A 150 anni dalla prima grande esperienza autogestionaria e di autogoverno libertario della storia contemporanea, sconfitta militarmente ma non nella ragionevolezza e nell’urgenza delle sue istanze fondamentali, oggi 18 MARZO 2021:
SIAMO ANCORA TUTTI PARTIGIANI DELLA COMUNE DI PARIGI!
“Io sono un partigiano della Comune di Parigi, che pur essendo stata massacrata, soffocata nel sangue, dal boia della reazione monarchica e clericale, non ne è diventata che più vivace, più possente nell’immaginazione e nel cuore del proletariato d’Europa, e soprattutto ne sono il partigiano perché essa è stata una audace, caratteristica negazione dello Stato.”
“La Comune di Parigi è durata poco, ed è stata troppo ostacolata nel suo svolgimento interno dalla lotta mortale che ha dovuto sostenere contro la reazione di Versailles, perché essa abbia potuto, non dico applicare, ma nemmeno elaborare teoricamente il suo programma socialista. D’altronde, bisogna riconoscerlo, la maggioranza dei membri della Comune non erano propriamente socialisti, e se essi si sono mostrati tali, ciò si deve al fatto che essi sono stati ineluttabilmente trascinati dalla forza delle cose, dalla natura del loro ambiente, dalla necessità della loro posizione, e non dalla loro intima convinzione.”
“L’abolizione della Chiesa e dello Stato deve essere la prima ed indispensabile condizione della liberazione reale della società; soltanto dopo ciò essa potrà e dovrà organizzarsi in un’altra maniera, ma non dall’alto in basso e secondo un piano ideato e sognato da qualche saggio o da qualche sapiente, oppure per decreti emanati da forze dittatoriali, od anche da un’assemblea nazionale eletta a suffragio universale. Un tale sistema come ho già detto, condurrebbe inevitabilmente alla creazione di un nuovo Stato e conseguentemente alla formazione di una aristocrazia governativa, cioè di un’intera classe non avente nulla in comune con la massa del popolo e che certo comincerebbe a sfruttare e ad assoggettare questa, col pretesto della felicità comune o per salvare lo Stato. La futura organizzazione sociale deve essere fatta dal basso in alto, per mezzo della libera associazione e della federazione dei lavoratori; prima nelle associazioni, poi nei comuni, nelle regioni, nelle nazioni, e, finalmente, in una grande federazione internazionale ed universale. Allora soltanto si realizzerà il vero e vivificante ordine della libertà e della felicità generali; quell’ordine che, lontano dal rinnegare, afferma al contrario ed accomuna gli interessi degli individui e della società.”
Michail Bakunin
(dal preambolo a “L’impero Knuto-germanico”)