[volantino distribuito fuori dal Consiglio Comunale il 21 marzo 2013 a Saronno]
Dopo quasi tre mesi dal contestatissimo Consiglio Comunale per l’adozione del PGT l’amministrazione comunale prosegue sorda ed imperterrita sulla propria strada.
Tre mesi fa contestammo, insieme ad altre persone, l’operato della giunta comunale, il loro progetto, il loro metodo. Ci sembrava opportuno richiamare l’attenzione sul pericolo che l’attuazione di questo PGT comporterebbe per la già martoriata e cementificata Saronno: una colata di cemento e di grigio per chi vive la città, una montagna di denaro per speculatori e padroni, qualche misera compensazione di cui i politici di turno possano poi vantarsi di fronte all’elettorato.
Questa sera ci sembra invece opportuno tracciare una linea di separazione netta tra ciò che è per noi il miglior modo di vivere una città e quella che è la strada tracciata da chi pretende di governarci. Per questo motivo non abbiamo intenzione di prendere parte alla farsa della falsa partecipazione: incontri “partecipativi” e consigli comunali aperti non sono in alcun modo sinonimo di autogestione e reale condivisione.
Che inutile perdita di tempo sarebbe rispondere unicamente alle domande da loro poste, porre critiche e criticità che poi sarebbero inevitabilmente ignorate nel momento decisionale? Lo hanno ripetuto più e più volte: le decisioni verranno inevitabilmente prese dall’amministrazione comunale.
Chi vive la città che potere ha quindi su di essa se non ne può decidere le sorti? Se quel che ha a disposizione è il potere di eleggere una volta ogni cinque anni il proprio padroncino e sperare che questo non si rimangi tutto il programma elettorale in nome delle necessità, del bilancio o delle pressioni dei poteri economici, ci par ben misera consolazione.
Lo abbiamo ripetuto più volte, non ci poniamo come alternativa, siamo e restiamo in netta contrapposizione a questo sistema che utilizza l’urbanistica per riplasmare i territori a misura di profitto.
Perchè le grandi riqualificazioni in atto non sono altro che questo: svendita dei territori al miglior offerente per sanare i bilanci comunali, rimodellamente delle città in funzione del trasporto di merci e persone, aumento del controllo sulla popolazione attraverso la videosorveglianza e l’aumento delle forze di polizia, espulsione dei poveri dai quartieri centrali e rimbellettamento degli stessi per far posto alle classi medie o medio alte.
Le città del futuro saranno funzionali per il mercato, per la finanza e per il controllo: non certo per coloro che quotidianamente le vivono.
Noi non vogliamo che a Saronno siano costruiti nuovi palazzoni come il Gran Milan, non vogliamo altri cantieri tetri come le mostruose colate di cemento dietro la Stazione.
Siamo contro la speculazione, che in questa città ma non solo fa quasi sempre rima con infiltrazioni mafiose.
Ma sopratutto siamo contrari a un sistema di delega e governo che ci vuole silenti di fronte allo scempio che si compie sui nostri territori e nelle nostre vite.
Siamo invece per l’autorganizzazione e l’autogestione dei luoghi e degli spazi che viviamo.
A chi ci chiede di smetterla di criticare e iniziare a proporre chiediamo di farsi un giro in città. A Saronno negli ultimi anni abbiamo occupato diversi stabili abbandonati: quelli attualmente occupati in via Don Monza e via Milano sono sicuri, vivi e vissuti; quelli sgomberati in via Concordia e via Bainsizza sono pericolanti e in condizioni disastrate, la casa in via Monterosa resta vuota e inabitata se non dalla polvere.
Mettersi di traverso, bloccare i progetti di devastazione, liberare spazi lasciati al degrado in nome della proprietà privata, e fare tutto ciò organizzandoci in maniera orizzontale e senza delegare a istituzioni o partiti, ci sembra davvero il minimo.
Fermare questa ennesima speculazione che si nasconde dietro l’attuazione del PGT, si può. Organizziamoci insieme per farlo.