Milano, 11/7/2021
Viviamo nella società del controllo, in cui lo scorrere del tempo è scandito da chi manovra le nostre vite :
Siamo assuefatti ai vizi che ogni giorno il capitalismo ci propina come droghe, animali da soma che guardano ai propri bisogni e problemi con il paraocchi. Siamo stati addomesticati ad abitare contesti estranei alla naturale forma di vita comunitaria e diseducati alla pratica del mutuo aiuto. Spinti all’individualismo più tossico, siamo stati abituati a vivere nell’alienazione delle nostre stesse case, diventate gabbie senza sbarre.
Le similitudini sono evidenti, la violenza esercitata dalla polizia penitenziaria nelle carceri è riflesso di quanto accade fuori dalle mura delle carceri.
Nella società del controllo, la repressione passa attraverso le mani delle forze dell’ordine, che si arrogano il diritto di applicare arbitrariamente la legge imposta dallo Stato. In un sistema che classifica gli individui in base ai propri reddito, etnia, ideologia politica o religiosa, identità di genere o orientamento sessuale è facile trovarsi fuori dalla regola. Uscendo dai dettami della morale imposta, si è considerati difettosi e scomodi, da emarginare o da rinchiudere in una cella, trovando nel metodo punitivo la via per isolare il diverso e risolvere le criticità sociali. Questo sistema oppressivo, regolato dalla violenza sistemica delle forze dell’ordine, è l’espediente di comodo adottato dallo Stato e non la soluzione.
Quanto accaduto nelle carceri di Santa Maria Capua Vetere e di Modena così come a Milano in colonne di San Lorenzo e nella Piazza XXIV Maggio è prova concreta a dimostrazione che chi non rientra nei modelli della morale è represso e punito.
Identificandoci al di fuori delle logiche della morale, scegliamo la lotta come strumento per sfuggire allo sguardo di controllo e alla sete di dominio dello Stato.
Lottiamo per una vita radicalmente diversa, lottiamo al di là della resistenza, per la vittoria.
1312 Sempre
Collettivo Baba Jaga, Varese