25 aprile, ore 10, Piazza Libertà, Saronno
#2 – SALUTE
La pandemia che stiamo vivendo ha dato modo di scoperchiare il vaso di Pandora mettendo alla luce tutto ciò che è dannoso per la vita su questo pianeta, ha creato una macro visione in cui si evidenziano fortemente le diversità di classe in un mondo che marcia a diverse velocità facendo delle ingiustizie sociali le regole della convivenza. Il senso di salute degli individui e del pianeta viene mistificato dando delle ricette temporanee che si vorrebbe passare come soluzione del problema.
Non si può ristrutturare una casa pericolante facendo l’intonaco e imbiancandola poiché risulterà bella a vedersi ma al primo cataclisma cederà come un castello di sabbia.
Il problema sta a monte: ci troviamo difronte un consumo sfrenato da parte di una minoranza di gente che vive sul pianeta con la spinta verso l’espansione di questo consumo a una popolazione sempre più ampia. Questo modo di vivere non potrà mai essere in armonia con il territorio poiché le risorse non sono infinite e non possiamo comportarci come se lo fossero, usandole per soddisfare dei bisogni indotti per farci consumare sempre di più.
Il salto di specie (spillover) che è all’origine di pandemie come questa è causato anche da allevamenti intensivi, agricoltura intensiva, consumo del suolo per cementificare e costruire nuove strade, estrazionismo (attività mineraria che in questo periodo storico è molto concentrata su silicio, coltan, stagno, litio, cobalto, nichel e sulle cosiddette “terre rare”, la cui lavorazione, che serve per separare gli elementi tra di loro, genera altissimo inquinamento; i minerali in questione non sono affatto rinnovabili, e sono necessari per quello che chiamano “sviluppo green”).
“Stiamo, in poche parole, sbriciolando tutti gli ecosistemi” citazione dal libro “Spillover – l’evoluzione delle pandemie” di David Quammen uscito nel 2012.
Negli anni 70’ si parlava tanto di medicina del territorio. Si sentiva questa esigenza poiché lo sviluppo produttivo e l’urbanizzazione avevano stravolto i territori. Fabbriche inquinanti, cementificazione e contaminazione delle falde acquifere hanno favorito le malattie e innalzato la mortalità. Nel territorio a noi circostante abbiamo avuto il disastro dell’ICMESA a Seveso, ACNA a Ceriano Laghetto e la Cantoni a Saronno, una tra le tante, che ancora oggi ci lascia la sua eredità di inquinamento della falda acquifera.
Il rapporto UE del 2020 parla di 630mila morti l’anno per l’inquinamento e Saronno si trova all’ottavo posto in questa nefasta classifica.
La medicina del territorio si interessava del tessuto produttivo, della scuola e di tutti gli altri ambienti. Tramite un lavoro (spesso collettivo) di ricerca e indagine prendeva in considerazione l’individuo inserito nel suo tessuto sociale poiché il concetto di salute non si risolve soltanto con la cura dei problemi che si presentano ma principalmente agendo sul contesto generale in modo da prevenire le malattie e il malessere psicofisico. Oggi si insiste a illudersi di risolvere le cose con il farmaco “tal dei tali” o con un TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) già la definizione fa inorridire, anziché indagare la causa del malessere e cercare insieme un rimedio.
Un collegamento interessante fra medicina, politica ed economia emerge da questa notizia: il Parlamento europeo il 27/03/2021 approvava una “deroga temporanea” alle direttive UE sugli OGM, la direttiva 2001/18/CE relativa alla “disseminazione volontaria di organismi geneticamente modificati nell’ambiente” che abroga la direttiva precedente, per autorizzare lo sviluppo e la commercializzazione dei nuovi vaccini anti-Covid.
Questa notizia è passata in sordina nonostante la sua gravità nel caso in cui anche l’Europa sdogani completamente l’utilizzo di OGM.
Non si può negare che, in un mondo dove l’individuo è considerato “capitale umano” utile soltanto per quello che produce e consuma (più produci, più consumi, più hai valore), il tentativo di rimediare alle catastrofi porta ad altre catastrofi.
D’altronde viviamo in una società con ideologia liberista e di conseguenza tutto deve essere finalizzato a una produttività estesa ad ogni aspetto della vita.
Negli ultimi anni abbiamo assistito a una privatizzazione della sanità molto aggressiva e sono stati smantellati reparti di ospedali. Per fare una visita, se non si ricorre all’intramoenia (prenotazione a pagamento), le liste di attesa sono lunghissime. Una sanità classista, come classista è il mondo in cui viviamo.
Saronno ed il suo territorio non sono immuni da queste dinamiche, anzi: è a rischio di chiusura, privatizzazione o declassamento a semplice poliambulatorio un ospedale come quello della nostra città, già ridotto (anche prima della pandemia) al 50% delle proprie prestazioni, con un personale (200 unità perse negli ultimi anni) sempre più spremuto e quindi in fuga verso altre strutture, magari quelle private della stessa città, in crescente espansione sulle ceneri della sanità pubblica.
Una medicina di territorio ridotta all’osso, un coinvolgimento dell’associazionismo ormai ridotto al lumicino, un’assenza pressoché totale di strutture intermedie tra i medici di base e l’ospedale, fatta apposta per fare la fortuna degli ambulatori privati, contro cui i cittadini organizzati (200 di loro a presidiare l’ospedale lo scorso febbraio) che chiedono la riorganizzazione dei servizi sociali, sanitari e sociosanitari del territorio, sulla scorta di esperienze già collaudate in altre regioni, come le Case della Salute. Un tentativo, insomma, di apprendere e praticare che dalla pandemia si può uscire con meno diseguaglianza, più salute e maggiori diritti, ma solo se c’è disponibilità ad investire – dal basso e dalle istituzioni – nelle forme di prossimità, gratuità e qualità del benessere degli abitanti di una comunità, contrastando non solo i privati che speculano sul disagio delle persone, ma anche quel pubblico che ha abdicato alla sua funzione, favorendo di fatto gli interessi del capitale privato.
Concludiamo, a questo proposito, con un dato che può darci un’idea degli effetti di questa politica scellerata che ha coinvolto vari governi negli anni, dalle 695 USL nel 2018 siamo passati alle 101 ASL e nel 2020 siamo arrivati a 98 su tutto il territorio nazionale.