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Saronno 25 aprile 2014. La polizia occupa la piazza e manganella gli antifascisti. Ma di quale liberazione si riempono la bocca i grigi amministratori del PD?
Ore 10. In Piazza Libertà ci sono giovani, anziani, famiglie, associazioni, comitati. Tutti attendono l’arrivo della parte istituzionale che aprirà il corteo del 25 aprile. Ma c’è qualcosa di insolito: è pieno di polizia. Alcuni hanno scudi, caschi e manganelli, altri indossano anche le protezioni “corazzate”, in stile Reparto Celere. Diversi sono invece in borghese, con le ricetrasmittenti e le telecamere, seguono a pochi passi di distanza i gruppetti, le coppie, i singoli ragazzi e ragazze che si aggirano per la piazza. Li seguono, li filmano, parlottano fra di loro, prendono appunti sui taccuini. E poi guardano, guardano, seguono e guardano… Ci sono anche tre camionette della polizia (una delle quali, blindata e munita di idrante!).
Ma cosa deve succedere a Saronno, il 25 aprile 2014, da scomodare una tale presenza, organizzazione e spesa?
All’arrivo delle “autorità”, ci si accorge subito che quest’anno non sono presenti i politici della Lega -che gli ultimi anni di pressioni e contestazioni siano serviti a qualcosa?- e il corteo parte, banda musicale e gonfaloni in testa.
Circa 250 persone in tutto, cominciano il tragitto verso il monumento ai caduti, dove si terranno “i discorsi” e la deposizione delle corone di fiori. Ci sono un paio di striscioni: uno con la scritta “Liber-azione diretta!” e l’altro contro la presenza di Forza Nuova in città; infatti questa organizzazione neofascista e razzista sta tentando di mettere radici su questo territorio e il PD ha le sue responsabilità in questa vicenda. Ecco uno dei motivi per cui il sindaco Porro verrà contestato durante il discorso… Ah già! Non l’avevamo ancora detto ma tutti sanno che ci sarà una contestazione, perché è stata addirittura annunciata diverso tempo prima con volantinaggi e pubblicazione su internet.
Il corteo prosegue dunque fra cori, slogan e canzoni, molti dei quali esprimono rabbia nei confronti delle gravi responsabilità dell’amministrazione comunale. Quali responsabilità? Giusto. Quale giorno migliore del 25 aprile, per rinfrescarci la memoria?
– Hanno giustificato e difeso il pestaggio delle persone sgomberate dalla casa di via Don Monza, avvenuto all’interno del comune da parte della squadraccia armata della polizia locale saronnese.
– Hanno ordinato, richiesto o favorito sgomberi, sfratti di persone che non potevano permettersi l’affitto.
– Hanno ordinato il taglio dell’acqua in una abitazione, per spingere gli abitanti ad abbandonarla (ma come? non eravate sostenitori dell’acqua come bene comune? avete cambiato idea? ma vi siete ricordati di tirare lo sciacquone, prima di lavarvi la coscienza?)
Con che coraggio tali spregevoli individui sono qui oggi ad infangare la memoria di chi è morto nella guerriglia contro gli oppressori fascisti?
Ma torniamo al nostro corteo. Giunti verso la fine del breve tragitto, la polizia si fa aggressiva e cerca di cacciare indietro, verso la coda, tutti i coloro che sono considerati “sospetti” di voler agire una contestazione, ovvero tutti coloro che appaiono dotati di una qualche intelligenza critica, spezzando il corteo in due: la parte “istituzionale” davanti e tutto il resto (il grosso del corteo) dietro.
Ecco come appare il mondo da dietro il plexiglass di un casco della polizia: sindaco, carabinieri in pensione, crocerossine, un paio di partigiani e una decina di militanti dell’Anpi, con banda musicale al seguito, proseguono il corteo in solitaria, mentre circa duecento “sospetti” cittadini di Saronno vengono costretti dai cordoni di energumeni col manganello in mano e addirittura da una camionetta messa di traverso sulla strada, a fermarsi nella piazza dove è previsto l’arrivo a fine corteo.
Ma qualcuno non ci sta e resta fermo per dire la sua -per “rivendicare il proprio diritto costituzionale a seguire il corteo” scriverà Rifondazione Comunista nel suo comunicato- ; fra questi ci sono diversi appartenenti a collettivi politici, molti dei quali sono del TeLOS, militanti di partiti di sinistra e dell’Anpi, componenti del Comitato antifascista. Non si curano della presenza di bambini e anziani, i corazzati difensori dello Stato, quando cominciano, per risolvere a modo loro una paradossale situazione di cui sono i soli responsabili, a picchiare col manganello, tirare calci e pugni.
In un filmato presente sul sito Il Saronno è visibile in maniera inequivocabile che una “pericolosissima” ragazza, alta circa la metà della maggior parte dei poliziotti presenti, viene spinta in mezzo ad un cerchio di cinque agenti e picchiata sulla testa.
Un uomo sulla settantina in bicicletta viene spinto a terra dai poliziotti (dovrà poi ricorrere alle cure del personale di una ambulanza).
Un ragazzo disabile si sente dire da uno di loro «Ti devi spostare da qui!». Peccato che la carrozzina su cui è costretto non sia dotata di retrorazzi, per superare in volo il dispositivo messo in atto dai servitori dello Stato.
Passati questi quindici minuti di delirio auto-organizzato da parte delle forze del disordine (si annoiavano? o hanno deciso di fare tutto da soli per giustificare tutte quelle ore di straordinario?), il sindaco con il suo demenziale mini-corteo di circa trenta persone (compresa la banda!) ritorna in piazza fra gli ironici applausi di molti dei presenti e, come se niente fosse -the show must go on!- tenta di prendere la parola.
Ma il suo discorso viene accompagnato da un continuo di fischi, cori e grida, cosicché riescono ad ascoltarlo soltanto i più vicini, i suoi fedelissimi. A un certo punto un enorme striscione si srotola dal tetto di un palazzo «Ogni giorno repressione, sfratti, grandi opere, guerra ai poveri. Firmato, PD». Qualcuno grida: «Parlaci dell’acqua pubblica e degli sfratti, Porro!»; altri: «Lavati la bocca con la candeggina prima di parlare di resistenza!»; oppure: «Ecco, l’abbiamo visto oggi cos’è il fascismo!». Il partigiano Aurelio Legnani vorrebbe fare da paciere ma, con tutto il rispetto, non aveva visto o capito un bel niente: accusa le persone picchiate di occupare il monumento ai caduti. Non si è accorto che l’unica “occupante” è una ragazza quasi svenuta, si tiene la testa colpita dai manganelli, aspetta seduta sul monumento di riprendere le forze per andare al Pronto Soccorso; qualcuno ha visto i fatti dalla finestra e le porta del ghiaccio, qualcun altro un po’ di acqua fresca. Non vede forse neanche il settantenne buttato in terra dalla polizia; è sdraiato in mezzo alla piazza, qualcuno regge la sua bici mentre l’ambulanza tarda ad arrivare (non è “celere” come le camionette blindate che hanno portato i reparti di picchiatori).
Finito il discorso del sindaco, finita la contestazione. Ripiegano le squadracce della polizia sulle loro camionette. Saronno viene riassorbita nel grigio quotidiano.
È ora di pranzo. Ma chissà che per qualcuno di questi amministratori, funzionari, soldatini, cortigiani, speculatori e manovratori, il boccone di oggi non risulti un po’ più amaro del solito.
Questa la cronaca e il racconto di ciò che abbiamo visto e vissuto.
Siamo arrabbiati, siamo un po’ ammaccati, ma non ci scoraggiamo.
La nostra resistenza è ogni giorno, nelle strade, nelle case, nel posto di lavoro, nella scuola.
Pur credendo fortemente nel valore della memoria, osserviamo e studiamo l’ingiustizia nello stato di cose presente e non solo sui libri di storia.
Non ci servono fasce tricolori o giorni sacri da santificare. Lasciamo il macabro spettacolo della ricorrenza ai suoi attori designati, adoperandoci piuttosto per sovvertirlo.
La nostra liberazione è il sogno eretico della comunità umana.
Alcuni antifascisti presenti al corteo