Il 14 giugno ’08, a Varese, in Via Dandolo, Giuseppe Uva
È STATO ASSASSINATO.
Rassegna stampa dell’udienza preliminare del processo.
Uva: il processo riguarda solo i medici. Non venne picchiato in caserma
VARESE – Potrebbe sfumare l’ipotesi secondo cui la morte di Giuseppe Uva, l’artigiano varesino morto all’Ospedale di Circolo nel giugno 2008 dopo una notte nella caserma dei Carabinieri in via Saffi, sia stata provocata da un pestaggio subìto nelle ore passate con gli agenti. Per lo meno nel processo in corso. L’ipotesi è sostenuta soprattutto dalla famiglia, molto critica nei confronti della Procura e dei pm Agostino Abate e Sara Arduini, titolari dell’inchiesta.
Ieri, 27 ottobre, sul banco degli imputati sedevano i due medici del “Circolo” che accolsero “Beppe”, come lo chiamano gli amici, e lo curarono nel reparto psichiatrico nella sua ultima notte. La famiglia Uva si è costituita parte civile, e i suoi interessi sono curati dagli avvocati Fabio Ambrosetti, Alessandro Gamberini, Fabio Matera e Fabio Anselmo, già avvocato delle famiglie Cucchi ed Aldovrandi. La tesi sostenuta dalla parte civile, secondo cui la causa della morte sarebbe stato il pestaggio, più che errori medici, era avvalorata da alcune perizie medico-legali, che la gup Cristina Marzagalli ha deciso di non includere nel fascicolo.
ERRORE MEDICO. Sempre la dottoressa Marzagalli ha poi fissato un’altra udienza il primo dicembre, per discutere il rinvio a giudizio dei due medici. Un passaggio solo apparentemente formale, quello di ieri: dietro alle espressioni burocratiche, di fatto il gup ha definito i confini del processo in corso, che è tornato a riguardare un errore medico. Com’era prima della bufera (soprattutto mediatica) scatenatasi in primavera su questo caso, e gli unici accusati della morte di Uva restano i dottori, uno del Pronto soccorso e uno del reparto psichiatrico, che avrebbero somministrato dei farmaci non compatibili con l’alcool che l’uomo avrebbe avuto in corpo quella notte, provocando di fatto il decesso. I dottori, difesi dagli avvocati Gianfranco Orelli e Renato Piccinelli, respingono ogni accusa. La parte civile, all’uscita dall’aula, ha commentato l’accaduto come un semplice passaggio formale, mentre la Procura ha espresso soddisfazione. Anche perché, ha ricordato il pm Agostino Abate, una parte civile che delegittima l’accusa, danneggia anche se stessa e la propria richiesta di risarcimento.
Chiara Frangi (28/10/2010 – Varesenotizie)
_______________________
Iniziata l’udienza preliminare per la morte di Uva. Il gip Cristina Marzagalli ha rinviato i lavori al primo dicembre. In aula si è discusso dell’ammissione o meno di alcune integrazioni al fascicolo
Si è tenuta oggi (giovedì 28 ottobre) l’udienza preliminare per la morte di Giuseppe Uva, morto nel giugno 2008 dopo una notte passata nella caserma dei carabinieri. Il gip Cristina Marzagalli ha rinviato i lavori al primo dicembre. In aula si è discusso dell’ammissione o meno di alcune integrazioni al fascicolo.
La parte civile ( molto critica nei confronti della procura) chiedeva che venissero acquisite alcune consulenze di parte e in particolare quelle redatte da tre professori che mettono in discussione le conclusioni a cui arrivò il medico legale nominato dal pm, ovvero che Uva morì per cause che non avevano nulla a che vedere con eventi traumatici quali fratture e violenze.
Anche la procura ha chiesto che venissero acquisiti dei documenti. In particolare le trascrizioni delle audizioni dei consulenti: sia quelli favorevoli alla tesi della famiglia, sia quelle che nella prima fase delle indagini avevano escluso le presunte violenze in caserma.
Un avvocato della difesa ha osservato che entrambe le richieste non erano inerenti al procedimento in corso e il giudice ha dunque rifiutato le richieste. Va ricordarto che gli indagati sono due medici, accusati di aver somministrato farmaci sbagliati in ospedale e che non sono emersi elementi a carico di carabinieri o poliziotti, come già evidenziato dalla inchiesta della procura.
R.R. (27/10/2010 Varesenews)