Dal 25 al 28 giugno si è svolto, a Trento, il primo campeggio antimilitarista contro la base militare di Mattarello.
Ne tracciamo un resoconto per trarre in seguito alcuni spunti per il proseguo della lotta.
Giovedì
25 si è tenuto, davanti alla stazione dei treni di Trento, un presidio
con mostra, striscioni e interventi per accogliere i compagni in arrivo
per il campeggio. All’inizio i poliziotti hanno identificato chi
scendeva dai treni. L’intervento dei compagni nell’atrio della stazione
– con megafono e volantini – ha fatto sì che le identificazioni
smettessero.
Ci
si è in seguito spostati verso il parco del Gocciadoro – il parco più
grande della città, dove dalla mattinata i compagni avevano cominciato
ad allestire il campeggio. È stata occupata ed attrezzata la parte alta
del parco perché – come spiegato nel volantino di presentazione
dell’iniziativa – non volevamo chiedere al Comune di Trento
(responsabile anch’esso del progetto militare di Mattarello) il
permesso di contrastare la base di guerra.
In serata, dopo l’assemblea di apertura e la cena, si è svolta la presentazione del libro Delta in rivolta. Pirateria e guerriglia contro le multinazionali del petrolio in Nigeria assieme alla proiezione del film-documentario Delta oil’s dirty business.
Nella
mattinata di venerdì, una quarantina di compagni, divisi in 7 gruppi,
hanno ostacolato l’attività di quattro banche a Rovereto (la Bnl, la
Unicredit, l’Intesa e la Banca di Trento e Bolzano). Ispirandosi ad
un’iniziativa londinese chiamata “Stop the city”, i compagni hanno
interrotto l’attività bancaria alternandosi in coda e chiedendo conto
del coinvolgimento dell’istituto di credito nel mercato assassino della
guerra (con i dati sulle intermediazioni nel commercio di armamenti e i
relativi guadagni). Spiazzata la polizia, la quale non sapeva bene di
cosa accusare gli antimilitaristi, imbarazzati e poi sempre più nervosi
impiegati e direttori che scaricavano su altri le responsabilità… Una
piccola iniziativa, che se estesa e meglio organizzata potrebbe creare
non pochi disturbi. I compagni hanno poi distribuito più di mille
volantini contro le “banche armate” e contro la base di Mattarello.
Nel
pomeriggio, una settantina di compagni si è ritrovata a Trento per
realizzare, su di una via centrale, un murales (“Sabotiamo la guerra
dalle basi”). Alcuni blocchi del traffico hanno permesso di volantinare
alle auto e di tracciare delle grandi scritte su altri muri. Dopo
diversi interventi al megafono – tra cui quello di un disertore
dell’esercito americano –, i compagni sono tornati al campeggio in
corteo.
Nello
stesso pomeriggio, due gruppi di antimilitaristi anonimi hanno bloccato
altrettante stazioni ferroviarie con dei cordini d’acciaio legati di
traverso tra pali e binari. Stando ai giornali, degli striscioni appesi
collegavano i blocchi alla guerra.
In
serata, al campeggio, intervento del disertore americano e di altri
compagni (sul Rapporto NATO “Urban Operations in the year 2020”, sulla
situazione a Vicenza e sulla resistenza contro le servitù militari in
Sardegna). Al termine, lettura di alcuni brani tratti da La vita vera di Anna Zangrandi con accompagnamento musicale.
Il
giorno dopo, assemblea sulle prospettive di lotta (a Mattarello e non
solo), su battaglie specifiche, azione diretta e antimilitarismo oggi.
Un’occasione, anche, per discutere della giornata di venerdì, di come
si passa dai gruppi di affinità al loro coordinamento informale e di
come si intrecciano lotte territoriali e pratiche più generalizzate. Un
intervento di alcuni compagni di Berlino ha raccontato la situazione
attuale della lotta antimilitarista in Germania (dalla contestazione
dei raduni pubblici dell’esercito ai sabotaggi dei veicoli militari).
Diverse le assonanze emerse tra il progetto di lotta contro la base di
Mattarello e quello contro l’ampliamento del Poligono Interforze del
Salto di Quirra in Sardegna, in particolare sulla necessità di unire le
battaglie locali con pratiche più diffuse di solidarietà e di attacco
alle diverse ramificazioni della macchina bellica (dai centri di
ricerca alle fabbriche di armamenti, dalle responsabilità politiche
alle varie ditte coinvolte nelle installazioni di guerra).
Sabato
sera, in piazza Duomo a Trento, mostra, interventi, volantinaggio e
concerto hip-hop (con No Chappi? Bourgeois! e Mistura Mortale). In
piazza anche lo “Sputorneo antimilitarista” contro la gigantografia del
ministro della guerra La Russa con tanto di medaglie premio. Buona la
risposta dei passanti (davanti alla mostra, al concerto e anche alla
gara di sputi…). A fine serata, nuovo corteo spontaneo per raggiungere
il campeggio.
Contemporaneamente
al presidio di Trento, una quarantina di compagni interrompeva, a
Rovereto, “Sentiero di Pace”, salendo sul palco dopo il concerto di De
Gregori. Appena scavalcate le transenne, poliziotti, carabinieri e
security aggredivano i compagni e ne ammanettavano uno (non prima di
averlo preso a pugni). Solo la buona presenza numerica e la
determinazione hanno permesso ai compagni di sfondare il cordone e di
salire sul palco. Qui è stato srotolato un grande striscione e si sono
sventolate le bandiere contro la base. Per togliersi dall’imbarazzo,
gli organizzatori hanno fatto parlare un compagno per qualche minuto.
Nell’intervento è stato ricordato che la guerra non è un evento di 90
anni fa, bensì il nostro presente, e si è attaccata la Provincia di
Trento che, mentre parla di pace, finanzia con 400 milioni di euro una
base di guerra. Gli antimilitaristi sono scesi dal palco solo dopo aver
ottenuto il rilascio del compagno ammanettato e se ne sono andati a
pugno chiuso. Buona la reazione di tanta gente presente al concerto.
La
domenica, al campeggio, si è svolta una lunga e partecipata discussione
su guerra esterna e guerra interna (dalla militarizzazione dei
territori al pacchetto sicurezza al rilancio del nucleare) con un
approfondimento specifico del ruolo dell’esercito all’Aquila. Nel corso
dell’assemblea si è parlato di un appuntamento comune nelle varie città
per il 10/11 luglio contro la Protezione Civile e contro quell’esempio
di ingegneria sociale che è la gestione in corso all’Aquila. A breve sul blog di “Rompere le righe” saranno disponibili dei materiali.
Per
quanto riguarda le prossime discussioni nazionali rispetto a
Mattarello, si è deciso di ritagliarsi regolarmente uno spazio
all’interno dell’assemblea mensile su guerra e sicurezza che si svolge
ogni volta in una città diversa. Questo non solo per ridurre gli
spostamenti dei compagni, ma anche per la consapevolezza che basi di
guerra, dispositivi razzisti e controllo militare dei territori sono
aspetti non separabili.
Al
campeggio hanno partecipato circa 300 persone, provenienti, oltre che
da Trento e dintorni, da molte città italiane e non solo.
Come
già il convegno antimilitarista del 2 maggio a Trento (di cui sono
usciti gli atti), il campeggio era per noi una tappa nella lotta per
impedire la costruzione della base militare di Mattarello.
Un’occasione
per verificare l’interesse, per delineare assieme prospettive teoriche
e pratiche e per sperimentare collettivamente alcune forme di azione.
Oltre al discorso articolato nei giorni del campeggio (contro il
capitale che finanzia la guerra, la normalità quotidiana che la
riproduce, l’indifferenza che la sostiene, la falsa critica che la
nasconde, ecc.), ciò che ci è piaciuto è stato il clima tra i
partecipanti. Un clima di confronto, di fiducia, di complicità e anche
di festa. Come già verificato nelle numerose presentazioni del progetto
di lotta in giro per l’Italia, pensiamo che a stimolare l’interesse dei
compagni – per noi davvero incoraggiante – non sia solo la posta in
gioco (impedire una base militare), ma anche l’occasione di una lotta
da costruire assieme come movimento anarchico, libertario e
antimilitarista. Ci sembra un’esigenza assai diffusa e condivisa quella
di affinare le nostre capacità individuali e collettive a partire da
alcuni obiettivi concreti.
Nel
suo piccolo, il campeggio ha fatto emergere la possibilità di uscire
dalle forme stereotipate di intervento (presidio/corteo) per
sperimentare modalità di azione più articolate e imprevedibili.
In
questo mondo in liquidazione – è stato il ragionamento fatto da più
compagni – le situazioni di scontro sociale saranno sempre più
frequenti. Sta a noi essere risoluti e agili nel portare il nostro
contributo rivoluzionario affinché invece della strada in discesa della
guerra tra poveri si imbocchi il sentiero in salita della rivolta e
della solidarietà.
Sabotare la guerra è possibile.
3 luglio 2009
anarchici di Rovereto e di Trento
P.S.
Mentre scriviamo queste righe, leggiamo sui giornali locali che
all’alba di giovedì 2 luglio, a Trento, un gruppo di antimilitaristi
mascherati ha chiuso con catene e lucchetti gli ingressi del palazzo
della Provincia, ha lanciato del catrame sul portone principale e
vergato davanti all’entrata una grande scritta “NO BASE”.