Rilanciamo la solidarietà a tutti i migranti, contro il pacchetto sicurezza!
PRESIDIO AL PARCHETTO DI VIA LEONI – SABATO 31 OTTOBRE h. 15.00
Leggi razziali, torture, governo autoritario, paura diffusa
L’estate 2009 non passerà alla storia solo per le prostitute d’alto
borgo ingaggiate dal Presidente del Consiglio e le vincite milionarie
al Superenalotto. Nonostante siano stati questi gli argomenti più caldi
della torrida estate di cronaca italiana, vogliamo ricordarvene un
altro, non altrettanto discusso ma ben più preoccupante: l’entrata in
vigore, il 12 luglio, dell’ennesimo pacchetto sicurezza, targato
Maroni&Co..
Così, nell’indifferenza di tutti, lo Stato
aggiungeva un altro tassello al suo piano autoritario: medici e presidi
spia, ronde ed esercito nelle città, reato di clandestinità, tutti
espedienti per rendere la vita più difficile ai migranti.
La storia
si ripete e la strategia di chi comanda è sempre la stessa: mettere uno
contro l’altro chi soffre a causa degli stessi problemi materiali, e
poco importa se il migrante diventerà il capro espiatorio, colpevole
della nostra insicurezza.
Nel mese di agosto qualcuno ha deciso di rompere la routine che ci
vuole obbedienti e tranquilli: l’hanno fatto i migranti detenuti nei
c.i.e (ex c.p.t.) di tutt’Italia, dando vita ad una serie di rivolte.
Ma facciamo un paio di passi indietro. Cosa sono questi c.i.e?
I
Centri d’identificazione ed espulsione non sono altro che dei moderni
lager: gli “ospiti” (che noi preferiamo chiamare con il loro nome:
prigionieri) vengono rinchiusi, come accadeva sessant’anni fa, a causa
di una legge reazziale. La loro colpa è di essere semplicemente uomini
e donne senza le “carte in regola”.
I c.i.e sono strutture detentive
che spesso versano in pessime condizioni igienico sanitarie e il
trattamento che i carcerieri riservano ai reclusi è dei più
spregievoli. La gestione è affidata alla polizia e alla Croce Rossa, la
quale, teoricamente, dovrebbe tutelare la salute e l’integrità fisica
dei detenuti, ma in realtà tace di fronte alle violenze e alle torture
di cui è testimone, rendendosene così gravememente complice. Sono
tanti infatti i tentativi di fuga, gli scioperi della fame e della
sete, gli episodi di autolesionismo e addirittura i suicidi, attuati
per scampare alle violenze ed alle torture inflitte arbitrariamente.
Anche Milano è stata scenario di numerose proteste.
Nel C.i.e.
di via Corelli il 13 agosto, dopo sei giorni di sciopero della fame e
della sete, è infatti scoppiata una rivolta contro l’ormai applicato
prolungamento della detenzione da 2 a 6 mesi. La polizia in assetto
antisommossa e i militari hanno represso nel sangue la protesta, senza
esitare a picchiare con caschi e manganelli persone inermi che si
opponevano GIUSTAMENTE ai continui soprusi.
Come se non bastassero
le manganellate a chi lotta contro una legge infame e razzista, sono
stati arresati 14 rivoltosi/e (5 donne e 4 uomini), accusati di
danneggiamento causato da incendio, violenza e resistenza.
In fretta e furia è cominciato il loro processo, che dalla prima
udienza ha subito evidenziato il diffuso clima repressivo. Dopo alcune
manifestazioni di solidarietà per gli imputati, le udienze successive
sono state vietate al pubblico, fino ad arrivare alla chiusura
dell’intero tribunale di Milano, fatto senza precedenti. Mertedì 13
ottobre è stata infine emessa la sentenza: un’assoluzione e 13 condanne
da 6 a 9 mesi, pena senza dubbio inferiore a quella richiesta dal PM,
ma comunque inaccetabile.
Di tutto questo i media non parlano! É
quindi nostra responsabilità diffondere la notizia perchè queste
atrocità non possono continuare indisturbate nell’indifferenza generale.
IL NOSTRO DOVERE E’ OPPORSI CON OGNI MEZZO A QUESTI CRIMINI DISUMANI E RAZZISTI!
CHI RESTA INDIFFERENTE E’ COMPLICE!
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