Da: Lo Stroligh.
Saronno – Lo scorso 31 maggio, durante il consiglio comunale, a larga maggioranza, sono stati modificati e approvati 3 articoli del regolamento della polizia locale. Essi riguardano principalmente limitazioni della libertà personale, aspetti e azioni della vita quotidiana censurati e sanzionati con lo scopo di prevenire potenziali situazioni, che creino potenziali contesti, che originino presunto degrado o possibili reati.
Parliamo di deriva securitaria e controllo sociale.
Per capire meglio cosa sta succedendo, abbiamo trovato interessante raccontare la storia delle ordinanze repressive, a cominciare dalla famosa anti-alcolici di Gilli del 2009, e sottolineare (attraverso l’accostamento di fatti e dichiarazioni d’intenti e tentativi maldestri di giustificazioni) l’ipocrisia, la dannosità e l’inefficacia politica e sociale di questi interventi.
FLASH BACK
Aprile 2009: Saronno è amministrata da una giunta a maggioranza Forza Italia, il sindaco è Pierluigi Gilli e mancano due mesi circa alle elezioni amministrative; i partiti si trovano in piena campagna elettorale. La giunta uscente sfrutta il potere, gli strumenti e le risorse della cosa pubblica ancora a disposizione, per re-intercettare il proprio elettorato e l’opposizione si affanna a cercare di rimarcare le differenze, distinguersi, re-coinvolgere il proprio seguito.
La maggioranza di centrodestra emette un’ ordinanza pubblica che vieta di bere alcolici in città, tranne che nei locali pubblici, presumendo che al consumo di alcol consegua un probabile reato. Si tratta di un tipo di prevenzione arbitraria, visto che nei locali pubblici non viene imposto il medesimo divieto. Verrebbe da pensare che il pensiero di fondo sia che l’alcol dei locali pubblici sia meno dannoso per la salute o che chi frequenta questi locali abbia un’ attitudine meno spiccata a compiere reati sotto l’influenza di una sostanza di cui, vale la pena ricordare, l’assunzione è legale.
Ci sono critiche e proteste, da parte di singoli, associazioni, partiti, su internet nascono gruppi di pressione e dibattito sul tema; ricordiamo il gruppo fondato da Riccardo Galetti, membro della sezione PSI di Saronno e fondatore della sezione locale dei giovani socialisti: «Saronno – Contro l’ordinanza Gilli sugli alcolici nei luoghi pubblici».
Ecco alcuni post del 2009 dello stesso Galetti, il cui partito di riferimento era anch’ esso impegnato in campagna elettorale in quel periodo (il PSI paradossalmente oggi esprime un assessore alla sicurezza, Giuseppe Nigro, assolutamente in linea con le delibere restrittive, se non addirittura promotore): «Direi che finalmente gettano la maschera…si chiamano popolo delle libertà, ma con la loro politica propagandistica si dimostrano paladini del proibizionismo…inoltre é un’ordinanza fortemente classista, puoi bere, ma solo se spendi. Se hai un forte potere d’acquisto e puoi permetterti di bere nei locali, la tua ubriachezza é piacevole e civile, se bevi una birra del discount sei un pericoloso e molesto criminale..», e ancora: «Perchè l’ordinanza è “classista” e permette di bere solo nei locali, solo in luoghi con fini di lucro. Perchè considera molesta solo l’ubriachezza che non genera denaro. Perchè è proibizionista. Se riusciamo ad essere in tanti, potremmo porre il gruppo all’attenzione dei media locali.»
Particolarmente indicativa dell’ atmosfera politica attorno a questa ordinanza è la riflessione di Giuseppe Uboldi, che in quel periodo era consigliere comunale per il PD (estratto verbale consiglio comunale di Saronno 21-4-2009):
«Facendomi molta forza perché prevarrebbe la nausea in questo caso, comunque mi viene da ricordare, non posso fare a meno ed è per questo che parlo, che è appena stata emessa un’ordinanza proibizionista che giudico da un lato forcaiola e dall’altro ridicola che vieta l’uso di alcolici in luoghi pubblici con chiare mire a colpire sostanzialmente gli extracomunitari».
Sintetizzando le posizioni dei detrattori dell’ordinanza (chiunque, cioè, non si identificasse politicamente in un’ area di destra):
l’ordinanza è liberticida – esistono già i reati di ubriachezza molesta e tutti gli altri reati sono perseguibili anche se compiuti da sobri, questa ordinanza è assolutamente lesiva delle libertà personali oltre che inefficace e superflua;
l’ordinanza è discriminatoria e classista – permettere di bere alcol solo a chi può permettersi di frequentare i locali, dove i prezzi quintuplicano rispetto all’offerta nei supermercati, quindi si privano di una libertà principalmente le categorie di basso reddito e/o indigenti.
A conferma di quanto scritto, qui di seguito riportiamo il pensiero dell’ allora assessore alla sicurezza Massimiliano Fragata: «Premesso che molti episodi di criminalità, da risse ed episodi di violenza siano causati proprio dall’abuso di alcol, si vieta nelle strade cittadine ma anche nei parchi e nelle aree verdi il consumo di bevande alcoliche di ogni gradazione e tipo. Uniche eccezioni saranno gli esercizi commerciali, bar e locali, al loro interno o che utilizzano il suolo pubblico. Ed eccezionali deroghe saranno rilasciate durante particolari eventi organizzati dall’amministrazione comunale. Per il resto sarà in vigore una linea dura da parte della Polizia Locale, chiamata a far rispettare l’ordinanza. Lo abbiamo deciso per porre un freno alla presenza di italiani e stranieri che con la bella stagione trascorrono le giornate ubriacandosi in pieno centro, aumentando il senso di insicurezza dei cittadini saronnesi. Questa ordinanza non è un prodotto fantasioso, ma la risposta a un decoro della città, per il quale ultimamente sono stati superati troppi limiti».
Il PD, alla fine, vinse quelle elezioni, Porro divenne sindaco di Saronno e l’ordinanza decadde, perchè giudicata incostituzionale, non avendo carattere temporaneo e/o d’urgenza, come dovrebbero avere le ordinanze che limitino libertà individuali.
MISTIFICAZIONI
Nel 2013 la giunta Porro, in difficoltà nel dare risposte politiche agli attacchi dell’ opposizione sul tema della sicurezza, decide di utilizzare esclusivamente strumenti repressivi e sanzionatori e reintroduce l’ordinanza anti-alcolici provvedendo ad alcune modifiche, ma non nel merito, come ci si potrebbe aspettare da una forza che ha criticato fermamente l’esperienza Gilli, bensì nella forma: infatti, per evitare il vizio di anticostituzionalità, rende temporanea la normativa (sarà valida da maggio a settembre, mentre il pubblico decoro, nella stagione invernale sarà salvaguardato da clima e temperature poco accoglienti), per poi reintrodurla ogni anno come fosse una misura eccezionale e non di routine, come è di fatto.
E’ sempre più palese che la politica si concretizzi negli studi di avvocatura e non presso le sedi istituzionali.
E infatti la lezione dei giuristi, che ha l’intento di prendersi gioco di elettori e costituzionalisti, viene mandata a memoria: «Da ieri fino a 22 settembre sarà nuovamente vietato bere in centro». E’ l’effetto dell’ordinanza firmata lunedì dal sindaco Luciano Porro: «E’ un provvedimento nuovo che nulla ha a che fare con quello precedente» (salvo il fatto di essere praticamente identico n.d.r.).
Porro si affanna poi ad attribuire alla stessa iniziativa, etichettata a suo tempo come reazionaria, distinte motivazioni, rispetto a quelle di Gilli e della destra: «…tra le motivazioni non c’è solo la sicurezza, ma anche il decoro e la salute pubblica», quasi a voler auto convincersi che realmente ci siano cause nobili alla radice di questo ordinamento, quasi a voler convincere i cittadini che sia un provvedimento potenzialmente efficace, facendo finta di ignorare l’utilizzo di parole chiave identiche alla vecchia amministrazione, precedentemente contestata.
La nuova ordinanza, questa volta democratica, vieta quindi «il consumo all’aperto di bevande alcooliche di ogni gradazione e tipo nelle strade e piazze pubbliche od assoggettate ad uso pubblico di ogni tipo e denominazione del territorio comunale, nonché nei parchi, giardini o aree verdi ad uso pubblico del centro abitato».
L’unica eccezione è nei locali o nei chioschi, oppure durante speciali deroghe concesse dall’amministrazione comunale come durante alcuni eventi estivi. «Abbiamo voluto emettere nuovamente questa ordinanza soprattutto per un fattore di sicurezza e di degrado cittadino» spiega il sindaco Luciano Porro.
2014: LA MUTA E’ COMPLETATA
A maggio viene approvato il nuovo regolamento di polizia urbana in consiglio comunale.
Al divieto di consumare alcolici fuori dai locali pubblici vengono aggiunte decine di altre restrizioni, tra le quali il divieto di sedersi sugli schienali delle panchine, di sedersi per terra lungo le vie, strade, piazze, luoghi pubblici o aperti al pubblico, di arrampicarsi sugli alberi, salire sulle fontane, sui monumenti sui pali della pubblica illuminazione e segnaletica stradale nel centro urbano, di passeggiare e sostare a torso nudo o in maniera poco decorosa (?!?), di consumare cibo all’ingresso o sulle scalinate d’accesso a chiese o luoghi di culto, ecc.
Alle forze dell’ordine il sindaco chiede di «applicare il nuovo regolamento con rigore, ma anche con buon senso», dato che forse, aggiungiamo noi, il buon senso è mancato nel redigere questo stesso regolamento.
Sicuramente il fatto che venga delegata alla polizia locale l’interpretazione di queste regole e la loro applicazione con rigore e contemporanea discrezionalità e arbitrarietà, rivela il fatto che il target di questi provvedimenti è selezionato tra le fasce deboli degli abitanti di Saronno: immigrati, giovani non mantenuti dai genitori, disoccupati, ecc.
Qui di seguito riportiamo il pensiero del PD 2014 sul tema, da un estratto del comunicato atto a spiegare i motivi delle modifiche al regolamento di polizia urbana:
«I consiglieri comunali sono stati posti di fronte al dilemma se salvaguardare sempre e comunque la libertà delle persone, anche quella di bere alcolici dove pare e piace, oppure perseguire comportamenti scorretti e lesivi dei diritti altrui, anche a costo di sacrificare un frammento della libertà personale di ciascuno.
Il Consiglio Comunale ha scelto, a larghissima maggioranza, la seconda opzione nella consapevolezza che vivere in una comunità richiede il rispetto delle regole di convivenza civile, anche quelle non scritte, e implica talvolta anche la rinuncia ad una parte della propria libertà personale.»
Così Pierluigi Gilli (ex sindaco di destra), che ironizza sull’ipocrisia della giunta Porro, ma si allinea rispetto ai contenuti dell’ordinanza:
«Finalmente, anche questa Amministrazione ha capito quali insidie vi siano nello smodato consumo di bevande spiritose in pubblico: anzitutto per la sicurezza e, in cascata, per l’ordine ed il decoro, per l’igiene e la sanità; quindi, avevamo fatto bene, l’obiettivo era naturalmente identico».
Concludiamo con un aforisma che parla di libertà come concetto relativo:
«Il concetto di libertà non è assoluto. La libertà non è un diritto: è un dovere. Non è un’ elargizione: è una conquista; non è un’ uguaglianza: è un privilegio. Il concetto di libertà muta col passare del tempo. C’è una libertà in tempo di pace che non è più la libertà in tempo di guerra. C’è una libertà in tempo di ricchezza che non può essere concessa in tempo di miseria».
Queste ultime righe potrebbero essere la coerente conclusione di un comunicato stampa a difesa del nuovo regolamento di polizia locale vigente a Saronno. L’autore è un noto pensatore e uomo politico italiano (Predappio 1883 – Giulino di Mezzegra 1945).