GEMONIO, SBATTI IL MOSTRO IN PRIMA PAGINA
M. P., 21 anni di Gemonio, è stato arrestato in base ad una spiata di un concittadino perché considerato sospetto, cioè, portava i capelli lunghi e suona in una band di musica “metal”. In casa della famiglia sono stati ritrovati, l’ultimo dell’anno, “una sostanza dall’aspetto di miscela pirotecnica” (quella dei botti di capodanno), una bandiera dei pirati, un imbuto. Il giovane perciò diventa “fortissimamente sospettato” per i danneggiamenti alla sede locale della Lega. Invece questi oggetti, così comuni che potrebbero trovarsi in ogni casa, non giustificavano il fermo, infatti è stato scarcerato: siamo contenti per lui, poteva capitare a chiunque. Ma chissà se, invece di essere figlio di “buona famiglia” sostenitrice del Carroccio e conosciuta dal “Senatur”, fosse stato figlio di nessuno, se i giornali avrebbero fatto attenzione a riabilitarne l’immagine, a “tutelarne l’onorabilità”, come giustamente chiede il padre. Chissà, se l’arrestato fosse stato un dichiarato contestatore della Lega, se i vari Borghezio e Bossi avrebbero poi dichiarato che si trattava di “una ragazzata”, “una cosa non tanto grave”. Se gli stessi oggetti fossero stati ritrovati in casa di qualche “pericoloso anarchico” o “giovane dei centri sociali” o supposto tale, costui sarebbe ancora dentro. Sui giornali, dove la guerra è “missione di pace” e gli assassini in divisa sono “bravi ragazzi”, due petardi e un piccolo foro in una vetrina diventano “terrorismo”, sfiorata “strage”. Ma le parole hanno il loro senso, il terrorismo è un’altra cosa: vogliamo parlare delle stragi di Stato? Se vogliamo trovare il terrore, oggi, dobbiamo cercare tra quelle migliaia di persone costrette a vivere nell’ombra, a lavorare in silenzio in condizioni disumane, a morire senza cure per paura di essere denunciate in ospedale. Persone che vivono in mezzo a noi e che da un giorno all’altro diventano “criminali” perché se perdono il lavoro perdono anche il permesso di soggiorno. E questo in Italia è reato, punito con la reclusione in quelle galere per stranieri chiamate “centri di espulsione” dove soprusi e violenze non si contano. Non è questo, forse, un legalissimo sistema di terrore, che colpisce gente qualunque, gente come noi, ma nata altrove? La Lega semina odio e discriminazione, cosa si aspetta di raccogliere? Di attacchi a sedi della Lega ce ne sono stati e probabilmente ce ne saranno ancora, ma mai avevano raggiunto tanta risonanza. La strumentalizzazione a fini politici è evidente, in una Varese che Maroni vorrebbe fosse l’esempio di una polizia pronta a scattare anche solo per un petardo o una scritta su un muro. Salvo poi, come in passato, lasciar sgonfiare tutto dopo aver ottenuto i titoloni sui giornali. Ma il rifiuto del sistema di terrore leghista è forte, e i fatti di Gemonio sono solo un altro piccolo segnale.
Alcuni dei perquisiti e delle perquisite