Manifesto dei sequestrati nel Cie di via Corelli

dal comitato antirazzista di Milano

Non è certo una novità che il Comitato antirazzista, e non solo,
si batta senza condizioni per la chiusura dei moderni lager come quello
di via Corelli. Ma con l’approvazione del decreto sicurezza è
altrettanto certo  che i CIE diventeranno ancor più di prima, un centro
nevralgico della macchina repressiva chon cui lo stato gestirà il
processo di clandestinizzazione e di espulsione di centinaia di migliai
di immigrati.
Nel frattempo non si placano i segnali di protesta che
giungono da via Corelli (e non solo). Anche in questo caso non è certo
la prima volta che ci giunge l’eco, più o meno forte, di lotte,
scioperi, rivolte, tentativi di fuga da parte dei detenuti.
Però è
la prima volta, dalla lotta che infiammò il centro, nel 2005, che i
detenuti producono un comunicato politico con l’obiettivo di far
giungere la loro voce, e il loro pensiero, ovunque sia possibile
.
Questa è la loro volontà che noi ci facciamo carico di far diventare proposta politica per tutti gli antirazzisti.
In allegato trovate quindi la bozza di manifesto (con la sola firma dei detenuti di Corelli) tratta dal comunicato di cui sopra.
La proposta è molto semplice: organizzarne l’attacchinaggio e la diffusione in tutti i quartieri possibili.

A NOME DI TUTTI I DETENUTI, O MEGLIO, DI OGNI SEQUESTRATO DEL CENTRO DI IDENTIFICAZIONE ED ESPULSIONE DI VIA CORELLI

Premessa: siamo esseri umani simili a voi italiani, l’unica
differenza è che siamo nati in un altro paese povero. Inoltre non
abbiamo avuto la possibilità di metterci in regola per diversi motivi e
per avere un lavoro onesto e in regola. Ciò ci ha spinti a fare dei
lavori saltuari in nero.
Purtroppo una minoranza di noi, per la
disperazione e la fame, hanno commesso per la maggior parte dei piccoli
reati ed ha scontato i suoi sbagli con il carcere.
Tuttavia vi
racconto la situazione pietosa che viviamo in questo luogo maledetto,
il quale non auguro a nessuno, quale che sia la sua nazionalità, nero o
bianco. Siamo qui di tutte le razze, qualcuni non stanno di buona
salute e hanno bisogno di cure a causa del malfunzionamento del centro
sanitario e la carenza di medicinali. Gli alimenti sono insufficienti e
malconditi. Inoltre siamo fuori dal mondo, dato che il giornale non
entra.
L’unico televisore che esiste è coperto da una spessa rete
metallica che rende la vista quasi inpossibile. I bagni sono luridi ed
addirittura per entrare ci vuole una mascherina con la paura di
prendere qualche malattia infettiva. Sapete che ci danno lenzuola di
carta, non quelle normali?
Perché? Vi rispondo io: perché sanno che
alcuni di noi sono arrivati all’estrema disperazione e non vedono l’ora
di farla finire, per dare un taglio a questa sofferenza.
Ognuno di
noi ha la sua storia personale che lo tormenta. Ci sono persone che
hanno i familiari in Italia e non vogliono separarsi. Altri hanno
bambini o fidanzati da cui non vogliono dividersi. Altri, dopo anni di
lavoro, a causa della crisi mondiale, hanno perso il lavoro e adesso
rischiano di essere rimpatriati. Come è possibile mandare via una persona che ha trascorso metà della sua vita qui in Italia? Che quasi non parla più nella sua lingua
originale che quella italiana e dopo aver perso i suoi affetti del suo
paese? Sicuramente si sentirà più straniero al suo paese.
C’è una
curiosa storia di un compagno che si trova con noi per essere
rimpatriato. Ha un processo in corso, se fosse rimpatriato sarebbe
condannato per contumacia. Cioè non sarà presente, e questo mi sembra
ingiusto.
Infine passare sei mesi in questo scandaloso e vergognoso
luogo, per ben dirlo, un gulag, è incivile, disumano, in un paese
avanzato come l’Italia.

A NOME DI TUTTI I DETENUTI, O MEGLIO, DI OGNI SEQUESTRATO DEL CENTRO DI IDENTIFICAZIONE ED ESPULSIONE DI VIA CORELLI

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milano, 10 luglio 2009