“Occupare” è anche “occuparsi” della città, contro degrado e abbandono.
Telos occupava l’estrema propaggine della più grande area dismessa della città nel punto d’intersezione tra due delle più trafficate e desolate arterie stradali della nostra periferia. L’edificio che l’ospitava era la punta più a sud di quello che fu il principale insediamento industriale della Saronno del Novecento, dove si intrecciarono le vite di migliaia di lavoratori metalmeccanici. Breda, Isotta Fraschini, F.O.S., Banfi e Canti: questi i nomi di alcune delle fabbriche che segnarono in modo indelebile il progresso civile e sociale della città. Luoghi di lotta e di sapere operaio per i quali brucia gli occhi lo stato di abbandono in cui sono stati lasciati da decenni, dopo l’inesorabile ristrutturazione capitalistica avviata negli anni Settanta e la “finanziarizzazione” del territorio degli anni più recenti.
Riteniamo che Telos sia stato un bene proprio perché nel suo affermare il senso di comunità rimandava un po’ a quel gomitolo di esperienze e legami di fabbrica andato perduto con la chiusura degli insediamenti. Vedevamo in esso uno spazio finalmente vivo e abitato, comunque sottratto al degrado e allo stesso tempo un deterrente a improvvisati progetti di cementificazione (anche se, più che quella immobiliare, è la rendita finanziaria ad aver già speculato per vent’anni su queste aree). E d’altra parte, nei suoi cinque anni di intensa attività, Telos non ha mai rinunciato a denunciare il consumo di territorio, dedicando particolare attenzione ai progetti delle grandi opere inutili che, a partire dalla Tav in val di Susa fino alle varie bretelle autostradali lombarde (Pedemontana, Tem, Brebemi ecc.), sottraggono enormi risorse producendo devastazione.
Ne abbiamo anche apprezzato il costante prodigarsi nel sostenere l’attività antifascista che ha portato i suoi militanti spesso in prima fila, numerosi e senza paura, a sostenere i valori della Resistenza e dare un decisivo contributo nel contrastare le ottuse manifestazioni di certa marmaglia razzista e nazista che di recente ha ripreso a frequentare in modo organizzato le piazze della zona, col benestare delle istituzioni locali.
Infine, sul piano culturale e organizzativo, Telos ha mostrato buone capacità di gestione, operando in modo indipendente e originale. Con particolare riguardo al pubblico giovanile, ha saputo formulare proposte di qualità in campo musicale, cinematografico e grafico-pittorico, promuovendo anche momenti di studio e approfondimento su temi di tipo pedagogico, letterario e filosofico. In ogni caso, è bene sottolinearlo, le attività svolte non solo rendevano degli spazi abbandonati “socialmente utili”, ma soprattutto sottratti al “mercato” e nessuna attività vi si svolgeva a pagamento o per un qualche profitto.
Riteniamo che vada riconosciuto il diritto di esistere a chi ha fatto e fa, con entusiasmo, dell’impegno sociale il suo motivo di vita. Va garantito a queste persone – che non ci risulta abbiano mai creato problematiche di “ordine pubblico” – di non essere perseguitati ulteriormente. E suonano alquanto stonati i richiami alla “legalità” da parte di esponenti di una classe politica e imprenditoriale che proprio di essa, nel nostro Paese e nella nostra città, s’è fatta spesso beffa (Tangentopoli docet).
E, comunque, ora si impone imperativa la domanda: che senso ha tutto questo? Davvero pensiamo di spazzare via con uno sgombero un’esperienza pluriennale così importante per tante persone? E per quanto tempo possiamo subire la militarizzazione della nostra città? E’ questo l’abitare urbano che vogliamo, quello che espelle anziché includere, che reprime anziché valorizzare le differenze e le risorse umane che vi coabitano? E, soprattutto, perché questa Amministrazione persevera in un’assordante silenzio come se nulla fosse accaduto, anche quando chiamata a pronunciarsi?
Crediamo invece che sia quantomeno doveroso, aprire finalmente un dibattito pubblico in questa città su quale futuro pensiamo davvero possibile su queste aree dismesse che occupano tanta parte del nostro territorio e che non devono permanere ancora nel degrado ambientale e sociale.
Affidarsi alla sola “buona volontà” (leggi profitto) dei proprietari si è dimostrato un fallimento storico, da oltre vent’anni. E’ necessario far partire subito un confronto pubblico e partecipato sulle possibilità di riuso e recupero, anche temporaneo, a partire dai problemi che chiedono più urgente soluzione: abitare sociale, spazi di aggregazione e culturali, rigenerazione ambientale, creazione di opportunità di lavoro per giovani e disoccupati.
Noi, cittadine e cittadini del saronnese, ci impegneremo a farlo, senza attendere che qualcun altro lo faccia per noi.
Perché…”è’ proprio quando si crede che sia tutto finito, che tutto comincia” (D. Pennac)
Prime adesioni:
Alliata Francesca, omeopata – Bagni Ornella, impiegata – Baldo Cristiano, alias “Ruvido”, precario – Battocchio Giorgia – Benati Saul, impiegato (Tradate) – Berretta Francesco, artigiano (Gerenzano) – Bersani Marco, operatore sociale e attivista, ex onsigliere comunale di Saronno (ora abita a Roma) – Betti Alessandro, tecnico – Borgatti Roberto, dipendente comunale – Borghi Alessandra, infermiera – Brunetti Francesco, ingegnere – Brusaferro Claudia, insegnante – Busnelli Roberto, ingegnere – Caldirola Giuseppe, ex operaio e sindacalista, pensionato – Carnelli Alice, bracciante agricola, Saronno – Carnelli Antonio Umberto, ex insegnante, pensionato (Rovello Porro) – Casalini Elena, educatrice, ex consigliere comunale di Saronno – Cattaneo Gabriele, impiegato -Cavallari Gabriele, impiegato – Censi Marinella, bibliotecaria – Censi Paolo, musicista – Cerrato Luigi, alias “Gino”, disoccupato – Chiera Ilaria, mamma – Clerici Daniela, psicologa – Colombo Paolo, fisico – D’Urso Massimiliano, impiegato, ex consigliere comunale di Saronno – Darra Paolo, libero professionista – De Lellis Mario, impiegato – De Micheli Germana Laura, animatrice sociale – Dezza Giovanna, consulente – Di Virgilio Ercole, studente – Eberle Marco, libero professionista – Esposito Cecilia, ex impiegata, pensionata – Fasola Lorenzo, fotografo – Fastidio Fabio, venditore, consigliere comunale (Origgio) – Ferrari Michela, impiegata – Ferrario Iacopo, studente (Ceriano Laghetto) – Ferrario Mitia, studente (Ceriano Laghetto) – Formenton Marco, tecnico informatico (Gerenzano) – Furlan Gianni, imprenditore – Furlan Nicolò, studente -Furlan Sara, studentessa – Gallo Concetta, insegnante in pensione – Gambino Ivan, impiegato – Gariboldi Enrica, impiegata – Gavassino Nicoletta, impiegata – Genco Domenico, pensionato – Giachino Stefania, bibliotecaria – Giammella Mirko, agente di commercio (Uboldo) – Giusto Caterina, operatrice turistica (ex saronnese, ora abita a Mezzegra – CO) – Grassi Claudio, insegnante (ex saronnese, ora abita a Ceriano L.) – Guaglianone Paola, educatrice – Guaglianone Roberto, giornalista, ex consigliere comunale di Saronno – Guida Leopoldo, ex ristoratore, disoccupato – Janni Cecilia, imprenditrice – Lanfranco Lorenza, dipendente comunale – Lanzara Enrico, insegnante – Legnani Angela, insegnante – Legnani Franco, impiegato, ex consigliere comunale di Saronno – Liotta Gabriele, dipendente pubblico – Lippi Giorgio, dirigente d’azienda – Lovera Vittorio, dirigente, ex consigliere comunale di Saronno (ora abita a Roma) – Lugli Giada Alessia, naturopata (Orino) – Luison Elisa, mamma – Malgrati Laura, impiegata – Malgrati Paola, impiegata – Mariga Barbara, casalinga (Turate) – Martusciello Gennaro, consulente d’arte (Rovellasca) – Meduri Domenico, in mobilità – Melis Sofia, poetessa – Meneghetti Francesco, ex bancario, pensionato – Migliorino Davide, impiegato (Busto Arsizio) – Minesso Barbara, docente universitaria (Uboldo) – Moia Giovanni , giornalista (Mozzate) – Moneta Rosanna – Monti Susanna, operatrice socio assistenziale – Morciano Claudio, insegnante – Pagani Nicola, libero professionista – Pappalardo Enrico, nsegnante – Pasini Alessia, cantante e musico terapista – Pasquariello Emanuela, infermiera (ex saronnese, ora abita a Milano) – Piccoli Giovanni, ricercatore – Porrini Silvia, educatrice – Pistone Stefano, educatore (Rescaldina) – Pitoia Gaetano, ferroviere -Olgiate Olona) – Prenna Jennifer – Reale Giuseppe, ingegnere – Reina Donatella, impiegata – Rivolta Elisabetta, dipendente comunale – Rootical Foundation, band reggae – Salmoiraghi Carlo, insegnante – Sambrotta Paolo, insegnante – Schiaffino Marco, giornalista – Sordelli Erica, educatrice – Strada Marco, insegnante, ex consigliere comunale di Saronno – Sullam Simonetta, disoccupata organizzata (Uboldo) – Telaro Anna, studentessa (Solaro) – Todeschini Anella, regista teatrale – Tonelli Mauro, architetto – Uboldi Giuseppe, ex insegnante, filosofo – Uslenghi Giovanna, addetta mensa e bar (Cislago) – Valter Volpato, operaio (Tradate) – Vivenzio Claudio, impiegato – Vivenzio Marco, studente – Volonté Massimiliano, impiegato (Cameri – NO) – Zaffaroni Walter, impiegato e dirigente sindacale (ex saronnese, ora abita a Origgio) – Zanardi Pietro, ex artigiano.