Riportiamo stralci di un articolo pubblicato su La Prealpina del 21 agosto 2021 e ripreso da Ristretti Orizzonti (ristretti.org). Per tutte le notizie sul carcere e sulle lotte dei detenuti: https://resist.noblogs.org/tag/carcere/
«I detenuti sono a quota 400. Ogni giorno risse e disordini. In tre in celle da due. […] Le sezioni scoppiano, gli ospiti si esasperano […] mercoledì 18 agosto due maghrebini si sono arrampicati fino al tetto dell’area passeggi in segno di protesta, gli agenti sono rimasti impegnati tutto il giorno per convincerli a scendere […] uno è stato protagonista della rivolta a Varese e l’altro di quella a San Vittore. […]»
«La quarta sezione è l’emblema del disagio che serpeggia nel penitenziario: è occupata da settantasei uomini divisi in venticinque celle concepite per due persone. Ma se la matematica non è un’opinione, devono stringersi in tre, in condizioni strutturali, climatiche e igieniche precarie. La muffa prolifera ovunque, dai tetti piovono perdite, l’acqua è fredda. Nei giorni scorsi il cappellano don David ha distribuito 400 doccia-schiuma e per la popolazione carceraria è stata davvero una manna. Organizza proiezioni cinematografiche. […] »
« […] c’è un infermiere preposto alla somministrazione delle terapie e ciò significa che qualcuno deve attendere anche fino a notte inoltrata prima di ricevere il farmaco […]. “L’istituto è diventato una discarica dei detenuti che creano problemi, tanto è vero che ospitiamo tanti fautori e responsabili di allarmanti proteste nelle carceri di tutta la Lombardia“, spiegano dalla Uilpa della polpen locale. Qualcuno insomma dimentica un principio sancito dalla Costituzione: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. […]»
« […] C’è una piaga, dietro le sbarre, di cui nessuno parla: il settanta per cento dei detenuti assume terapie psichiatriche o è addirittura conclamato paziente psichiatrico. […] Gli specialisti a disposizione sono insufficienti per garantire un percorso ritagliato sulle esigenze di detenuti malati, la polizia penitenziaria non è formata per assistere e trattare con soggetti fragili e spesso ingestibili, ma le Rems (residenze per l’esecuzione di misure di sicurezza) sono sature, gli ospedali psichiatrici giudiziari sono stati chiusi e quindi la galera è l’ultima spiaggia. […] C’è poi una considerazione sull’organizzazione del penitenziario di Busto: è forse l’unico in Lombardia in cui non esistono i detenuti in articolo 21, ossia quelli che, lavorando, rientrano in cella di sera solo per dormire. […]»