Il 9 ottobre scorso è stata emessa la sentenza al processo d’appello
a carico di 25 manifestanti accusati di devastazione e saccheggio
durante le manifestazioni contro il G8 di Genova del 2001, in cui
migliaia di persone presero di mira i simboli del capitalismo, come le
banche, e si difesero con determinazione dalle brutali cariche delle
forze di polizia.
Condannate
con pene molto pesanti (pene aumentate rispetto al processo
di primo grado, fino a 15 anni di reclusione, per complessivi 98 anni e
sei mesi di reclusione) dieci persone accusate di reati contro le cose,
e non di omicidio.
Tale sentenza ribadisce una verità fondamentale della società capitalista: la vetrina di una banca vale più di una vita umana.
La giustizia di Stato a cui molti (ingenui, illusi o in malafede) si
sono appellati per chiedere verità sui fatti di Genova è la stessa che
ha assolto i vertici della polizia che avevano ordinato la mattanza dei
manifestanti nelle strade, il massacro della scuola Diaz, le torture di
Bolzaneto, e che ha condannato a pene lievi (che non sconteranno)
alcuni degli esecutori materiali di quegli ordini; quella stessa
giustizia che ha definito “legittima difesa” l’esecuzione di Carlo
Giuliani.
E non poteva essere altrimenti. Non c’è nulla da meravigliarsi o da
scandalizzarsi. Lo Stato non punisce mai i suoi fedeli servitori, anzi
li promuove (come è successo a molti dei responsabili della feroce repressione al G8 di Genova).
Nonostante le stragi di Stato, gli omicidi nelle strade e nelle carceri
(ricordiamo in questi ultimi anni, oltre a Carlo Giuliani,
Federico Aldrovandi, Marcello Lonzi, Aldo Bianzino e tanti altri), la
repressione violenta dei movimenti popolari in difesa della
salute e dell’ambiente (ad esempio in Val Susa e in Campania), ancora
molti fra gli sfruttati e gli oppressi delegano alla magistratura
e alle istituzioni democratiche la difesa dei propri interessi e della
libertà.
Ma lo Stato democratico, con le sue istituzioni e i suoi apparati, non
ha altra funzione che difendere gli interessi e la libertà delle
classi dominanti proprietarie dei mezzi di produzione e di
riproduzione (finanza, mass-media, nuove tecnologie, grande
distribuzione) attraverso l’uso monopolistico della violenza contro
chiunque osi alzare la testa o dia comunque fastidio per la sua sola
esistenza (oggi gli immigrati o gli anarchici, domani i lavoratori
licenziati o precari o le popolazioni che si opporranno alle nuove
centrali nucleari).
E noi che facciamo? Aspettiamo che la magistratura fermi la costruzione
delle “grandi opere” nocive, che chiuda i lager per immigrati (C.I.E.),
che condanni i responsabili delle morti sul lavoro o i criminali delle
guerre “umanitarie”?
Noi non abbiamo magistrati per cui tifare né vogliamo galere per nessuno.
LA LIBERTÀ NON SI SENTENZIA, SI CONQUISTA!
giovedì 5 novembre 2009 – ore 21 – ASSEMBLEA PUBBLICA
in solidarietà con i 10 compagni condannati per i fatti del G8 di Genova
(sarà presente l’avvocato Mirko Mazzali del collegio di difesa)