Riceviamo e pubblichiamo.
“Lì dentro è davvero un’emergenza nell’emergenza. Stipati tutti in poche celle per i tanti contagi. Non esiste un minimo di distanziamento sociale. Non ci sono lavoranti, nè scuola nè soialità, volontari, educatori non ci sono più. Niente di niente. Le telefonate si sono ridotte, il carcere è nel caos più totale. Come se non bastasse arriva poca posta. Gli scrivo puntualmente ogni giorno e le lettere gli arrivano una volta la settimana e neanche tutte!
Per non parlare poi del fuori: i magistrati di sorveglianza non vanno avanti e non danno risposte ad eventuali istanze depositate. Non si riesce a sapere niente.
Tanti detenuti hanno la possibilità di uscire con affidamenti lavorativi/sociali o per pene al di sotto dei 3 anni. Potrebbero avere quei benefici che sono leggi e gli spettano di diritto, invece niente.
Quando devono sbatterti dentro sono veloci, quando devono farti usciere se la prendono con comodo…”