CONTRO OGNI GALERA, CONTRO OGNI POLIZIA, CONTRO OGNI ORDINE
“A mezzanotte in punto i poliziotti – fanno il loro solito lavoro – metton le manette intorno ai polsi – a quelli che ne sanno più di loro”
Fabrizio De Andrè, Via della Povertà
La notte tra l’8 e il 9 febbraio un nostro compagno è stato arrestato. Per farlo i furbi servitori dello Stato hanno dapprima ammanettato la persona sbagliata a Saronno, poi, accortisi dell’errore, partono a tutta velocità alla volta di Milano, stazione Cadorna, dove attorno a mezzanotte arrestano Cello. Bisognerà poi attendere le prime luci del mattino per capire cosa sta accadendo. Cello è in arresto accusato di resistenza e lesioni aggravate, in riferimento alla notte del capodanno appena trascorso in cui un rumoroso e brioso saluto ai detenuti sotto il carcere delle Vallette a Torino si è scontrato con la Polizia. Durante gli scontri, una volta tanto, una poliziotta si è presa una bottigliata in faccia. Oltre al suo arresto ci sono state anche altre cinque misure cautelari, nella fattispecie cinque divieti di dimora a Torino con firme giornaliere, un vero e proprio confino.
“Di respirare la stessa aria
dei secondini non ci va”
Fabrizio De Andrè, La mia ora di libertà
Patria galera, questa una delle perifrasi per descrivere le carceri. E parafrasi che molto ci dice sulla condizione sociale della stragrande maggioranza dei detenuti. Che in galera ci finiscano in larga misura gli sfruttati appare evidente, al di là poi della denominazione che questa o quella condotta prende nel codice penale. Nelle patrie galere ci finiscono coloro che come unica patria hanno la propria condizione sociale, di sfruttati appunto, e l’etichetta che viene loro cucita addosso, di delinquenti e carcerati. Se in carcere ci sono molti stranieri è per via della condizione sociale che li accomuna.
Si dice che il carcere abbia una funzione rieducativa. Nulla di più vero. Giù la maschera però: le galere educano all’adattamento, alla sopportazione delle umiliazioni, ad accettare le prepotenze, ad abbandonare la capacità di immaginare altre possibilità, a voltarsi dall’altra parte quando si assiste a ingiustizie e soprusi. Ed è non solo funzionale, ma vera colonna portante di questo sistema sociale basato sul profitto e sullo sfruttamento. In una società parcellizzata, in un cui le giornate trascorrono spostando gli occhi da uno schermo all’altro, dal lavoro retribuito al consumo retribuente, portare solidarietà e qualche attimo di vicinanza ai reclusi è provare a spezzare il vetro opaco della realtà.
“È un’usanza un po’ primitiva
ma se c’è in ogni parte del mondo
da menare quelli in divisa
tutti quanti si metton d’accordo”
Nanni Svampa, Ecatombe
Qualcuno diceva che il capolavoro del potere consiste nel far passare come nemico alla gente chi lo combatte, e come amico chi tiene tutti al guinzaglio. Il ruolo sociale della Polizia, dei Carabinieri e anche della Polizia Locale, è di garantire l’ordine sociale, ordine che è condizione essenziale per il perpetuarsi del mondo così come è. La trova sulla propria strada, a volte a mo’ di catena altre di manganello, chiunque provi ad allontanarsi dal seminato e chiunque osi mettere in discussione il proprio ruolo di schiavo, di sfruttato: gli operai della logistica, schiavi 2.0 in questo mondo di merda; i migranti che muoiono in mare ogni giorno sognando le nostre coste, protette dagli infami servitori dello Stato; tutte le persone sotto sfratto, specialmente chi ha una spina dorsale e non scende a compromessi con chi specula su un bisogno; chi si batte contro le devastazioni ambientali; chi si organizza senza capi né padroni, a partire dai propri bisogni, per sperimentare nella solidarietà un altro modo di stare insieme. E’ facile intuire perché solo due generazioni fa l’odio verso i gendarmi fosse diffuso e costituisse una vera e propria coscienza collettiva. I gendarmi sono feccia dell’umanità, gente che ha deciso di delegare il pensiero a qualcun altro, e svolgere solo i compiti che gli vengono assegnati. Per gente di questa risma non si può avere alcun rispetto.
Il miracolo dello Stato è rendere normale l’esistenza della Polizia, che è di per sé violenza, violenza contro ogni individuo pensante. E allora diventa inevitabile organizzarci contro questa violenza, come è avvenuto a capodanno a Torino, come è avvenuto a Piacenza, dove la Polizia che si è frapposta tra il corteo antifascista e la sede dei fascisti è stata sonoramente bastonata, e come è avvenuto un mesetto fa a Monza dove gli antifascisti hanno resistito alla Polizia che difendeva i soliti fascisti.
Diffondere solidarietà, contro ogni autorità!
CELLO LIBERO!
Solidarietà a Pise, Giulio, Paolo, Quara e Salvatore
Sabato 24 febbraio ore 15.30 in piazzetta Portici, Saronno
Presidio in solidarietà a Cello e contro ogni polizia