L’incontro di questa sera ci viene presentato come un momento di confronto e coinvolgimento dei cittadini saronnesi circa un tema fondamentale come quello della gestione del territorio, che ridefinirà negli anni a venire la fisionomia di Saronno. Ma cosa sono e a cosa servono questi “percorsi di partecipazione”?
La partecipazione è tale solo se è assicurata la possibilità di decidere realmente cosa fare e cosa non fare; partecipazione è inoltre coinvolgimento per raggiungere ciò che si è deciso tutti assieme. Incontri come quello di questa sera servono invece a ben altro: da una parte, lasciar esporre a chiunque il proprio pensiero dà la parvenza di una apertura alle opinioni dei cittadini, che in questo modo si sentono di poter contare qualcosa, mentre dall’altra l’ineluttabilità delle decisioni, che come sempre verranno comunque prese dall’alto e produrranno un sentimento di sconforto per l’impossibilità di influire realmente su quanto avverrà.
Ecco i classici due piccioni con una fava: mentre i partiti al governo della città con una mano si assicurano una facciata democratica (tanto sbandierata anche in campagna elettorale) con l’altra firmano le carte con cui passano sulle nostre teste.
Il futuro di ciò su cui noi questa sera siamo stati invitati a discutere, le aree dismesse saronnesi, sarà comunque deciso nei palazzi del potere e gli unici attori realmente interpellati saranno i nostri governanti e gli speculatori di turno, possessori di queste aree. Non si può infatti ignorare il fatto che la giunta si stia già muovendo da mesi per trovare un accordo con i proprietari delle aree, e pare addirittura che per aggirare le difficoltà che comporta l’approvazione del PGT, il sindaco si sia rivolto alla Regione per avere il via libera per approvare progetti che altrimenti verrebbero bocciati. Tutto ciò è molto lontano dall’idea di partecipazione attiva che noi abbiamo.
A noi non interessa instaurare un dialogo con chi si preoccupa sempre di decidere per noi. La nostra idea di partecipazione parte da un confronto del tutto orizzontale, dove nessuno conta più di nessun altro, dove tutti assieme si discute delle esigenze della città e dei cittadini che la abitano, e dove tutti assieme si decide come rispondere a queste necessità. Solo in questo modo una comunità diventerà coesa ed in grado di migliorare il proprio territorio e la propria vita.
Difficile credere invece che i vari proprietari delle numerose aree abbandonate tengano al benessere delle persone e della città più che ai propri. Il loro linguaggio è quello del profitto, del guadagno personale. Da ciò non si potrà mai ricavare nulla di buono, se non qualche piccola “compensazione” (già dal nome si capisce di cosa stiamo parlando, visto che si può compensare solo un danno).
Il percorso di partecipazione che noi auspichiamo prevede una riappropriazione attiva e diretta di queste aree lasciate all’abbandono, e una conseguente loro riqualificazione con i mezzi e i fini che la comunità dei saronnesi deciderà di intraprendere.
Questo è il percorso di riqualificazione che noi come TeLOS ci siamo impegnati a svolgere in questi anni sulla punta dell’iceberg della più grossa area dismessa di Saronno. In più tre anni di occupazione abbiamo ridato vita ad uno spazio abbandonato, dimenticato e lasciato volutamente a marcire. Lo abbiamo pulito e sistemato, abbiamo creato uno spazio abitativo, una sala concerti, uno spazio per dibattiti e cineforum, tra le altre cose attualmente è anche attiva una palestra popolare. In questi 3 anni lo spazio è stato attraversato da moltissime persone che hanno collaborato e partecipato insieme a noi creando momenti di discussione, di confronto e di critica lontani da dinamiche autoritarie e logiche economiche di profitto.
Tutto ciò è il frutto di un percorso di autogestione e autodeterminazione collettiva. Non abbiamo atteso niente e nessuno, ci siamo attivati autonomamente per mostrare come non sia necessario organizzarsi in strutture di partito o associazionistiche per poter agire in città e nel territorio, per mostrare come invece sia facile trovarsi, discutere e decidere senza capi né leader.
Di certo esperienze come la nostra sono un problema per chi amministra e dirige perché dimostrano che gli individui sono in grado di organizzarsi per “riqualificare” (per usare un loro termine) senza il consenso burocratico dello Stato ed il denaro padronale.
La nostra prospettiva sarà sempre quella di rendere difficile l’attuazione dei loro progetti.
TeLOS