anni prima erano stati caricati
brutalmente dalla polizia e che avevano alzato le mani e quella stessa parte,
quella stessa gente, dopo quattro anni che si trovava di fronte allo stesso
problema, diceva mo’ non siamo più disposti ad alzare le mani, non porgiamo più
l’altra guancia ma reagiamo. Per cui c’è stata anche una manipolazione della
realtà perché la parte più “violenta” non era una frangia ma la maggior parte
della popolazione: c’erano donne, c’erano persone anziane, proprio là, nelle
scene degli scontri. Ovviamente sono state riprese le persone a volto coperto ma
vi assicuro che c’erano bambini, anziani… e non stavano a guardare.
Noi abbiamo cercato di creare momenti assembleari e una pratica che andasse
contro a quella portata avanti dai vari politici cioé di raggruppare attorno a
sé gruppi di persone per non far sapere le decisioni che venivano prese e quindi
noi ci siamo impegnati ogni giorno per cercare di creare questi momenti
assembleari.