CIÒ CHE NON SIAMO, CIÒ CHE NON VOGLIAMO
Massimo Passamani e Daniela Battisti sono stati arrestati a Trento con l’accusa di associazione sovversiva. Li abbracciamo calorosamente e siamo al fianco loro adesso come lo siamo stati sui tanti sentieri percorsi insieme.
Massimo e Daniela li abbiamo incontrati a Varese per parlare di Finmeccanica, la piovra che nell’industria bellica varesotta affonda alcuni suoi tentacoli. Li abbiamo incontrati in Val Susa, dove insieme abbiamo lottato e lotteremo per difendere le montagne. Li abbiamo rivisti ancora dalle nostre parti, a Cameri, nella lotta antimilitarista contro i cacciabombardieri F35, così come sappiamo sono stati in prima fila contro il razzismo di Stato, a cui la nostra provincia ha contribuito più di altri, grazie alla Lega Nord.
Quest’inchiesta appare per quello che è: un romanzo d’appendice scritto dalla questura e illustrato dai giornali, ridicolo e di cattivo gusto ma tragicamente reale. Personaggi che san d’antico: ideologo e capo militare lui, angelo del focolare-cassiera lei, qualche luogotenente a seguire e “manovalanza” anonima tutti gli altri, secondo una divisione di ruoli e generi da operetta. Cosa non si fa per far aderire la realtà alle necessità dell’accusa!
A queste suggestioni d’altri tempi mai troppo lontani, risponde la virtù -oggi assai rara- di Massimo, Daniela e di tutti i coimputati, che non hanno mai nascosto per timore o per interesse il proprio pensiero, agendo con coerenza tanto individualmente che collettivamente. Gente che la vita non la beve a gocce, che sulla sincerità e la parola data ha costruito, come si è visto dai tanti attestati di stima di questi giorni, relazioni profonde con tutti coloro che cercano di costruire un mondo radicalmente diverso da quello che conosciamo.
La loro umanità contagiosa, la generosità e l’assidua presenza in mille lotte, l’acume, i meriti e le riconosciute capacità ne fanno un esempio pericoloso per chi vorrebbe che nessuno alzasse mai la testa. Per questo vengono duramente colpiti. Per questo non accetteremo di averli lontano da noi a lungo.
Rifiutiamo le incriminazioni fasciste di tipo politico come quelle associative (art. 270 già codice Rocco), rifiutiamo l’armamentario propagandistico sfoggiato dai giornali. Dieci anni di “guerra al terrorismo” non ci hanno assuefatti all’uso indiscriminato di termini che rimandiamo al mittente: terrorista è chi usa violenza indiscriminata per mantenere il potere, non chi vi si oppone! Dieci anni dopo Genova, rigettiamo la retorica ormai superata della contrapposizione violenza-nonviolenza che ha portato all’impossibilità di ogni tipo di protesta, anche verbale.
Oggi sappiamo ciò che non siamo e ciò che non vogliamo.
In base a questo, insieme a Massimo e Daniela, insieme a tutti gli indagati, insieme a tutte le persone a loro vicine e a chiunque lo vorrà, continueremo sulle strade che stiamo percorrendo e che questa operazione vorrebbe impedire.
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