Fonte: Ultimi Mohicani.
Il giorno 20 maggio a Gallarate è accaduta una bella storia da raccontare: lo sfratto di Besnik e Adelina è stato rinviato.
Loro, insieme a più di duecento famiglie a Gallarate, rischiano ogni giorno di perdere la propria casa con la “colpa” di non aver avuto i soldi sufficienti per pagare l’affitto, con la “colpa” di aver perso il lavoro, con la “colpa” di aver scelto di sopravvivere piuttosto che pagare l’affitto a fine mese.
Colpevoli insomma di non essere abbastanza ricchi e quindi non meritevoli di una casa e di una vita dignitosa in questa società.
La bellezza di questa storia è la dimostrazione di come l’uscire dall’autocolpevolizzazione e dalla vergogna porti a risultati vincenti. Vogliono farci credere che sia giusto togliere una casa a chi non può permettersela, dunque quale miglior risposta possiamo dare noi se non dimostrare che la propria casa la si può tenere?
La lotta di questa famiglia sta insegnando che essere sotto sfratto non è una questione privata da nascondere e di cui vergognarsi. L’emergenza abitativa è un problema collettivo e sociale, i colpevoli sono coloro che hanno creato questa situazione: gli amministratori (e le loro politiche), le banche e i grandi proprietari immobiliari.
La mobilitazione, attraverso presidi, picchetti volantinaggi e cortei, ci accompagna in un percorso in cui tutti insieme possiamo difendere o riprenderci la nostra casa con la consapevolezza che combattere per quello che ci spetta, è l’unico modo per poter avere una vita migliore.