Sabato 7 gennaio, dalle 15 alle 18 – Corso Matteotti, Varese
Durante l’iniziativa verrà proiettato il video dell’investigazione sulla ditta produttrice di uova “Bruzzese” (Olgiate Olona) e verrà presentato il dossier in forma cartacea.
La ditta Bruzzese di Olgiate Olona è una delle principali produttrici di uova della regione Lombardia, con 200.000 galline detenute nell’allevamento, attivo da più di quarant’anni.
La famiglia Bruzzese ha in progetto la costruzione di un ulteriore stabilimento nel quale saranno rinchiuse altre 328.000 galline. Il sito prescelto per questo progetto è a Busto Garolfo (MI), all’interno del Parco del Roccolo.
Il Parco del Roccolo è un parco ricco di flora e fauna, a cui gli abitanti delle zone sono molto legati. Per questo motivo fin dalla presentazione del progetto si è creata una forte mobilitazione locale che cerca di opporsi ed evitare che un’altra porzione di verde e di alberi sia coperta dal cemento.
Partendo proprio da questa importante battaglia abbiamo sentito l’urgenza di dare voce anche a coloro che subiranno i principali effetti negativi se questo progetto verrà approvato: gli animali. Gli allevamenti di galline in batteria per la produzione di uova sono dei luoghi infernali, dove questi animali vengono privati di tutti quei bisogni e piaceri che per ogni essere vivente (non solo gli umani) sono irrinunciabili. Negli allevamenti le galline vengono costrette a produrre uova come macchine, fino allo sfinimento.
Per mostrare a tutti che orrore si nasconderà dentro i capannoni che la famiglia Bruzzese vuole costruire a Busto Garolfo, e far conoscere cosa si cela dietro all’industria delle uova, alcuni attivisti di Nemesi Animale hanno deciso di documentare le condizioni delle 200.000
galline prigioniere dei capannoni già attivi di questa azienda.
Quello che emerge è un mondo terribile che tutti dovrebbero vedere in prima persona: file di gabbie di sette piani una sopra l’altra, con decine di migliaia di galline che urlano, si lamentano, cercano inutilmente di aprire le ali, si beccano a vicenda per lo stress, ferite, prive di piume e penne, muoiono tra le loro compagne o vengono lasciate agonizzanti nei corridoi e finiscono mangiate dai topi. Si tratta di un luogo che rimane impresso per la sua inquietante architettura, in cui gli animali implorano pietà e vorrebbero poter uscire per vedere il sole, respirare aria fresca e toccare il prato con le zampe.
Tutta questa sofferenza è lì, dietro una porta, presente ogni giorno, soltanto per produrre delle uova.