VERSACE ALL’UNINSUBRIA:
CORPI RESI OGGETTI, INDIVIDUI RESI "CORPI"
Presidio davanti all’Università dell’Insubria
via Dunant 3, Varese – Lunedì 13 ottobre ore 14
Lunedì 13 ottobre l’Università dell’Insubria invita, nell’ambito dei
festeggiamenti del proprio decennale, lo stilista Santo Versace a tenere
una lezione presso la Facoltà di Scienze.
Noi non vogliamo dimenticare che questa stessa università è quella che,
nel chiuso dei propri laboratori, utilizza da anni migliaia di animali per
la sperimentazione, grazie anche alla complicità di istituzioni che, come
il Comune di Busto Arsizio, elargiscono finanziamenti dedicati alla
vivisezione.
E non vogliamo tacere il fatto che l’illustre ospite è un individuo che si
arricchisce proponendo ogni anno indumenti di “alta moda” costruiti sulla
sofferenza di migliaia di animali allevati e uccisi appositamente per la
loro pelliccia, alimentando una logica di consumo che vede nelle persone
dei consumatori da conquistare.
Ancora una volta denunciamo la vivisezione in quanto pratica di sequestro
legalizzato di corpi viventi, resi oggetti nelle mani dei ricercatori.
Si tratta di un circolo vizioso.
Da una parte è la riduzione di corpi viventi al rango di cose a
legittimarne uno stupro sistematico che non accetta alcun tipo di critica
sostanziale. Dall’altra è proprio il perpetuarsi quotidiano di tale
pratica a legittimarla ed a rafforzare la stessa convinzione che un corpo
vivente possa essere oggetto, addormentando così la capacità
d’immedesimazione nell’animale-cavia e con essa qualsiasi senso critico.
Ancora una volta, vogliamo far notare come la pratica della
sperimentazione animale si inserisca in un sistema generalizzato di
reificazione di corpi animali (umani e non umani).
Nei laboratori, i corpi resi cavie e sezionati non sono altro che modelli
di corpi etichettati dalla medicina ufficiale come “pazienti”, come
“malati”, come oggetti di “cura”, e parcellizzati in organi e funzioni.
Denunciando la vivisezione, denunciamo dunque non solo una singola
pratica, ma una manifestazione emblematica di un intero sistema basato
sulle medesime logiche.
GLI ANIMALI NON SONO OGGETTI
La presenza delle autorità accademiche è oggi l’espressione più visibile
di una di queste pratiche, quella vivisettoria, esercitata nel segreto
degli scantinati universitari.
La presenza di Versace è invece simbolo di un’analoga pratica di dominio,
che si esprime però sotto i riflettori dell’alta moda, facendo indossare a
persone rese “corpi”, animali fatti a pezzi e resi cappotti, resi merce da
propinare a persone ridotte a semplici consumatori.
Non è dunque un caso che l’Università dell’Insubria, mentre pretende di
costruire il sapere sulla tortura legalizzata di migliaia di cavie,
celebri il proprio ruolo nella società chiamando chi ha costruito la
propria fortuna sul sangue degli animali “da pelliccia” e sull’adesione
acritica al cosiddetto “sistema della moda”, al culto dell’immagine, alla
pratica di degradare i corpi mostrandoli come beni di consumo privi di
vita, di emozioni, di desideri, morti come le pelli degli animali che li
rivestono in passerella.
Versace, Uninsubria…
Dietro ogni pelliccia c’è un animale.
Dietro ogni consumatore, dietro ogni malato, c’è una persona.
Dietro ogni cavia c’è un individuo.
AIP – ATTACCA L’INDUSTRIA DELLA PELLICCIA
COALIZIONE CONTRO LA VIVISEZIONE NELLE UNIVERSITA’