Apprendiamo dalla stampa di una lettera di denuncia scritta da un detenuto del carcere di Busto Arsizio. Non avendo accesso al testo integrale, riportiamo alcuni stralci tratti da un articolo di un quotidiano locale.
«Parassiti. […] Dove c’è sporco parassiti grandi e piccoli ci sguazzano. Michele, così si firma il detenuto, è allibito dalla presenza di insetti mai visti in natura né nelle classificazioni entomologiche. […] Strisciano nelle celle salendo dai servizi igienici, dai tubi idraulici, corrono lungo i muri.»
«Gli interni, le loro condizioni e le regole che governano il funzionamento del carcere sono non soltanto astruse ma al limite della decenza e della sopportazione».
«I bagni perdono continuamente, ci sono ristagni, macchie di umidità»
«E ciò che risulta inaccettabile è la mancanza di acqua calda in alcune delle sezioni.»
«I riscaldamenti funzionano in orari sconnessi con le temperature esterne, quasi a voler provocare e aumentare malattie respiratorie che, in epoca di covid, non sono certo salutari».
«Sono circa 380 i reclusi di via per Cassano in questo momento. Dunque, bisogna fare i conti con il sovraffollamento: l’antitesi del tanto invocato distanziamento sociale
«in una cella di tre metri per due vivono anche tre persone».
«il vitto di via per Cassano semplicemente immangiabile.
«Non voglio pensare allo spreco e ai costi, mi auguro non gonfiati […] Sta di fatto che una gran parte dei detenuti è costretta a servizi di comodo, servizio settimanale di spesa: a prezzi discutibili si è costretti ad acquistare il minimo indispensabile per garantirsi un pasto decente, seppure con gli strumenti di camping messi a disposizione a pagamento».