Testo distribuito a Saronno il 21 ottobre.
Nella foto uno dei due murales realizzati in mattinata in zona scuole, via Varese. Nel pomeriggio, durante il presidio antifascista in piazzetta Portici che ha anche attraversato per due volte in corteo il centro storico, le scrittone sono state prontamente cancellate dal Comune. La sera il sottopasso della piazza rossa si è riempito nuovamente di gente per la TAZ d’n’b.
Ci siamo interrogati, e lo facciamo continuamente, sul senso di alcune pratiche che se riprodotte apaticamente non fanno altro che trasmettere impotenza e noia. Eppure in un periodo in cui le strade si percepiscono insicure, in un periodo in cui l’Autorità crede di poter decidere chi può frequentare il centro e chi e quando può scendere in strada, in un periodo in cui ci sono più telecamere che capannelli di persone, ecco nel ritornare in strada ci vediamo un’urgenza nuova.
Un presidio quindi, perché le strade e le piazze siano attraversate da idee e movimento. Perchè tra il tempo rubato da uno schermofonino, le ore di lavoro e lo shopping irrompa qualcosa di diverso.
Vediamo l’antifascismo come tensione individuale, riscatto e rivolta, un connubio indissolubile tra teoria e prassi, idee e pratiche, studio e azione. Purtroppo con gli anni c’è stato chi ha voluto dare all’antifascismo un solo colore, dei limiti e dei contorni. Tutte le azioni antifasciste che sono avvenute fuori dai limiti imposti dalla democrazia sono state bollate come… fasciste!
Secondo la logica per cui del fascismo si condanna solo la violenza, ogni azione violenta diventa fascista.
Non riconosciamo nei fascisti un interlocutore, e il discrimine non è la violenza. E poi cos’è la violenza?Siamo convinti che rompere una gabbia non sia paragonabile al mettere in gabbia.
La violenza è insita anche nella democrazia. Quante persone muoiono nel Mediterraneo? Quante in galera? Quanti sono i soprusi e le violenze commessi dalle divise? E quante le morti sul lavoro? Che lezione dovremmo trarne?
In questo periodo di tensione sociale i fascisti in tutta Italia si sono riorganizzati e strutturati.
A Saronno grazie alla giunta Fagioli si sono aperte le porte ai fascisti, più o meno dichiarati. L’assessore allo sport, Gianpietro Guaglianone, non nega le sue simpatie per l’estrema destra. Idem per i suoi compari di partito con i quali, insieme alla giunta leghista e a personaggi del calibro di Indelicato, cercarono di introdurre a Saronno la realtà neonazista di Lealtà Azione.
In risposta a ciò una mobilitazione antifascista, attraverso diverse pratiche (fra le quali un corteo di 400 persone), trasmise chiaramente il messaggio che per loro a Saronno non c’era spazio.
Nonostante l’interesse di Lealtà Azione sia scemato, negli ultimi tempi la presenza fascista e nazista a Saronno si è fatta più significativa, con iniziative in sale pubbliche, presidi e presenze in piazza.
Assistiamo al proliferare di una variegata accozzaglia di sigle dietro cui si cela la propaganda fascista: Accademia 19, Sorarma, Azione Identitaria Insubria, Fronte Ribelle, Campo Base. Un nome per ogni ambito per passare inosservati, ma intanto si prendono spazio, e non abbiamo intenzione di lasciare loro un solo centimetro.
TeLOS